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Politiche 2022 | I profili

Cafiero de Raho, paladino antimafia “prestato” alla politica

L’ex procuratore nazionale è il capolista alla Camera in Calabria ed Emilia per il Movimento 5 stelle. È il suo primo “impegno” in politica

Pubblicato il: 24/08/2022 – 7:18
di Roberto De Santo
Cafiero de Raho, paladino antimafia “prestato” alla politica

CATANZARO Un viaggio tra i candidati che per la prima volta puntano ad entrare in Parlamento. Un modo per conoscere da vicino chi si accinge a rappresentare i calabresi al Senato e alla Camera dei Deputati. Un tour che il Corriere della Calabria inizia oggi con Federico Cafiero de Raho, candidato nel listino proporzionale alla Camera per il Movimento 5 Stelle in Calabria nel collegio 1 e nel 3 dell’Emilia Romagna.
Un alto profilo di magistrato e di uomo delle istituzioni la cui candidatura è stata fortemente voluta dallo stesso presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. Una scelta tesa a rafforzare l’immagine che l’ex premier vuole imprimere ai pentastellati come paladini della legalità. Una figura come Cafiero de Raho non ha necessità in questo senso di presentazioni.
Settant’anni compiuti a febbraio, napoletano e appassionato di calcio, Cafiero de Raho è da sempre in prima linea nella lotta alle cosche e alla loro capacità di compromettere l’economia pulita. Prima nell’avamposto della Procura della Repubblica di Napoli, dove ha condotto decine di indagini contro i clan della camorra. Dal 1984, nel capoluogo, è stato pubblico ministero in numerosi processi contro i clan che asfissiano da sempre il territorio campano. A lui si devono notevoli successi su fronte del contrasto al predominio malavitoso. Memorabili le sue indagini contro il clan dei Casalesi che hanno portato all’individuazione e alla cattura di numerosi latitanti. Una consorteria decisamente aggressiva, quella dei Casalesi, che partita dall’area del Casertano ha allungato i suoi tentacoli in altre regioni come il Veneto e l’Emilia Romagna. Nella sua veste di sostituto procuratore e poi di procuratore capo, Cafiero de Raho tra il 1990 e il 2000 ha inflitto un duro colpo alle cosche. Grazie alle sue indagini si è potuto istruire lo storico processo “Spartacus” che ha visto alla sbarra oltre 115 persone tra cui il boss dei Casalesi Francesco Schiavone, alias “Sandokan”. In quel processo, Cafiero de Raho ha rappresentato la pubblica accusa e ha portato a casa decine di condanne definitive, decapitando di fatto il clan.
Ma l’attività contro le cosche del candidato pentastellato a Montecitorio non si è limitata al contrasto contro la criminalità in Campania. Da Napoli si trasferisce a Reggio Calabria dove, nel marzo 2013, il Consiglio Superiore della Magistratura lo designa alla guida della Procura. Uno degli avamposti più avanzati dello Stato nella lotta ai clan. Indagini delicatissime – “Sistema Reggio”, “Araba Fenice”, “Mammasantissima”, solo per fare alcuni nomi – e denunce pesanti come quella portata davanti alla Commissione parlamentare antimafia nel 2016. È a Palazzo San Macuto che de Raho parla di «istituzioni fortemente isolate a Reggio Calabria» e spiega che le inchieste condotte sullo Stretto «evidenziano il rapporto tra ‘ndrangheta e una rete segreta, e come questa rete possa spingere sulle scelte che la città deve fare». Una loggia che non è la massoneria, ma «qualcosa di diverso e superiore», che «lega professionisti, uomini della ‘ndrangheta di più alto livello e uomini delle istituzioni». Temi che risuonano ancora oggi nelle aule di giustizia reggine. Dopo l’esperienza in Calabria, nel novembre del 2017 Cafiero de Raho viene designato all’unanimità come nuovo Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo succedendo a Franco Roberti. Un incarico di prestigio terminato nel febbraio scorso.
Ora per il magistrato si apre un nuovo capitolo, da aspirante (e quasi certamente eletto) parlamentare. Come ha detto nei giorni scorsi a Repubblica, la sua sarà una “candidatura di servizio” in linea con i suoi trascorsi: «Ho detto sì perché da esponente della società civile potrò continuare a lavorare per il Paese per battere criminalità e corruzione: che restano il primo ostacolo allo sviluppo sociale, economico, politico e culturale della nazione». (r.desanto@corrierecal.it)

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