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«Il 118 è stato distrutto. Nel Lametino persi trenta medici, ci sono 59 turni scoperti. Così siamo impotenti»

Dure accuse di un medico: «Responsabilità della commissione straordinaria dell’Asp». La replica del prefetto: «Le indennità erano illegittime. I responsabili erano costretti a sottoscrivere il falso»

Pubblicato il: 14/10/2022 – 17:37
di Emiliano Morrone
«Il 118 è stato distrutto. Nel Lametino persi trenta medici, ci sono 59 turni scoperti. Così siamo impotenti»

CATANZARO Saverio Ferrari è un medico che lavora nel 118 dell’Asp di Catanzaro dal novembre 2009. Nel 2019, la commissione straordinaria dello stesso ente, sciolto per infiltrazioni mafiose, gli aveva chiesto intorno a 100mila euro, ritenendo illegittima l’indennità aggiuntiva percepita dai medici del servizio a partire dal 2010. «Il fatto – lamenta Ferrari – ha nel tempo provocato la fuga di una trentina di colleghi, perciò siamo rimasti in pochissimi. Le fornisco il quadro attuale. Riguardo all’ottobre in corso, nelle tre postazioni del 118 di Lamezia Terme, Falerna e Soveria Mannelli, abbiamo 59 turni scoperti tra mattina, pomeriggio e notte. In organico sono rimasti 12 medici, cioè quattro per ciascuna delle riferite postazioni. Così siamo impotenti». 

«Ecco perché abbiamo perso una trentina di medici»

«Quando nel 2009 presi servizio, il 118 – racconta Ferrari – funzionava benissimo. C’erano perfino medici in eccesso rispetto al fabbisogno. Il nostro lavoro era ben retribuito e affascinante. I colleghi della mia età volevano stare nel 118. Nella provincia di Catanzaro tutte le 14 ambulanze in uso avevano sempre il medico a bordo, dunque i turni non saltavano mai. Nel 2019 arrivò la triade commissariale antimafia per via della famosa inchiesta “Quinta Bolgia”. Sotto insistenza della dottoressa Sandra Matozzo, dirigente aziendale dell’Unità operativa della Medicina convenzionata, la commissione si convinse che doveva togliere questa benedetta indennità di 5,50 euro per ogni ora lavorativa in più. Perciò l’Asp di Catanzaro ci levò l’indennità e ci chiese indietro i soldi. Diversi colleghi sono andati via perché hanno visto che invece di guadagnare ci perdevano. L’indennità in questione era di 1000 euro lordi, quindi di 600 o 700 euro netti al mese. Non solo: in più l’Asp di Catanzaro ha trattenuto quanto a suo avviso non era dovuto. Abbiamo avuto una perdita secca dai 1000 ai 1200 euro al mese, per cui chi ha potuto è scappato». 

«La commissione straordinaria dell’Asp di Catanzaro ha distrutto il 118»

«Nel giro di due anni e mezzo – ribadisce Ferrari – abbiamo perso una trentina di colleghi e siamo arrivati ad una situazione con decine di turni scoperti in tutta l’Asp. I danni gravi li ha fatti la dottoressa Luisa Latella, componente della commissione straordinaria». «Oggi – continua il medico – il 118 è praticamente raso al suolo, distrutto. Consideri che nell’area lametina la postazione di Maida è ormai demedicalizzata da quattro anni. Capita spesso che nel territorio lametino, di circa 200mila abitanti, ci sia una sola ambulanza medicalizzata. Poi ci siamo rivolti ad un avvocato e abbiamo avviato una causa. In più, in sede penale abbiamo presentato degli esposti, uno a dicembre 2020 e un secondo a settembre del 2021, contro la triade commissariale dell’Asp (ritornata alla gestione ordinaria, ndr) e contro la dottoressa Matozzo».

Lo scontro istituzionale si inasprisce

«Era uscito un articolo di legge, nel decreto Sostegni bis, che imponeva alle aziende di non toccare le indennità fino a dicembre 2020 ma è stato ignorato dalla precedente gestione commissariale del governo, che non ha fatto nulla. Longo ci aveva detto che non poteva mettersi contro la terna commissariale antimafia. La Latella mi aveva obiettato che poteva fare ciò che voleva; io le ho risposto che poteva agire in questo modo soltanto a casa sua». 

