COSENZA Lo scorso mese di luglio, il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), ha stilato la classifica delle Università italiane. Si tratta di «un’articolata analisi del sistema universitario italiano (atenei statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensioni) basata sulla valutazione delle strutture disponibili, dei servizi erogati, del livello di internazionalizzazione, della capacità di comunicazione 2.0 e della occupabilità». La Calabria è riuscita a strappare due podi e un quattordicesimo posto. Si aggiudicano due terzi posti l’Università della Calabria (che guadagna una posizione rispetto allo scorso anno) e l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (che di posizioni ne scala addirittura tre). Quattordicesima tra gli atenei di medie dimensioni la “Magna Graecia” di Catanzaro, che segna comunque ottimi risultati nella ricerca scientifica.
Al di là delle graduatorie, comunque significative, si conferma l’idea che gli atenei possano essere il motore per la rinascita. Ne è convinto anche Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, che al Corriere della Calabria si sofferma su sfide e obiettivi da delle regioni del Sud Italia. L’analisi arriva a margine del convegno “Il ricco Mezzogionro“, evento conclusivo della cerimonia di annullo filatelico del francobollo emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico per celebrare i 210 anni dall’istituzione della Camera di Commercio di Cosenza, tenutasi a Roma. «Ricco mezzogiorno, non è naturalmente un titolo casuale ma voluto, serve proprio ad esprimere la convinzione che il Mezzogiorno sia pieno di patrimoni ambientali, culturali, industriali e che questa ricchezza debba – in qualche modo – essere messa a reddito», sottolinea De Rita. «Ci sono tutte le condizioni istituzionali e finanziarie per poter sfruttare questa occasione, ma il passaggio cruciale è la trasformazione di questo patrimonio in reddito, sviluppo e miglioramento del benessere. Un passaggio non facile, che il Mezzogiorno si sta preparando ad affrontare».
Motore di questa necessaria e opportuna trasformazione sono evidentemente le Università. Gli studenti rappresentano la futura classe dirigente di un Paese che si appresta ad affrontare crisi ed emergenze, ma deciso a cogliere le enormi opportunità legate ai fondi del Pnrr. «Tutte le Università italiane – dice De Rita – stanno registrando una crescita delle iscrizioni, avviene un po’ in tutta Italia e in modo particolare nelle regioni del Mezzogiorno». Ma resta alto il numero di studenti che sceglie di lasciare la propria terra per migrare altrove, in cerca di opportunità di studio e lavoro. De Rita li definisce “espatriati” ma sottolinea come al Sud vi sia il numero maggiori di laureati, «la percentuale più alta della media italiana». Ma secondo il segretario generale del Censis, «la vera sfida per gli Atenei del Mezzogiorno non può essere solo quella di trattenere i propri giovani, ma di attrarre studenti provenienti dal Nord Italia». «E’ importante che si formino, mettano le radici nel territorio della Calabria, in quello delle regioni del Sudo», continua De Rita. Che chiosa: «L’Unical, ad esempio, ha superato negli anni tante difficoltà, però l’Ateneo è uscito alla grande e facendo l’unica cosa possibile: scommettere sui giovani, sulla loro formazione e sulla crescita delle competenze».
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