ISOLA CAPO RIZZUTO L’acquisizione di ecosistemi attraverso una mappatura della geologia dei fondali, la realizzazione di un “Museo del mare” con ricostruzioni 3D e poi una serie di azioni per la valorizzazione, la promozione, il marketing e la comunicazione sui risultati della ricerca e della sperimentazione effettuate. Sono questi gli obiettivi di un nuovo progetto avviato dalla Provincia di Crotone in qualità di ente gestore dell’Area marina protetta “Capo Rizzuto” nel territorio di Le Castella. L’iniziativa è stata finanziata dalla Regione Calabria per un importo di 394mila euro attraverso il programma Azione 6.6.1 “Interventi per la tutela e la valorizzazione di aree di attrazione naturale di rilevanza strategica”, Sub-Azione 1 “Realizzazione di prodotti e servizi divulgativi e promozionali, in particolare per la messa in rete dei prodotti, servizi e infrastrutture nelle aree protette e Riserve”.
L’intuizione nasce dalla tesi di laurea del geologo marino Fabrizio Mauri, oggi al dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra (Disat) dell’Università di Milano-Bicocca, ma fino a poco tempo fa tirocinante dell’Amp “Capo Rizzuto”. «Nel Pleistocene – riferisce il geologo – lo scenario vissuto dai nostri antenati era ben diverso e la linea di costa era molto più in là da quella attuale, percorribile fino ai canyon marini presenti al largo di Le Castella». «Grazie all’incrocio dei dati – spiega Mauri – sarà possibile ricostruire i cambiamenti subiti dalla costa nel corso dei millenni attraverso innumerevoli eventi franosi ancora del tutto visibili».
Il progetto, da un lato, intende ampliare le conoscenze sulla geologia dell’Area marina protetta “Capo Rizzuto” e, dall’altro, vuol rendere conoscibile questo patrimonio con azioni mirate di divulgazione e valorizzazione.
A tutt’oggi in Calabria va infatti registrata l’assenza di forme istituzionali di geo-turismo legate al patrimonio geologico subacqueo ed emerso e pertanto è apparso urgente colmare tali lacune incentivando idonee forme di turismo sostenibile incentrate sulla geo-diversità e sulle unicità geologiche del territorio.
La realizzazione del Museo del mare, infine, si fonda sulle attività di indagini che, trasformate in prodotto, saranno rese fruibili attraverso la produzione di un docufilm e grazie ai moderni sistemi tecnologici che saranno dislocati all’interno della struttura da realizzarsi a Le Castella in piazza Magellano (area concessa dal comune di Capo Rizzuto).
Il progetto è stato presentato martedì sera nel Castello aragonese di Le Castella che domina l’area oggetto di studio e di intervento. In apertura, i saluti istituzionali del sindaco di Isola Capo Rizzuto Maria Grazia Vittimberga, del presidente della Provincia Sergio Ferrari, del consigliere provinciale delegato all’amp Raffaele Gareri, dell’assessore del Comune di Crotone Maria Bruni. Quindi gli interventi del tecnico della Provincia per il settore Amp Pierfrancesco Cappa, del geologo marino Fabrizio Mauri, del professore associato del dipartimento di Culture, educazione e società (Dices) dell’Unical Fabio Bruno, del ricercatore dell’Ispra Francesco Rende, del direttore del Centro rionale strategia marina dell’Arpacal Emilio Cellini, del responsabile commerciale per lo Spin Off dell’Unical “3D Reserarch” Giovanni Menniti.
L’incontro è stato moderato da Arturo Crugliano Pantisano, dirigente dell’Area marina protetta che subito sottolineato: «Quest’oggi presentiamo – ha detto il dirigente – un progetto strategico, per l’intero territorio provinciale, un intervento complesso che si avvale della collaborazione e del sostegno di partner di rilievo. Progetto fortemente voluto dal presidente Ferrari, che ha posto l’Area marina protetta al centro di un programma coordinato e strutturato di rilancio ambientale, naturalistico e quindi economico”.
«Il progetto – ha spiegato nel corso del suo intervento il presidente della Provincia Sergio Ferrari -, da un lato, intende ampliare le conoscenze (attualmente lacunose) sulla geologia dei fondali dei Sic marini regionali (anche in relazione alla parte emersa) e, dall’altro, vuole rendere conoscibile questo patrimonio con azioni mirate di divulgazione e valorizzazione. A tutt’oggi in Calabria – ha sottolineato Ferrari – va registrata l’assenza di forme istituzionali di geo-turismo legate al patrimonio geologico subacqueo e pertanto appare urgente colmare tali lacune incentivando idonee forme di turismo sostenibile incentrate sulla geo-diversità. Tale obiettivo è raggiungibile favorendo forme eterogenee di turismo culturale, nella fattispecie di “geoturismo”, mediante l’ideazione di percorsi geo/bio/archeologici (subacquei e costieri), l’uso di ricostruzioni 3D interattive, la creazione piccoli poli museali e, infine, la produzione di documentari, filmati, libri e opuscoli informativi».
«La Regione Calabria – ha spiegato Cappa nella relazione frutto del lavoro del team del settore Amp Capo Rizzuto – ha reso meritevole di finanziamento la proposta presentata dall’ente gestore, per le caratteristiche del “sito pilota” individuato da progetto. Si tratta del Sito di importanza comunitaria – ha puntualizzato Cappa -, riconosciuto Zona speciale di conservazione: “Fondali da Crotone a Le Castella” ricadente nell’ Amp. La zona ha come caratteristiche di essere: l’unica Zsc ricadente all’interno dell’Amp “Capo Rizzuto”, unica area marina “nazionale” ad essere stata “instituita” in Calabria e seconda in Europa “per estensione”; nel panorama regionale è senz’altro la Zsc che in termini storico/geografici, geologici, archeologici e biologici mostra una pluralità di unicità altrove non presenti; è l’area che allo stato attuale (letteratura scientifica), vanta in Calabria il maggior numero di pubblicazioni sia nell’ambito della geologia marina sia in quello dell’archeologia subacquea; un laboratorio a cielo aperto in quanto le sue coste sono in continua evoluzione sia per cause naturali che antropiche. Inoltre – ha aggiunto Cappa – l’Ente gestore possiede una ricca banca dati scientifica, che è stata implementata nel tempo con i numerosi studi e monitoraggi realizzati in partenariato con diversi enti pubblici di ricerca (Ispra, Conisma, Cnr, Università, Arpacal, Marina militare, ecc.)». Tali studi hanno consentito di acquisire numerosi e interessanti elementi inerenti le caratteristiche geologiche dei fondali, degli habitat e delle specie presenti all’interno della stessa. «Il progetto – ha assicurato il tecnico –, consentirà la sperimentazione di protocolli d’azioni e la definizione di “buone pratiche” che potranno “in futuro” essere esportati altrove in altre Zone speciali di conservazione».
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