Cinque morti nel 2020, nessuno nel 2021, e oggi invece un decesso per il virus West Nile, o Febbre del Nilo, infezione che si sviluppa tra gli uccelli e le zanzare comuni. In settimana l’Istituto Superiore di Sanità aveva segnalato i primi casi di contagio, un 73enne nel padovano, e un 75enne di Modena. Proprio in Veneto si è registrato oggi il primo decesso, un 83enne colpito da una grave encefalite dovuta a West Nile, che si trovava ricoverato all’ospedale di Piove di Sacco.
Un campanello d’allarme, non un’emergenza, perché – ricordano le autorità sanitarie – la febbre del Nilo è un vero pericolo soprattutto per gli anziani o i pazienti debilitati da altre patologie; quasi mai per i soggetti giovani o in salute, nei quali spesso il virus si presenta come asintomatico. Il sistema di allerta delle arbovirosi dell’Iss aveva segnalato proprio nel padovano il primo caso assoluto di West Nile del 2022, non solo in Italia, ma in Europa. Poi i casi sono cresciuti: il paziente numero 1 sarebbe un 73enne ricoverato dal 6 luglio scorso nell’ospedale di Schiavonia (Padova) con una rara forma di encefalite, neuro-invasiva e aggressiva, da West Nile. Sempre a Piove di Sacco è ricoverato un altro paziente sul quale per la conferma di West Nile si attendono gli esisti degli accertamenti clinici. Il paziente modenese si trova invece in cura nella Neurologia dell’ospedale civile di Baggiovara (Modena).
In Veneto i piani di sorveglianza per la malattie trasmesse da vettori, quali la West Nile, erano attivi già dalla primavera. Il primo bollettino, definito nella giornata di ieri, aveva identificato appunto due casi confermati di West Nile, più un terzo sospetto; non conteneva quindi il decesso del paziente formalizzato oggi. I focolai di zanzare infette sono stati individuati finora nelle province di Vicenza, Venezia, Verona, Rovigo e Padova La febbre del Nilo è provocata da un virus che ha come serbatoi uccelli e zanzare, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Il West Nile Virus fa parte della famiglia dei Flaviviridae ed è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile.
È diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. Ma negli ultimi anni sta circolando anche in Italia, soprattutto al Nord. La maggior parte delle persone infette – spiega il sito dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) – non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito, sfoghi cutanei. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette, in genere anziani o soggetti debilitati, e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli. Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit immunitari. Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Ve ne sono allo studio, ma per il momento – spiega l’Iss – la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare.
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