La versione del prefetto Latella e la sentenza del giudice del Lavoro

«L’indennità in questione – afferma il prefetto Luisa Latella, all’epoca dei fatti componente della commissione straordinaria dell’Asp di Catanzaro – di per sé è illegittima. Il giudice del Lavoro di Lamezia Terme l’ha riconosciuto con molta chiarezza», in una sentenza del febbraio scorso. In effetti, nella sentenza, che abbiano reperito, si legge che «in assenza di prova circa l’impegno orario destinato all’effettivo espletamento dei compiti aggiuntivi, la corresponsione dell’indennità ex art. 29 dell’Air (Accordo integrativo regionale, ndr) 2006 appare illegittima». «Tuttavia, il recupero delle somme percepite a titolo di indennità aggiuntiva ex art. 29 dell’AIR 2006 è precluso dall’art. 24-bis della L. n. 69/2021, che ha convertito il decreto legge n. 41/2021», «secondo cui», prosegue la stessa sentenza, «al fine di tutelare il servizio sanitario e di fronteggiare l’emergenza epidemiologica conseguente alla diffusione del virus SARS-CoV-2, le somme corrisposte al personale medico convenzionato addetto al servizio di emergenza-urgenza fino al 31 dicembre 2020, a seguito di prestazioni lavorative rese in esecuzione di accordi collettivi nazionali di lavoro o integrativi regionali regolarmente sottoscritti, non sono ripetibili, salvo che nei casi di dolo o colpa grave». «Va, di conseguenza, respinta – secondo la conclusione del giudice del Lavoro di Lamezia Terme – la domanda riconvenzionale spiegata dall’Asp di Catanzaro al fine di ottenere la restituzione delle somme corrisposte a titolo di indennità aggiuntiva sulla retribuzione feriale a decorrere dall’anno 2010, tenuto conto che la normativa emergenziale non consente di operare alcuna distinzione in tal senso». 

«Responsabili del 118 erano costretti a sottoscrivere il falso»

«L’indennità aggiuntiva – spiega il prefetto Latella – è stata corrisposta a forfait, senza che ci fosse l’attestazione delle relative ragioni. In altri termini, essa non era prevista né dal contratto nazionale né da quello regionale. Noi avevamo più volte proposto delle soluzioni alla Regione Calabria, sia al commissario Cotticelli che al commissario Longo, al fine di corrispondere le somme secondo il lavoro effettivamente svolto dai medici del 118 dell’Asp di Catanzaro. Aggiungo che sulla vicenda esistono relazioni pesanti, non solo di una dirigente ma anche di responsabili del 118, i quali erano costretti a sottoscrivere situazioni che non corrispondevano al reale. Inoltre, noi abbiamo lavorato con la Guardia di Finanza, che prima di tutti aveva rilevato il problema. Peraltro, il dirigente del 118 dell’epoca, Antonio Telesa, denunciò 42 medici del servizio per certificazione medica falsa relativa al marzo 2020. Le preciso che noi assumemmo altri medici, stabilendo la fascia oraria più elevata, proprio come consentito dalle norme. Il punto vero è che molti medici lasciano l’emergenza/urgenza per fare altro, qualcosa di meno rischioso». 

Il ripristino dell’indennità aggiuntiva 

Insomma, la vicenda, che, per quanto riferito dal prefetto Latella, non ha trovato determinazioni da parte dei precedenti commissari alla Sanità calabrese, Saverio Cotticelli e Guido Nicolò Longo, è finita in tribunale. Ci vorrà dunque del tempo prima che la giustizia stabilisca chi ha ragione e chi ha torto. Dal canto suo, con proprio decreto dello scorso luglio, il commissario Roberto Occhiuto, sottolinea Ferrari, «ha ripristinato l’indennità aggiuntiva, elevandola a 10 euro all’ora», «sia pure – puntualizza Latella – in rapporto al lavoro aggiuntivo effettivamente svolto dai medici del 118». 

