Tra i tanti problemi inseriti nell’agenda del Presidente Occhiuto andrà annoverato anche quello, importantissimo, che scaturisce dal disegno di legge sull’autonomia differenziata presente nel collegato alla legge di Bilancio. Avevamo avuto il sospetto che qualcosa stesse bollendo in pentola (vedi Corriere della Calabria del 24 settembre) dall’audizione del Presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga nella Commissione parlamentare per l’attuazione del regionalismo differenziato e cosi, con i soliti giochi di prestigio, che si mettono in atto quando qualche provvedimento è scomodo o urticante, solo all’ultimo minuto il disegno di legge è apparso nella Nota Aggiuntiva al Documento di Economia e Finanza 2021 (Nadef). A questo punto è ragionevole pensare che il Governo Draghi abbia tutta l’intenzione di procedere spedito verso quell’Autonomia differenziata che rischia di passare, essendo infilata nel Def, senza essere discussa in parlamento, qualora il governo dovesse porre la fiducia. Cosa dire, sono in discussione principi costituzionali, il futuro del Mezzogiorno d’Italia, almeno cinquanta anni di diseguaglianze tra Nord e Sud e tutto questo non viene trattato nemmeno con un iter legislativo ordinamentale. Sperando che il disegno di legge appena inserito nel Nadef venga stralciato, proviamo ad immaginare cosa succederebbe in materia sanitaria, settore in cui il Presidente Occhiuto è già impegnato per porre fine ai disastri del Commissariamento e per ripianare il debito, dove le disponibilità economiche, introitate con il fisco e i ticket aggraverebbero quelle diseguaglianze che già oggi vedono una aspettativa di vita minore, tassi di mortalità più elevati rispetto al nord e divari di oltre 20 anni di vita in buona salute. In altre parole, in tema di sanità, verrebbe cancellato il Sistema sanitario nazionale, una delle conquiste più preziose che nella pandemia da Covid 19 ha permesso di curare tutti e nei migliori dei modi. Il diritto alla salute, garantito dalla Costituzione, è un principio di giustizia sociale e quindi un diritto fondamentale esigibile allo stesso modo da tutti i cittadini, indipendentemente da dove risiedono. L’autonomia differenziata, per una serie di meccanismi giuridici costituzionali ed amministrativi di cui più volte abbiamo scritto, conferirebbe alle Regioni quella potestà legislativa esclusiva che permetterebbe alle regioni più ricche migliori condizioni contrattuali per medici ed operatori nonché strutture all’avanguardia per tecnologia ed organizzazione. Mentre in Calabria, dove i livelli essenziali di assistenza non sono assicurati da anni, le infrastrutture sono fatiscenti, il personale è carente, in altre parole dove la sanità è un settore da protezione civile tanto da essere arrivati alle ubicazioni delle tende da campo durante la pandemia, il regionalismo differenziato, almeno in questa materia, provocherebbe una ulteriore mortificazione dei cittadini calabresi perché la fiscalità regionale non permetterebbe di coprire nemmeno la spesa sanitaria corrente e senza nessuna perequazione all’orizzonte, ci sogneremo ospedali e personale all’altezza della situazione. Ci conforta solo il fatto che la Calabria abbia scelto un Presidente che conosce bene il problema, è esperto dei meccanismi parlamentari ed ha l’autorevolezza politica per far capire a tutti che i calabresi non sono cittadini di serie B.
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