COSENZA Il gip del Tribunale di Cosenza, Letizia Benigno ha disposto l’archiviazione nei confronti di 17 persone, tutte imputate per la morte di Margherita Caruso avvenuta il 22 dicembre del 2017. La donna è deceduta per «Sindrome da Disfunzione Multiorgano», e «l’eventuale scorretta profilassi antitrombotica, di per sé preventiva e non terapeutica, non avrebbe avuto un nesso causale con l’evento morte».
Nella ordinanza di integrazione indagini del settembre 2021 il gip chiedeva di approfondire aspetti ancora incerti, alla luce di alcune incoerenze argomentative delle precedenti consulenze medico-legali. In particolare si chiedeva di integrare l’accertamento medico-legale «in ordine al se e al quando della insorgenza dell’ictus ischemico; in ordine alla evitabilità delle conseguenze da tale evento determinate e che condussero a morte la paziente, sia pure con efficacia con-causale; in ordine alla correttezza della somministrazione dei farmaci antitrombotici, in termini di qualità e dosaggio, e con possibile confronto con le linee guida ed i protocolli in argomento». Il pm nell’adempiere alle richieste del giudice, ha conferito una nuova consulenza medico-legale a specialisti diversi dai precedenti. Gli stessi, alla luce dei nuovi esami, sostanzialmente «escludevano di potere a posteriori confermare la verificazione di un ictus ischemico atteso che l’esame neurologico della paziente al primo ingresso in pronto soccorso era negativo e soprattutto per la non riconducibilità della lacuna vascolare a sede talamo capsulare ad una patologia infartuale in atto». Si sarebbe trattato, in altre parole, di una risultanza radiologica indicativa di «patologia microvascolare cerebrale a carattere cronico compatibile con l’età avanzata e la ipertensione arteriosa». Inoltre, anche rispetto al dato sintomatologico della paziente, al momento del primo accesso in pronto soccorso, «i deficit di deambulazione e la segnalata disartia di Margherita Caruso non sono stati interpretati dai consulenti come sintomi di un ictus in atto». Le conclusioni cui giungono sia i primi consulenti del pm, i dottori Cavalcanti e Amantea, sia quelli nominati in seconda battuta non consentono in definitiva di ipotizzare «un utile esercizio della azione penale». Per questi motivi, il gip ha disposto l’archiviazione nei confronti di Cersosimo Giuseppe, Chiappetta Pietro, D’Amico Eugenio, Granieri Stefano e Ruvio Marina, Spagnuolo Vitaliano per non avere commesso il fatto. E l’archiviazione per i restanti indagati per assenza di elementi idonei a dimostrare che il fatto sussista. Gli ulteriori atti di indagine e i documenti depositati dalla difese consentono di escludere in radice la attribuibilità del fatto agli indagati che risulta non avere avuto contatti diretti con la paziente, quali i dottori Cersosimo, Spagnuolo, Ruvio, Granieri, Chiappetta e D’Amico per i quali le ragioni della archiviazione risiedono nel non avere commesso il fatto.
Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Francesco Chiaia, Chiara Penna, Pietro Perugini, Vittoria Bossio (legale della parte offesa), Nicola Carratelli, Paolo Coppa, Marco Facciolla e Mario Stella
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