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I treni a idrogeno prodotti a Gioia Tauro, così la rivoluzione green può abbracciare la Calabria

L’interesse della multinazionale francese Alstom a investire nella Zes. E i fondi di Rfi per avvicinare il porto all’Europa. «Snodo strategico per la Cina nel Mediterraneo»

Pubblicato il: 22/03/2022 – 6:57
I treni a idrogeno prodotti a Gioia Tauro, così la rivoluzione green può abbracciare la Calabria

DUBAI Un treno a idrogeno prodotto a Gioia Tauro? Da ieri, l’ipotesi non è peregrina. Perché Alstom Ferroviaria, compagnia francese che produce Coriadia iLint, convoglio ad alimentazione green, è «sicuramente» interessata alla Zona economica speciale al centro dei progetti nel “Calabria Day” al Expo di Dubai. Da Michele Viale, presidente e amministratore delegato della società, è arrivata l’apertura sperata: «Ovviamente, se si parte con una soluzione come quella dei trasporti su idrogeno, potremmo ragionare anche da questo punto di vista. Siamo già presenti in un paio di altre aree Zes, siamo sempre disposti a discutere e ragionare da questo punto di vista».

L’ipotesi: treni a idrogeno prodotti a Gioia Tauro e usati sulle linee regionali non elettrificate 

Tanto più che la multinazionale Alstom è «già presente in Calabria, dove stiamo lavorando per il trasporto regionale». Viale sostiene che la compagina potrebbe «sviluppare un concetto sinergico con il porto per quanto riguarda l’idrogeno». Idea green da implementare in una regione ricca di linee non elettrificate e, dunque, destinate per ora al transito di treni a gasolio. «La regione – spiega l’ad – potrebbe offrire moltissime opportunità da questo punto di vista. Io credo che la produzione di idrogeno in Calabria potrebbe essere un’idea molto interessante partendo sia dall’eolico sia dal solare». Giusto per avere l’idea: i treni a idrogeno producono zero emissioni di anidride carbonica e l’utilizzo di convogli ad alimentazione “verde” al posto dei treni diesel (per 100mila chilometri di percorrenza l’anno) genera una riduzione dell’inquinamento annuale equivalente a 400 auto. L’idea sarebbe quella di pensare al trasporto regionale per linee non elettrificate con treni a idrogeno, legandolo alla produzione che possa beneficiare dei bonus previsti dalla Zona economica speciale. «Potrebbe essere una interessante evoluzione – sono ancora parole di Viale – da considerare nei prossimi mesi e anni, proprio per creare una sinergia molto importante per quanto riguarda il discorso del trasporto ferroviario unito al porto. Sappiamo che ci sono investimenti importantissimi lanciati dal Pnrr sul porto». 


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Gli investimenti di Rfi per portare il porto in Europa. E l’importanza degli 8 miliardi investiti su Suez

Di questi «investimenti importantissimi» ha parlato Anna Masutti, presidente di Rfi. Quello legato a un’area che il governatore Roberto Occhiuto considera strategica per la regione e per il Paese è un “pacchetto” unico. Difficile pensare che le multinazionali (vedi Alstom) possano avvicinarsi all’area industriale finché questa non sarà pienamente integrate con i grandi assi della logistica. La prospettiva è inclusa nel Pnrr. «L’intervento di Rfi sul porto di Gioia Tauro – spiega Masutti – si colloca negli interventi del Pnrr” per un valore di 60 milioni di euro, con i quali si prevedono degli interventi di raddoppio della bretella di collegamento San Ferdinando-Rosarno, una sistemazione dell’impianto di Rosarno per la realizzazione di un binario a modulo 750 e la revisione dell’impianto di San Ferdinando per la realizzazione di binari sempre con un modulo a 750». Ci sono questioni burocratiche da risolvere, come il trasferimento della proprietà alla Regione per l’avvio dei lavori. E poi i tempi: «Siamo in fase di definizione della progettazione complessiva, che dovrebbe terminare a dicembre, però già a maggio di quest’anno possono iniziare i lavori che si completeranno nel 2026», ha detto Masutti. L’obiettivo è legare l’infrastruttura al resto d’Europa e adeguare gli attuali standard a quelli richiesti dalle reti Ten-T. Il potenziamento «consentirà quindi un nuovo traffico sul corridoio nel quale si colloca il porto di Gioia Tauro, che è quello scandinavo». Da Nord a Sud: l’importanza strategia di Gioia Tauro aumenta «anche grazie al raddoppio del Canale di Suez con oltre 8 miliardi di dollari: può essere quindi un porto che attirerà sempre maggior interesse anche da parte della Cina verso il Mediterraneo, attraverso la Belt and Road, e può attrarre nelle compagnie che si stavano allontanando per economicità e diventare nuovamente un polo d’attrazione molto molto forte». (ppp)

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