«Ecco come ripopolare l’organico medico del 118»

«Il provvedimento del commissario Occhiuto non basta», sostiene Ferrari, che è medico convenzionato e dal 2013 a tempo indeterminato. «Sul Corriere della Calabria ho letto che la Regione vorrebbe passarci alla dipendenza per garantirci anche una progressione di carriera. È giustissimo e lo stiamo chiedendo da anni. Basterebbe riformulare i decreti legge numero 502/1992 e numero 229/1999, che già hanno permesso il passaggio alla dirigenza di alcuni colleghi, seppure pochissimi, che attualmente operano nel 118 calabrese. Inoltre, il nostro Accordo integrativo regionale è fermo al 2006. Perciò basterebbe rinnovarlo immediatamente in maniera seria, decidendo, come fatto nei decreti succitati, di far passare alla dirigenza i medici convenzionati con cinque anni di rapporto alle spalle. Per rimpinguare gli organici dei medici sono questi i mezzi idonei. Per attuarli, ci vorrebbe un mese. Spero che quanto il tecnico da voi sentito ha enunciato possa corrispondere al vero (leggi qui l’approfondimento di Corriere Suem sul progetto regionale di riforma dell’emergenza/urgenza). Allora il 118 potrebbe ridiventare un fiore all’occhiello della sanità calabrese. Bisogna passare però dagli annunci ai fatti in tempi celerissimi».

«Per il momento le ambulanze arrivano troppo tardi»

«Ora siamo messi molto male – si duole Ferrari – e il 118 dell’Asp di Catanzaro è quello che sta peggio. Il territorio il calabrese accetta tutto, protesta quando l’ambulanza non arriva o arriva in ritardo, ma poi si scorda e non fa nulla. Prima il nostro 118 dava delle buone risposte. Ora le postazioni di Sersale, Tiriolo e Maida non hanno il medico a bordo da quattro anni e le 11 rimaste hanno diversi turni scoperti. Abbiamo appena cinque o sei medici sulle ambulanze che sono dipendenti dell’Asp. Nell’inverno scorso ero a Soveria Mannelli. Ci mandarono in codice rosso per un incidente stradale sull’autostrada tra Falerna e Lamezia, nella corsia verso nord. Impiegammo 53 minuti, ma per fortuna il paziente aveva soltanto un taglio sul ginocchio. Un’altra volta venni inviato, in codice rosso, da Soveria Mannelli a Feroleto Antico, difficile da raggiungere presto. Allora l’ambulanza medicalizzata più vicina era proprio a Soveria. Di recente il collega medico Raffaele Caparello è morto perché in due ore non gli è arrivata l’ambulanza. Durante l’emergenza Covid, una signora, che era già malata, morì a piazza della Repubblica accanto al Tribunale di Lamezia. L’ambulanza arrivò dopo due ore da Maida, senza medico. Durante la pandemia, i vertici dell’Asp di Catanzaro continuarono a prendere soldi, ma senza migliorare il sistema. Fecero contratti dinamici e reclutarono giovani medici, laureati a giugno e messi in ambulanza a settembre, però in seguito ad un corso farlocco. Addirittura, per il solo mese di marzo 2021, la spesa per sette medici è stata di 45mila euro». 

«Nella futura Centrale operativa unica deve esserci personale sanitario»

Per tutti questi motivi, credo che l’emergenza/urgenza della Calabria vada riformata. Ho letto con attenzione il vostro approfondimento nel merito (qui il link). Al riguardo, penso che la Centrale operativa unica potrebbe essere utile se sul territorio ci fossero le risorse adeguate a dare le risposte necessarie. Dovrebbero esserci ambulanze attrezzate bene e con il personale occorrente, altrimenti la Centrale unica non servirebbe. Mi consenta di dire, però, che in Centrale il personale sanitario deve esserci. Non si può contare soltanto sul personale tecnico, come pare, invece, voglia fare la Regione Calabria. Il personale sanitario ci dà il codice di partenza. In sostanza, ci vogliono figure esperte di sanità che sappiano gestire bene le telefonate e indirizzare i soccorsi. Ancora, il medico in ambulanza è determinante sempre, specie nel caso delle patologie tempo dipendenti, per esempio ictus, infarto miocardico acuto, sepsi, trauma maggiore. Si tratta di patologie che richiedono una diagnosi medica tempestiva, l’inizio di una terapia appropriata e poi il trasferimento del paziente nell’ospedale più idoneo per proseguire l’iter diagnostico e terapeutico. Infine, il 118 medicalizzato è il primo filtro per scongiurare tantissimi accessi impropri al Pronto soccorso, per evitare confusione e accertamenti inutili per il paziente e dannosi per le casse dello Stato». (redazione@corrierecal.it)

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