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la decisione

Corruzione in tribunale, il gip archivia 17 posizioni – NOMI

Insufficienti elementi di prova e una prescrizione, accolta la richiesta dei magistrati di Salerno per uno stralcio dell’inchiesta “Genesi”

Pubblicato il: 15/09/2021 – 15:02
di Alessia Truzzolillo
Corruzione in tribunale, il gip archivia 17 posizioni – NOMI

SALERNO Il gip di Salerno Giovanna Pacifico, su richiesta della Dda della città campana, ha disposto l’archiviazione del procedimento facente parte della più vasta inchiesta “Genesi” incentrata su una serie di atti corruttivi nella Corte d’Appello di Catanzaro. L’inchiesta è divisa in più stralci e per uno di questi, che vedeva indagate 17 persone, è stata disposta l’archiviazione. Nel procedimento archiviato venivano contemplate, a vario titolo, le ipotesi di reato di corruzione in atti giudiziari semplice e aggravata dal metodo mafioso, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, induzione a non rendere dichiarazioni, abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale.

Premessa

In premessa alla richiesta di archiviazione – firmata dal procuratore Giuseppe Borrelli, dall’aggiunto Luca Masini e dal sostituto Maria Benincasa – si specifica che «il presente procedimento riguarda una più vasta e complessa indagine, denominata “Genesi”, del quale il presente costituisce stralcio». Inoltre dalla stessa inchiesta-madre sono nati dei procedimenti per i quali è stata già esercitata l’azione penale. Tra questi, il processo con rito abbreviato che ha visto la condanna del giudice della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini, del medico e “faccendiere” Emilio Santoro e dell’avvocato Francesco Saraco. Inoltre, per lo stesso procedimento, è pendente in primo grado, con rito ordinario, il processo a carico di Giuseppe Tursi Prato, Luigi Falzetta e Vincenzo Arcuri. In fase dibattimentale è pendente il processo a carico di Antonio Claudio Schiavone mentre si attende l’eventuale rinvio a giudizio di Marco Petrini per l’accusa di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico.
Per quanto riguarda le archiviazioni si tratta di «successivi sviluppi investigativi» nati dopo l’arresto del giudice Petrini avvenuto il 15 gennaio 2020.

La prescrizione per la corruzione con 10mila euro

Tra i reati contemplati nello stralcio archiviato c’è la contestazione a Vincenzo Arcuri, Marco Petrini ed Emilio Santoro di una corruzione con la consegna di assegni, di ammontare complessivo pari a euro 10 mila, consegnati dall’Arcuri al Petrini nell’anno 2010 (somma mai restituita), come emerge dalle seguenti fonti di prova: rinvenimento e sequestro, in occasione della perquisizione effettuata ad Arcuri Vincenzo delle copie delle matrici degli assegni in parola, nonché dalle dichiarazioni di Petrini Marco e Santoro Mario. In questo caso si è archiviato per intervenuta prescrizione.

