Crypto, la versione dei “cosentini”. Suriano sceglie il silenzio, Porcaro nega tutto
L’esito degli interrogatori dei due indagati nell’operazione della Dda di Reggio Calabria che ha coinvolto 93 persone

COSENZA Si è avvalso della facoltà di non rispondere Francesco Suriano, indagato nell’ambito dell’indagine denominata Crypto, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha coinvolto 93 persone di cui 57 destinatarie di misure cautelari personali tra custodia in carcere e arresti domiciliari. Il nipote del boss Tommaso Gentile fa scena muta nel corso dell’interrogatorio di garanzia, dinanzi al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, Antonio Foti. Considerato promotore dell’organizzazione sgominata dalle forze dell’ordine, Suriano – da quanto emerge nelle carte dell’inchiesta – intratteneva i contatti con il gruppo rosarnese dal quale acquistava droga poi ceduta al dettaglio sulle piazze di spaccio gestite ad Amantea e zone limitrofe».
Porcaro nega ogni addebito
Altro “cosentino” finito al centro delle indagini è Roberto Porcaro. Che con Suriano aveva intrattenuto rapporti legati soprattutto al traffico di droga (QUI LA NOTIZIA). La sinergia tra compari era emersa chiaramente – per chi indaga – nelle intercettazioni ambientali svolte nel corso delle investigazioni. Porcaro, difeso dall’avvocato Luca Acciardi – ha negato di essere lui il protagonista delle conversazioni incriminate. Accanto all’avviso della fissazione degli interrogatori, i legali difensori di tutti gli indagati hanno ricevuto anche l’avviso di deposito ordinanza, e dunque hanno a disposizione dieci giorni di tempo per presentare istanza al Riesame. La discussione dovrebbe tenersi entro la fine del mese di settembre. (f.b.)