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l’intervista

Hiske Maas: «Nik vive attraverso le sue opere, visibili e geniali»

L’incontro a Parigi e una grande storia d’amore. Gli artisti nel ’69 diedero vita al MuSaBa e oggi come allora «i turisti cercano un’esperienza diversa»

Pubblicato il: 29/10/2022 – 18:27
di Fabio Benincasa
Hiske Maas: «Nik vive attraverso le sue opere, visibili e geniali»

COSENZA Il MuSaBa si scorge per caso attraversando la “Limina”, la strada che collega la costa jonica e tirrenica reggina. Un tripudio di colori che lascia stupiti viaggiatori e turisti ignari della straordinaria bellezza di un luogo di cui non si può ignorare il richiamo. I colori dirompenti e vivaci, le geometrie che si inseguono e l’antichità del luogo che contemporaneamente evoca, non possono lasciare indifferente nessuno. Fondato dall’artista Nik Spatari (scomparso ad agosto 2020) e dalla moglie Hiske Maas nel 1969, il MuSaBa sorge nell’antico Complesso Monastico di Santa Barbara a Mammola, in provincia di Reggio Calabria. Nonostante la morte di Spatari, il Musaba continua la propria attività animato dalla passione e dall’impegno di Hiske. «Il mio non è un sogno, sono più di 50 anni di grande lavoro e oggi mi chiamano adesso Le guerrier», racconta al Corriere della Calabria.

«Antichi mestieri e borghi abbandonati»

Negli anni ’70, Nik e Hiske sono riusciti da un pianoro che guarda al mar Jonio, nel cuore della Locride, a dar vita all’unico museo all’aperto della regione, uno dei pochi in Europa che è anche laboratorio di sperimentazione artistica e di tutela del paesaggio. «Oggi il mondo che ci circonda ha perso quello spirito, pochi i giovani che hanno voglia di fare, di sporcarsi le mani e anche i modi sono meno gentili». Hiske Maas si sofferma sull’impegno degli studenti calabresi: «Studiano, ma imparano poco. Quasi nessuno conosce gli antichi mestieri, e quasi nessuno sa più usare le mani». E di cose da fare ve ne sono molte. «Pensate ai borghi abbandonati, tanti turisti stranieri vengono da noi in Calabria e non vogliono un turismo di massa».

Il MuSaBa, prima e dopo Nik Spatari

«Rendiamo i luoghi più vivi», dice Maas.«Del Musaba non abbiamo voluto fare un Museo, ma un laboratorio di arte, architettura e paesaggio. Nik è stato geniale a non fare interventi semplici, ma a creare lavori bellissimi. Abbiamo costruito tutto con le nostre mani. Nessuno, quasi mai, ci ha mai aiutati». Un esercizio di resilienza. «Noi andiamo avanti perché si parla del MuSaBa e lo si fa sempre di più perché le persone cercano un’emozione diversa». Pittore, scultore, architetto, Nik Spatari da autodidatta ha frequentato e collaborato con i grandi del Novecento, da Picasso a Le Corbusier, Da Jean Cocteau a Max Ernst. Il MuSaBa comprende un grande spazio aperto con giardini che va a costituire un’opera “murale-tridimensionale”. Nel parco la spinta a promuovere attività artistiche assume un valore che va al di là del contesto culturale. Infatti l’avventura del museo nasce da un tempo remoto. Dove oggi sorge il MuSaBa sorgevano templi arcaici, terme romane. Da qui sono passati grandi artisti e hanno creato le loro opere. Tra le tante realizzazioni, all’interno dell’ex chiesa si trova “Il sogno di Giacobbe”, più conosciuto come “La Cappella Sistina della Calabria”, un’opera veramente monumentale che attira numerosi turisti, circa 20 mila ogni anno. La tecnica utilizzata per realizzarlo è un’invenzione di Spatari. «Le figure, le silhouette sono ritagliate su fogli di legno leggero, dipinte e poi applicate come rilievi sospesi nell’aria».

Senza Nik

«Nic mancherà sempre, ma ha lasciato delle cose visibili, dalle sue opere si comprende l’uomo, il genio. Parliamo di un uomo che non ha mai studiato, era sordo e nel 1929 a scuola difficilmente riuscivano a supportarti a dovere». La perdita dell’udito ad appena 11 anni lo costrinse a formarsi praticamente da solo. Un autodidatta. Ma la curiosità, la sete di sapere ha da sempre caratterizzato la vita di Nik Spatari che ha iniziato ad occuparsi di arte, fino ad esporre le sue prime opere al Museo Archeologico di Reggio Calabria nel 1956, come racconta Hiske: «Un sacco di giornalisti si interessarono alla mostra che contava circa 200 opere, e da quel momento in tanti e da tutta Italia iniziarono ad apprezzare i suoi lavori». Da lì Spatari parte, raggiunge prima Firenze e poi Parigi, «li ci siamo conosciuti», sorride Hiske. Nella Capitale francese, il poliedrico artista fece il salto di qualità nel confronto artistico con geni assoluti del ‘900 come Pablo Picasso e Max Ernst. Poi il rientro in Italia, nel 1966 prima a Milano dove con Hiske Mass aprì una galleria d’arte ed infine il ritorno nella sua Mammola.

Visione miope

Era il 2017 quando Nic e Hiske lanciarono un appello alle istituzioni per sostenere il MuSaba. «Svegliati Regione Calabria. Il Musaba è una questione regionale, nazionale, internazionale… Natura e cultura sono gli elementi che hanno diviso i calabresi. E solo natura e cultura li potrà riunire. E cos’è Musaba, se non natura e cultura fondati insieme? Quindi possiamo fissare qui oggi un impegno: che il sogno di Giacobbe diventi il segno di una Calabria nuova, il sogno di Nik sia il segno di riscatto per questa regione». La svolta sembrava a un passo. Poi nulla o quasi. Maas ancora oggi sottolinea la quasi totale assenza delle istituzioni. «E’ una storia vecchia – dice al Corriere della Calabria – solo per il “Sogno di Giacobbe” – che aveva bisogno di maggiore protezione – abbiamo ricevuto un finanziamento vero».

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