BOLOGNA Originario di Gioia Tauro, consulente aziendale e politico. Francesco Patamia, fondatore del partito “Europei Liberali” e candidato alla Camera nelle ultime elezioni con la lista “Noi moderati” di Maurizio Lupi nel collegio di Piacenza, è tra le persone arrestate nell’inchiesta della Dda di Bologna sulle infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna e, in particolare in Riviera. Patamia, 35 anni, sarebbe secondo l’accusa il punto di riferimento di una serie di operazioni economico-finanziarie che avrebbero consentito ai clan Piromalli e Mancuso di reinvestire capitali sporchi nel settore del commercio.
Patamia, che si trova in carcere così come il padre Rocco, era consulente per diverse imprese europee e per alcune multinazionali. Una “scalata” – iniziata con il classico trasferimento della famiglia al Nord dalla Piana di Gioia quando Patamia aveva 18 anni – compiuta in pochi anni che ha attirato le attenzioni degli investigatori. «Vatti a vedere di dove sono e chi sono i miei parenti», avrebbe detto a uno dei suoi interlocutori dubbiosi.
«I calabresi – aveva detto in una recente intervista – sono stati il cuore pulsante dell’economia italiana, e mi sentirei di dire europea: trasferendosi e fornendo le proprie capacità hanno contribuito allo sviluppo delle più variegate realtà produttive settentrionali. Proprio per questo mi appello ai calabresi affinché supportino la mia candidatura e appoggino i valori autentici che ho imparato proprio nella mia terra d’origine e in quella d’adozione».
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