ROMA Escalation militare dagli esiti imprevedibili o ipotesi di negoziato: mai come in queste ultime ore la guerra in Ucraina sta oscillando tra queste due prospettive opposte.
La pioggia di fuoco russa che si è abbattuta su Kiev e sul resto del Paese ha portato alla convocazione d’urgenza del G7, che ha condannato Mosca.
E Volodymyr Zelensky ha avvertito che un dialogo sarebbe possibile solo con un altro leader al posto di Vladimir Putin. Allo stesso tempo il Cremlino ha inviato segnali agli Usa, aprendo ad un faccia a faccia Putin-Biden al G20 di novembre a Bali: forse la spia che i continui passi falsi dell’Armata sul terreno abbiano finalmente convinto lo zar a tentare una soluzione diplomatica.
La nota finale del G7, riunito dalla presidenza tedesca in videoconferenza, ha confermato la compattezza del fronte occidentale al fianco del Paese invaso, «finché sarà necessario». Perché Putin è il «responsabile» degli «attacchi indiscriminati contro civili innocenti». Condanna a cui si è aggiunta la promessa degli Usa di nuove armi a Kiev, mentre la Germania ha consegnato il primo dei quattro sistemi di difesa aerea promessi. «Il nostro obiettivo deve essere la pace, ma una pace che sia giusta e voluta dall’Ucraina», è stata la sintesi di Mario Draghi, che in mattinata ha avuto anche un colloquio telefonico con Zelensky. Il presidente ucraino, rivolgendosi ai partner, ha avvertito che Putin «ha ancora i mezzi per un’ulteriore escalation». Ed ha chiesto sanzioni più severe e nuovi aiuti militari per «contribuire a creare uno scudo aereo» a protezione del suo Paese. Il mantra di Zelensky, anche in questa fase, resta lo stesso: finché Putin resterà al potere, si continuerà a combattere. Ed eventuali colloqui di pace potranno tenersi «o con un altro capo della Russia, che rispetti la Carta delle Nazioni Unite, i principi fondamentali dell’umanità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, o in una configurazione diversa».
Ovvero con lo zar fuori dal negoziato. L’ennesima chiusura del leader di Kiev però non dovrebbe aver suscitato grossa sorpresa al Cremlino, che appare piuttosto orientato a dialogare con il principale sponsor dell’Ucraina, Joe Biden.
Tanto che a Mosca sono pronti a considerare la proposta di un incontro tra i presidenti russo e americano al G20 di Bali, «qualora venisse inoltrata», ha fatto sapere il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov. Nei giorni scorsi questa possibilità non era stata esclusa neanche dallo stesso Biden, e un’apertura al dialogo era stata lanciata anche dal segretario di Stato Antony Blinken. Almeno una tregua, in effetti, appare di interesse comune: per Biden, perché teme che Zelensky si spinga troppo in là negli attacchi oltre confine. E per Putin, perché la controffensiva ucraina è sempre più efficace, come dimostra anche l’attacco al ponte in Crimea. E’ anche possibile che il lato conciliante di Putin sia solo l’ennesimo trucco per guadagnare tempo e consentire al suo esercito di riorganizzarsi, ma di certo il presidente russo è molto attivo sul fronte diplomatico.
x
x