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Referendum, a Catanzaro un convegno sulle ragioni del “Sì”

Iniziativa del “Forum Riformista” nella saletta della Provincia. Drosi: «In atto la congiura del silenzio contro il referendum»

Pubblicato il: 01/06/2022 – 11:13
di Franco Scrima
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Referendum, a Catanzaro un convegno sulle ragioni del “Sì”

CATANZARO Anche Catanzaro, interessata al rinnovo dell’Amministrazione Comunale, si interrogata sul referendum della Giustizia (Si voterà il 12 giugno). nell’incontro è stato organizzato dal “Forum Riformista – Amici dell’Avanti”, che si è tenuta in una saletta della Provincia.
Cinque i quesiti sui quali si dovranno esprimere i cittadini: separazione delle funzioni; misure cautelari; elezione del Consiglio superiore della magistratura (Csm), consigli giudiziari; incandidabilità dei politici condannati.
Michele Drosi ha aperto il dibattito proponendo il «si ai quesiti referendari» per «contrastare – ha detto – la congiura del silenzio già avviata». Drosi ha ricordato che «la valutazione professionale dei magistrati, attualmente, è di competenza dell’organo di autogoverno, cioè del Consiglio Direttivo della Cassazione e dei Consigli giudiziari, così come prevede dalla Carta Costituzionale». «Entrambi – ha ricordato Drosi – sono composti da membri di diritto con l’aggiunta di alcuni laici e che da questi organismi dipende anche l’avanzamento di carriera dei magistrati».
Che cosa prende in considerazione il referendum? Intanto che sia modificata la normativa che prevede la valutazione professionale dei magistrati e l’abrogazione delle parti dell’ordinamento giudiziario nella parte che riguarda il parere del Consiglio Superiore della Magistratura. Attualmente, infatti, i magistrati possono chiedere di passare dalle funzioni giudicante a quelle requirenti e viceversa, per non più di quattro volte. Se prevarrà il “si” nel referendum, il magistrato potrà scegliere la funzione che intende svolgere solo all’inizio della carriera e mantenerla per l’intero periodo professionale.
Altro argomento sul quale gli elettori si dovranno esprimere, riguarda le misure cautelari, cioè quei provvedimenti tesi a limitare la libertà dell’imputato.
Infine l’elettore potrà dire la sua anche sulla cosiddetta “Legge Severino” che prevede l’incandidabilità e la decadenza per magistrati, rappresentanti del Governo, deputati, senatori, sindaci, membri del Parlamento Europeo che hanno riportato condanne definitive a pene superiori ai due anni di reclusione.
L’iniziativa di martedì scorso fa seguito a quella organizzata la scorsa settimana, sempre nel Capoluogo di regione, dal “Forum Riformista, Amici dell’Avanti” che ha organizzato un incontro con la cittadinanza per sostenere il “si” al referendum del 12 giugno.
Ad inizio dell’incontro il presidente del “Forum riformista”, Michele Drosi ha parlato di «congiura del silenzio» per contrastare l’eventuale “si” al referendum dei prossimi giorni. Drosi ha fatto riferimento a casi, da lui definiti, di «mala giustizia» soprattutto in Calabria e Campania, regioni nelle quali sarebbero accaduti casi di ingiusta detenzione. Il presidente del sodalizio ha anche sottolineato che votare “si” al referendum «significa salvaguardare la vita dei politici e dei cittadini». Ed ha aggiunto: «la Giustizia in Italia è peculiare: da un lato si assiste ad una dilatazione del ruolo dei giudici e dall’altro determina una crescente inefficienza del sistema giudiziario».
Secondo Drosi, «molti osservatori concordano nel ritenere che la magistratura sia diventata parte della governance nazionale»; che vi sarebbe «una indebita invasione della magistratura nel campo delle attività della politica e dell’economia».
Pino Franzè, infine, si è soffermato sul perché votare “si” al referendum: «per giungere – ha detto – alla separazione delle carriere e delle funzioni».
L’avvocato Ugo Gardini ha parlato di «silenzio assordante sui temi del referendum, che considera preoccupante nonostante i quattro milioni di firme raccolte». Gardini ha aggiunto che «sono sufficienti 26 milioni di elettori che votino “si” perché il Parlamento possa fare le riforme necessarie per dare un assetto nuovo al ruolo dei magistrati e al loro delicato compito di giudicare».
Gardini ha proseguito sostenendo che «sarebbe necessario procedere anche alla limitazione della misura cautelare: oggi più di mille casi all’anno riguardano l’applicazione di misure cautelari e dopo sono riconosciuti innocenti».
Ha concluso Fernando Rocca ricordando, tra l’altro, che «il sistema attuale tende a instaurare nella società un principio di colpevolezza dell’inquisito senza attendere l’udienza, il dibattimento e alla sentenza». (redazione@corrierecal.it)

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