REGGIO CALABRIA Cumuli di rifiuti ai lati della tendopoli, fino ad otto migranti stipati in una tenda e il rischio altissimo e concreto dello scoppio di un focolaio. Dopo l’incendio, fortunatamente senza conseguenze, nella notte di Capodanno, a San Ferdinando si accendono nuovamente i riflettori sullo stato emergenziale in cui vivono decine di lavoratori immigrati. «Molti lavoratori sono sottoposti alla vaccinazione, ma le condizioni igienico-sanitario non sono degne di un Paese civile», dice un sindacalista dell’Usb in collegamento con Buongiorno Regione. «Impensabile poter tracciare il virus in queste condizioni – continua – ed è tafazziano consentire ad alcune persone di restare senza documenti». «Sono liberi e vanno dove vogliono e questo non è bello», confessano alcuni cittadini preoccupati.
Nell’elenco degli undici comuni nel reggino finiti in zona arancione su ordinanza firmata dal presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto (leggi qui), non figura San Ferdinando. Il sindaco Andrea Tripodi si dice preoccupato per «l’assenza di una strategia nazionale e regionale, nonostante l’impegno profuso e superiore alle nostre possibilità». Per il primo cittadino, «San Ferdinando deve essere ricordata non per la Tendopoli ma per le possibilità date ai lavoratori immigrati. Abbiamo avanzato delle proposte ma sono state disattese e ancora oggi siamo in assenza di una strategia risolutiva». E sull’impegno delle istituzioni: «E’ inumano che il problema relativo ai migranti venga affrontato sempre e solo in maniera emergenziale». Sull’impegno della Regione, «ad oggi non è stato nominato un assessore di riferimento, abbiamo firmato un protocollo e ci aspettiamo che venga rispettato».
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