Archiviazione per insufficienti elementi di prova

Per quanto riguarda Antonio Saraco, padre dell’avvocato Francesco Saraco, «e beneficiario di un eventuale provvedimento favorevole nel processo Itaca free Boat – le indagini non hanno consentito di raccogliere alcun elemento dal quale inferire la partecipazione del predetto al pactum sceleris siglato dal figlio con gli altri protagonisti della vicenda».
Per quanto riguarda il traffico di influenze illecite contestato a «Giuseppe Tursi Prato, Giuseppe Caligiuri e Francesco Saraco – va precisato che non sono stati acquisiti elementi idonei a carico di Lorenzo Catizone (coniuge del presidente della Prima sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro Loredana De Franco) e di sua madre Carusi Virginia». «In particolare – scrivono i magistrati di Salerno – dalle conversazioni captate non emerge alcuna condotta penalmente rilevante ascrivibile agli stessi, sicché devono ritenersi del tutto estranei alla vicenda; per Giuseppe Tursi Prato, Caligiuri e Saraco, invece gli elementi raccolti costituiti dalle dichiarazioni rese da Saraco Francesco contro Tursi Prato Giuseppe sono insufficienti a sostenere validamente l’accusa in giudizio in quanto non vi è prova che il Tursi Prato o il Caligiuri “sfruttando o vantando relazioni esistenti o asserite con il pubblico ufficiale” si sia fatto consegnare o promettere denaro o altra utilità quale prezzo per la propria mediazione presso il primo da Saraco Francesco».
Per quanto riguarda il bacio in cambio di favori processuali tra Marco Petrini e l’avvocato Rosetta Rago secondo gli inquirenti «manca la prova dell’accordo corruttivo e, segnatamente, il nesso sinallagmatico tra il bacio (che, in tesi, costituirebbe il prezzo della corruzione) ed eventuali provvedimenti emessi dal magistrato in favore della Rago». Secondo l’iniziale accusa, infatti, Petrini in cambio del bacio della Rago avrebbe aiutato l’assistente della Rago, Francesca Santagata, a superare l’esame da avvocato. Prova incerta e contraddittoria sarebbe quella emersa nel rapporto corruttivo tra il giudice e il medico Antonio Cristiano. Prova fondata solo sulle dichiarazioni di Petrini, poi ritrattate affermando che «le prestazioni sanitarie ricevute gratuitamente trovavano causa nel pregresso rapporto di amicizia esistente tra sua moglie Stefania Gambardella ed il Cristiano».
Archiviata anche la corruzione contestata tra l’avvocato Palma Spina e Marco Petrini consistente, secondo l’accusa, in sesso in cambio di favori processuali.
Archiviata anche la presunta istigazione alla corruzione intercorsa tra Roberto D’Elia ed Emilio Santoro poiché le indagini avrebbero messo in rilevo solo colloqui di lavoro e l’interessamento di Santoro (già condannato in abbreviato e considerato il trait d’union con Petrini) per i problemi di D’Elia.
Per quanto riguarda l’accusa di induzione a non rendere dichiarazioni contestata a Stefania Gambardella, moglie di Petrini, secondo i magistrati l’espressione rivolta per telefono al marito, e captata dagli investigatori, – pur essendo indicativa di un disappunto nei confronti della sua scelta di ammissione dei fatti – può essere letta, alternativamente alla iniziale ipotesi accusatoria – come una forte preoccupazione in ordine ai rischi cui aveva esposto sé stesso e la propria famiglia con le dichiarazioni rese (Petrini stava collaborando con i pm di Salerno, ndr) e che la donna aveva appreso, verosimilmente, dallo stesso coniuge. Va detto, tra l’altro, che non sono emerse fonti di prova indicative della esistenza di eventuali mandanti od istigatori delle frasi pronunciate dalla donna». Archiviata anche la corruzione contestata in concorso tra Petrini, Santoro e Luigi Falzetta perché «i fatti oggetto di contestazione provvisoria risultano sostanzialmente già oggetto delle imputazioni per le quali vi è stato esercizio dell’azione penale».
Tra le posizioni archiviate anche quella di Ottavio Rizzuto, ora deceduto, accusato di corruzione in atti giudiziari aggravata in concorso con Petrini, Antonio Saraco, Francesco Saraco, Emilio Santoro, Arcuri, Falzetta, Schiavone, Tursi Prato. Secondo i magistrati il «fatto per il quale si è già proceduto nei confronti dei concorrenti nel reato – va detto che il suo coinvolgimento emergeva dalle intercettazioni, disposte dalla Procura della Repubblica di Catanzaro in altro procedimento a carico del Rizzati per il reato di riciclaggio, e dalla ammissione del Santoro circa il coinvolgimento del primo. Tanto premesso, si evidenzia, che le intercettazioni non sono utilizzabili ai sensi, mentre la sola dichiarazione del Santoro, chiamante in correità del Rizzuto, resta priva dei necessari riscontri».

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