ROMA «Chi vince governa, è la democrazia dell’alternanza, una delle pochissime cose che ci uniscono, con Giorgia Meloni, al di là del rispetto e della cortesia che ci si riserva tra avversari, è una visione bipolare della contesa politica. Destra e sinistra. Conservatori e progressisti. Chi vince governa. E io non ho alcuna intenzione di mettere in discussione la democrazia dell’alternanza». Lo sostiene il segretario del Pd Enrico Letta in una intervista a “Il Giornale”. «Con Meloni abbiamo un rapporto civile da avversari politici. E i toni sono reciprocamente ruvidi. Ci sta quando si è espressione di due visioni del Paese e del mondo radicalmente opposte. La polarizzazione è nei fatti e nelle sensibilità, nelle storie personali», aggiunge. «Se vince il centrosinistra Meloni può continuare a gestire la sua vita di madre, donna, cattolica, italiana come meglio crede. Se vince la destra e chi dice “Dio, patria e famiglia”, il rischio è veder contratti i diritti individuali, a partire da quelli delle donne. Basta guardare cosa accade nelle Marche sulla 194». «Il suo – osserva Letta – è un modello intrinsecamente patriarcale. Il discrimine tra noi e loro sui diritti della persona è nella parola “libertà». E su un possibile ritorno di Mario Draghi a Palazzo Chigi, Letta risponde così: «La parola definitiva l’ha detta Mario Draghi: no. Chi continua ad evocarlo ha una rimozione della realtà. E non gli fa un buon servigio».
x
x