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il diario della guerra

Strage alla stazione di Kramatorsk, almeno 50 morti: tra le vittime anche bambini

Scambio di reciproche accuse, con Mosca che parla di «atto disumano» di Kiev e l’Ucraina che attribuisce il massacro alle forze di Putin

Pubblicato il: 08/04/2022 – 21:33
Strage alla stazione di Kramatorsk, almeno 50 morti: tra le vittime anche bambini

Il 44esimo giorno di ostilità in Ucraina è segnato dalla strage di Kramatorsk, nella regione di Donetsk, la cui stazione ferroviaria è stata colpita da due missili che avrebbero ucciso almeno 50 persone tra cui cinque bambini. La città è nella zona del Donbass ancora in mano alle forze di Kiev, che appare obiettivo di un’imminente offensiva di Mosca, orientata ora a concentrare i suoi sforzi bellici a Est. La Russia ha bollato l’attacco come un “atto disumano del regime di Kiev” affermando che è stato attuato con missili Tochka-U, un’arma dei tempi sovietici che è ancora in dotazione all’Ucraina ma che Mosca ha ufficialmente dismesso nel 2020. Secondo Kiev, invece, a causare il massacro nello scalo ferroviario, dove migliaia di persone attendevano un treno per lasciare la regione, sono stati Iskander russi. La strage è stata condannata dall’Occidente, che da Washington a Londra passando per Berlino e Bruxelles ha ribadito l’impegno a fornire armi all’Ucraina per difendersi. Dopo la ritirata dei russi dalla regione di Kiev e di Chernihiv, sulla scia della tragedia di Bucha, le autorità ucraine rilanciano i timori per possibili altre stragi di civili: a Chernihiv, ha denunciato il sindaco, sono circa 700 le persone, tra militari e civili, morte dall’inizio della guerra. A Makarov, invece, sempre il primo cittadino ha denunciato il ritrovamento di 132 corpi in fosse comuni. A Nord-Est sotto il tiro dei russi rimane la città di Kharkiv, secondo l’esercito ucraino. Determinata a conquistare l’intero territorio del Donetsk e del Lugansk, le due regioni parzialmente in mano a separatisti filorussi, Mosca vi sta muovendo rinforzi dalla strategica città di Izyum, sotto il suo completo controllo. Al momento, i russi hanno come priorità la cattura degli insediamenti di Popasna e Rubizne. Altro obiettivo chiave della Russia è costruire un corridoio da terra che unisca la Crimea, annessa nel 2014, al Donbass. In mezzo c’è la città portuale di Mariupol, stremata da settimane di assedio, dove sono ancora bloccati oltre 100 mila residenti, senza acqua e riscaldamento e con gravi problemi di accesso ai beni di prima necessita’. Mentre Kiev ipotizza un’evacuazione via mare, i separatisti filorussi sostengono di essersi impadroniti del centro e affermano che le principali sacche di resistenza sono concentrate nel porto e nell’area dell’acciaieria Azovstal. “E’ probabile che le forze russe completeranno la conquista di Mariupol nei prossimi giorni”, sostiene l’Institute for the Study of War. A Sud-Ovest, continuano gli attacchi missilistici su Odessa, tramontate al momento sia l’ipotesi di un attacco anfibio che di un’avanzata da Est, a causa del costante fallimento dei tentativi di aggirare Mykolaiv. Secondo le autorità locali, le infrastrutture della località portuale sono state colpite da missili lanciati dal Mar Nero. Mosca sostiene invece di aver distrutto un centro di addestramento per “mercenari stranieri”; intanto, in città è stato indetto un coprifuoco per l’intero weekend, a partire dalle 21 di domani sera fino alle 06 dell’11 aprile, per la “minaccia di attacco missilistico”. Nel Nord del Paese, dove anche la regione di Sumy è tornata del tutto in mano alle autorità di Kiev, il ritiro russo appare ormai totale ma l’area rimarrebbe però ancora pericolosa a causa delle numerose mine disseminate dai soldati russi in ritirata. Infine, sul fronte delle perdite militari, l’Ucraina sostiene che le truppe russe abbiano perso 19 mila uomini dall’inizio dell’invasione il 24 febbraio; secondo l’ultimo bollettino (Kiev però non comunica le sue perdite), 1.891 veicoli blindati di Mosca sono stati distrutti, come anche 135 elicotteri, 700 carri armati e 150 aerei. Il mese scorso, la Russia aveva ammesso 1.351 morti tra i suoi soldati.

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