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Dissequestrati i beni di Matacena e dell’ex moglie

Sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria. «L’ingente patrimonio di famiglia non è sproporzionato rispetto ai redditi». Navi, conti e società (in Italia e all’estero) tornano all’a…

Pubblicato il: 23/02/2022 – 16:25
Dissequestrati i beni di Matacena e dell’ex moglie

REGGIO CALABRIA La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, presieduta dal giudice Roberto Lucisano, ha revocato il sequestro preventivo e la confisca di tutti i beni Amedeo Matacena e di Chiara Rizzo. È stato accolto, in sostanza, l’appello formulato dagli avvocati Candido Bonaventura, Corrado Politi ed Enzo Caccavari in merito al sequestro disposto nel dicembre 2017 nei confronti dell’ex parlamentare di Forza Italia e della sua ex moglie nell’ambito dell’inchiesta “Breakfast”.
I sigilli, all’epoca, avevano interessato 25 immobili, navi, conti correnti e società di cui 4 con sede nel territorio nazionale (Villa San Giovanni, Reggio Calabria e Roma) e 8 all’estero (Isole Nevis, Portogallo, Panama, Liberia e Florida).
Complessivamente a Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente latitante a Dubai, erano stati sequestrati beni per un totale di oltre 10 milioni di euro. «Gli accertamenti eseguiti dai periti d’ufficio – è scritto nella sentenza – non contrastati da deduzioni ed osservazioni provenienti dall’Ufficio proponente la misura, inducono a concludere che non è concretamente ravvisabile il requisito della sproporzione tra le entrate documentate del soggetto investito della procedura e beni nella disponibilità dello stesso».
Dopo oltre 4 anni di processo, secondo i giudici, «è stato definitivamente accertato che l’ingente patrimonio della famiglia Matacena non era per nulla sproporzionato rispetto alle entrate ed ai redditi familiari. Nel corso dell’istruttoria, la Corte di Assise aveva già restituito a Chiara Rizzo il saldo di un conto corrente, di oltre 800mila euro, che l’ex consorte di Matacena aveva acceso alle Seychelles.

I legali di Chiara Rizzo: «Ora si apre un nuovo capitolo»

«Si apre ora un nuovo capitolo». Così gli avvocati Bonaventura Candido e Corrado Politi commentano la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria che ha revocato il sequestro dei beni della loro assistita Chiara Rizzo e dell’ex marito Amedeo Matacena. «Chiara Rizzo – affermano i due legali – ci ha già dato incarico di attendere alle formalità di restituzione e di relazionarla, per ogni successiva valutazione, sulla consistenza di quanto ancora disponibile e sulla gestione operata in questi anni. Manifestiamo piena soddisfazione per un provvedimento che restituisce dignità, prima ancora che patrimonio, a Chiara Rizzo».
«Abbiamo sempre creduto, nonostante le difficoltà – aggiungono Candido e Politi – di poter conseguire questo risultato e ci rammarichiamo solo della circostanza che quanto rilevato dalle difese, e confermato dai periti nominati dalla Corte, era agevolmente desumibile dalla documentazione sequestrata. Oggi è stata scritta una pagina di vera giustizia di cui andiamo fieri».

«Legittimo il patrimonio di Matacena, verificare i danni provocati da amministratori giudiziari»

«La lunga vicenda relativa al patrimonio personale e patrimoniale del mio assistito ha avuto un lieto fine, per come ho sempre fermamente creduto. Ho appena sentito Amedeo Matacena, il quale ha espresso apprezzamento per il provvedimento dei giudici della Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria ed ha manifestato un sentito desiderio di poter presto tornare nel suo paese, in Italia, non appena le autorità emiratine lo permetteranno». Lo afferma l’avvocato Enzo Caccavari, difensore dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, dopo la sentenza della Corte d’Assise d’Appello che ha dissequestrato i beni dell’imprenditore e dell’ex moglie Chiara Rizzo.
«Da una prima lettura dell’ordinanza – aggiunge il difensore – pare che la consulenza peritale della difesa, unitamente alle memorie presentate, ed alla consulenza collegiale disposta dalla Corte, abbiano infine chiarito che l’ipotesi accusatoria sulla illiceità della provenienza dei beni fosse frutto di errore investigativo».
Secondo il legale «ora bisognerà verificare i danni provocati dalla gestione maldestra operata in questi anni da amministratori provenienti dall’altra parte dello Stretto. La Corte ha riconosciuto l’assoluta legittimità del patrimonio dell’onorevole Matacena e, prima ancora, ha onorato la memoria del defunto cavaliere Amedeo Matacena, alla cui attività imprenditoriale erano riconducibili gran parte dei beni oggetto di ablazione».

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