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la diffida

Lamezia, cade in ospedale e si frattura il bacino. L’Asp attiva una polizza

Incidente causato da un guasto non segnalato nell’ascensore. Senza soccorsi, la donna ha dovuto chiamare un collega di lavoro

Pubblicato il: 12/02/2022 – 18:28
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Lamezia, cade in ospedale e si frattura il bacino. L’Asp attiva una polizza

LAMEZIA TERME Non è rimasta senza reagire la signora di 68 anni che lo scorso primo febbraio è stata vittima di un brutto incidente nell’ospedale di Lamezia Terme che le è costato la frattura del bacino e momenti di terribile angoscia che la donna non ha esitato a definire “un dramma”. La signora, una professionista lametina in pensione, si è rivolta al suo legale di fiducia, l’avvocato Rosario Perri, il quale ha già effettuato richiesta di risarcimento danni all’Asp di Catanzaro. L’azienda ospedaliera ha dato atto di quanto accaduto e ha provveduto ad attivare la relativa polizza assicurativa.

La diffida

Nella diffida redatta dal legale viene ripercorso l’incidente della propria cliente la quale aveva accompagnato il marito per una visita specialistica e «nell’apprestarsi a prendere l’ascensore al quinto piano, una volta apertasi la porta dell’impianto, il piede della mia assistita finiva nel vuoto, perché dal piano vi era un dislivello dovuto sicuramente ad un malfunzionamento dell’apparecchio, purtroppo non segnalato».
«A causa dell’insidia, la mia assistita cadeva malamente, fratturandosi anche il bacino con prognosi momentanea di 30 giorni», spiega l’avvocato.
Ma il vero dramma si consuma nei momenti immediatamente successivi alla caduta.
«Nell’immediatezza dell’evento, purtroppo, la signora, pur trovandosi all’interno del nosocomio stesso, non riceveva alcuna assistenza dal personale paramedico che, invitava in maniera distaccata, la mia assistita, a contattare qualche parente per ricevere un maggiore aiuto».
In sostanza, come abbiamo già avuto modo di raccontare, nonostante qualche piano più in basso si trovasse il Pronto soccorso la donna è stata costretta a trascinarsi prima verso le scale, per gridare aiuto, poi è arrivata un’infermiera che le ha detto che non era di sua competenza spostarla, vista la frattura che aveva avuto. Un’altra infermiera si era avvicinata e l’aveva invitata a chiamare il 118 ma il servizio d’emergenza non poteva intervenire perché era fuori distretto. Così la poverina è stata costretta a chiamare un amico, un ex collega, che insieme all’infermiera l’ha caricata su una sedia a rotelle presa in prestito da un reparto. Il tutto in un tempo che è apparso alla donna angoscioso e interminabile.
«In particolare – scrive l’avvocato –, il personale sanitario interpellato, suggeriva, in maniera del tutto inopinata, di chiamare il 118, pur essendo un incidente avvenuto all’ interno del nosocomio stesso, tuttavia, anche il servizio di emergenza rispondeva che, essendo “fuori distretto”, non poteva raggiungere il presidio ospedaliero. Pertanto, solo grazie all’ausilio di una infermiera e del collega della signora, quest’ultima, veniva trasportata al pronto soccorso e poi al reparto di ortopedia per le dovute indagini, che hanno evidenziato, purtroppo, la frattura del bacino come sopra già evidenziato. Vi è da aggiungere che, a seguito dell’evento, l’ascensore veniva messo “fuori servizio” da un addetto alla manutenzione, che posizionava davanti all’impianto, un’asta di ferro e una scatola dei rifiuti dinnanzi alla porta».
Prima il guasto non segnalato dell’ascensore che ha causato la frattura del bacino della donna, poi il maccheronico soccorso. Il “Giovanni Paolo II di Lamezia Terme” ha bisogno di attenzione, personale e di restituire dignità alla comunità. Anche a quella che vi lavora. (ale. tru.)

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