CESSANITI Nella campagna olearia 2021-2022 l’Italia è tornata al secondo secondo gradino nella produzione di olio, al primo posto e regina indiscussa la Spagna con una quantità che raggiunge le 1,3 milioni di tonnellate.
Il nostro Paese registra una crescita di circa il 15% arrivando a poco più di 300mila tonnellate; un dato positivo ma purtroppo molto lontano dalle 674mila tonnellate della campagna olearia 1991-1992.
Percorso inverso, invece, per la Tunisia che solo nell’ultimo anno ha centrato un aumento produttivo del 71,4%, analoga situazione per l’Algeria con un +39%.
Se si utilizzano come parametri, e in combinato disposto, il calo della produzione italiana e l’aumento esponenziale di Paesi olivicoli emergenti ben si comprende come cullarsi sugli allori “conditi” solo dal ragionamento sulla qualità non porti lontano.
Il bisogno pressante, dunque, riguarda l’organizzazione e la configurazione di una filiera che consolidi la propria vocazione ed aggiunga possibilità produttive, c’è bisogno dunque di nuovi uliveti e di interventi “manutentivi” su quelli esistenti.
Va in questo senso, ad esempio, il provvedimento contenuto nella Legge di bilancio 2021 e che ha garantito 30 milioni di euro per il sostegno e lo sviluppo della filiera olivicola- olearia, a favore di interventi di ammodernamento o investimento in nuovi impianti.
Se il provvedimento citato rientra in una strategia nazionale (pur con pochi fondi) conforta il dato che a livello territoriale ci siano enti in grado di garantire sostegni per interventi piccoli nelle dimensioni ma significativi per tre ordini di motivi: l’utilizzo di cultivar autoctone, il recupero di aree marginali, la possibilità di investimento per i giovani.
Tre ordini di motivi tutti ricompresi nell’iniziativa avviata, con il sostegno del Gal Terre Vibonesi, da Basilio Mazzitelli a Cessaniti, in questo caso la cultivar è la Ciciarello, l’area marginale completamente recuperata ad un utilizzo produttivo.
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