LAMEZIA TERME Su certi luoghi, su certi angoli di città i riflettori pare non si accendino mai. Salvo, s’intende, quanto viene portata a termine qualche operazione di polizia. Tra un intervallo e l’altro, intanto, l’interesse generale e soprattutto quello delle istituzioni sembra del tutto assente o nascosto dietro ad un «tanto lo sappiamo lì la situazione com‘è».
Un po’ quello che accade a Lamezia Terme nella zona “Ciampa di cavallo” che, contrariamente a quanto si è portati a credere, è un quartiere popolare della città noto per l’enorme palazzo in cui vivono tante famiglie di etnia rom, ma non solo. Per precisare che il generale disinteresse su questa realtà non sarebbe giustificato neanche per motivi di “classismo” sociale ma testimonia, al contrario, una certa incapacità a risolvere problemi di una certa urgenza.
Problemi segnalati al Corriere della Calabria dalle associazioni e i cittadini di Lamezia, e che abbiamo verificato sul posto. Criticità che effettivamente riguardano non solo questo quartiere, che affronta sì questo tipo di problemi da anni, ma che più in generale si riversano inevitabilmente sull’intera collettività perché proprio a “Ciampa di cavallo” il cumulo dei rifiuti – in prospettiva – si sta trasformando giorno dopo giorno in una montagna di degrado, olezzo maleodorante, nonché un potenziale pericolo legato ad un possibile scoppio di un incendio, tanto più che la stagione estiva è prepotentemente entrata nel vivo, e le temperature elevate potrebbero fungere da innesco. Le auto di chi vive (o meglio sopravvive) in questa zona si susseguono, non curanti di quanto avviene, del tutto abituati ormai ad una normale quotidiana che di “normale” non ha proprio nulla. D’altronde anche i cittadini di queste zone lo sanno: se è già difficile smaltire i rifiuti in pieno centro, figuriamoci cosa si potrà mai fare nei quartieri periferici. (redazione@corrierecal.it)
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