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«Adesso vogliamo la rivoluzione moderata»

«Il risultato elettorale del centrodestra, di fatto previsto, consegna alla nazione, finalmente, una maggioranza chiara, designata dagli italiani democraticamente a governare nel prossimo quinquen…

Pubblicato il: 28/09/2022 – 8:37
di Simona Loizzo*
«Adesso vogliamo la rivoluzione moderata»

«Il risultato elettorale del centrodestra, di fatto previsto, consegna alla nazione, finalmente, una maggioranza chiara, designata dagli italiani democraticamente a governare nel prossimo quinquennio.

Il 1981 quando conquistò l’Eliseo, Francois Mitterand lanciò il felice ossimoro della rivoluzione moderata, intendendo con questo una riforma complessiva e incisiva del sistema politico-istituzionale francese da fare seguendo la strada maestra della tolleranza e del rispetto. Il compito che attende la coalizione, in un Parlamento ridotto di un terzo, è certo difficile ma altrettanto ambizioso.

Lascio da parte la sfida del governo, che è certamente aspra con tutte le emergenze sociali ed economiche, per parlare delle riforme, argomento tabù se si esclude la parentesi renziana finita con la bocciatura referendaria. Ha ragione Matteo Salvini quando invoca il dialogo con le opposizioni per costruire insieme le regole comuni. È un passaggio obbligatorio, che dovremo sostenere sino all’ultimo, sperando di trovare interlocutori riformisti e non ottenebrati da chiusure preconcette.

Il presidenzialismo è, probabilmente, la forma costituzionale più attesa dagli italiani che, ormai dal 93, eleggono direttamente i sindaci e, dal 2000, i Presidenti delle Regioni. Bettino Craxi e Giorgio Almirante, da postazioni diverse, parlarono di elezione diretta del Presidente della Repubblica (o del premier) in un dibattito fecondo, sepolto poi dalla estinzione dei partiti.

Una riforma costituzionale che consenta agli italiani di scegliere chi li governa sarebbe auspicabile e anche urgente. Il sistema di contrappesi scelto, sulla base del semipresidenzialismo francese o del modello americano, garantirebbe l’equilibrio tra le istituzioni. Se il centrosinistra si chiuderà a riccio bisognerà avere il coraggio di procedere a maggioranza, affrontando con dignità il quesito referendario. Su questo presupposto, ai tempi della bicamerale D’Alema, i due poli sembravano essere d’accordo ma sono passati invano 25 anni senza che nulla sia accaduto.

Eleggere direttamente chi ci governa significa garantire stabilità, credibilità, responsabilità, proteggendo il voto democratico da ribaltoni e tradimenti. Poi, bisognerà certamente affrontare la riforma del sistema giudiziario partendo, a mio avviso, dai quesiti referendari presentati dal mio partito e dai radicali: separazione delle carriere, abolizione della Severino, riforma della custodia cautelare che va reamente riservata ai casi eccezionali, verifica delle valutazioni delle carriere dei magistrati.

Una riforma che non intaccherà in nessun modo l’autonomia e l’obbligatorietà dell’azione penale ma darà garanzie di terzietà ai cittadini. Come deputato sono interessata ed entusiasmata dalla prospettiva di poter partecipare a una sorta di costituente. L’Italia ha bisogno di modernità, di rafforzamento della sua tradizione giuridico-culturale, di una dimensione presidenziale che preservi la democrazia parlamentare ma che elimini, per sempre, il vulnus dei cambiamenti di maggioranza. La fiducia dataci domenica scorsa va saputa gestire. Va meritata e confermata. Per questo il nostro obiettivo dovrà essere riformare l’Italia rendendola più autorevole, più libera, più giusta».

*deputata Lega

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