CORIGLIANO ROSSANO Niente statuto comunale, niente stemma e gonfalone. A distanza di tre anni dall’insediamento dell’amministrazione guidata da Flavio Stasi, la “giovanissima” città di Corigliano Rossano, non può vantare né la “magna charta” – per cui Fratelli d’Italia ha chiesto il commissariamento e gli esperti parlano addirittura di scioglimento del consiglio comunale in extrema ratio – né una propria insegna. Tant’è che nelle uscite pubbliche campeggiano ancora i due gonfaloni di Rossano e Corigliano.
Da un paio di giorni anche sull’argomento stemma-gonfalone è montata la polemica, innescata da alcune lettere di una società di riscossione inviate con uno stemma mai approvato. L’amministrazione comunale è stata, quindi, costretta a diramare una nota stampa in cui diffida dall’utilizzo e intima di adire alle vie legali qualora si perpetrasse l’utilizzo dello stemma in modo errato o improprio. Nel comunicato il governo cittadino annuncia anche che la fase di studio attorno allo stemma della città è in fase conclusiva. Quest’ultimo passaggio ha scatenato l’ironia – anche sui social – del consigliere comunale di opposizione, Mattia Salimbeni.
«Lo stemma comunale – hanno precisato questa mattina dal palazzo di Città – costituisce segno distintivo dell’ente, è l’elemento grafico rappresentativo dell’identità stessa del comune, il quale può agire, mediante la tutela riconducibile a quella del diritto al nome di cui all’art. 7 del codice civile, contro chiunque ne faccia un abuso o uso improprio, inteso come uso inammissibile per la dignità dell’ente, o, comunque, non consentito. In questi giorni ci è giunta notizia del fatto che stanno arrivando avvisi di riscossione della Tari con uno stemma che non è quello attualmente in uso dall’Ente Comunale, per il quale, tra l’altro, è alla fase conclusiva, con l’apertura delle buste, il concorso di idee per la realizzazione del nuovo stemma. Lo stemma comunale è previsto dall’art. 6, comma 2, del T.U.O.E.L. n. 267/2000, che demanda all’autonomia dell’ente e, quindi, allo statuto, la sua determinazione, con l’eventuale previsione di una specifica disciplina regolamentare per le modalità di utilizzazione dello stesso. Alla verifica di uso improprio o errato dello Stemma della Città di Corigliano-Rossano, seguiranno azioni legali per difendere l’onorabilità e la dignità dell’Ente».
Il consigliere comunale di opposizione, ma eletto in maggioranza e passato nei mesi scorsi dall’altra parte della staccionata, ha subito fatto notare che quel concorso di idee «non è mai partito». Una gara bandita il 18 febbraio 2022 della quale non si hanno notizie precise, se non quelle riportate dalla nota stampa del comune, comunque smentite. Peraltro, nel bando l’ente ha specificato che l’idea vincitrice, a cui viene attribuito un premio di 1500 euro, passerà al vaglio del servizio di araldica pubblica della presidenza del Consiglio dei ministri, seppur debba solo questo ente autorizzato dal Governo – sulla “carta” – a effettuare ricerche bibliografiche ed archivistiche per accertare la storicità degli stemmi ed a progettarne di nuovi con riferimento alle regole araldiche generali.
Scienze e ricerche storiche a parte, Salimbeni non ha usato mezzi termini in riferimento alla fase di apertura delle buste del concorso di idee, sconfessando di fatto la “notizia” fornita dal palazzo di città.
«Il concorso di idee – ha detto Salimbeni – non è mai partito ma l’amministrazione non sa come dirlo ai cittadini, quindi inventa. Gli amministratori hanno riportato false informazioni sulla pagina ufficiale dell’ente, rendendo inattendibile persino quell’organo di informazione. Gliene chiederemo conto in Consiglio comunale».
In un’altra nota, il gruppo consiliare di Salimbeni, Corigliano Rossano domani, ha ulteriormente alimentato il fuoco delle polemiche sul tema. «I cittadini hanno capito sin da subito che lo stemma del Comune di Corigliano Rossano, così come il gonfalone e lo statuto, pur essendo elementi costitutivi della nuova città, non sono una priorità di questa di questa amministrazione. Le priorità sono ben altre: le carriere personali, da tutelare attraverso partiti intesi come taxi dal sindaco, ovvero il Pd, l’iperattivismo social, cerimonie e parate quasi a cadenza giornaliera».
Insomma, la campagna elettorale sembra essere iniziata. Da una parte con il presenzialismo del sindaco praticamente ovunque, dall’altra con l’obiettivo di screditarne l’operato. (lu.la.)
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