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Cosche rapaci nel Crotonese, chieste 43 condanne in appello – NOMI

In primo grado è stata riconosciuta per la prima volta l’esistenza delle cosche Mannolo e Zoffreo sul territorio di San Leonardo di Cutro

Pubblicato il: 12/12/2022 – 16:48
di Alessia Truzzolillo
Cosche rapaci nel Crotonese, chieste 43 condanne in appello – NOMI

CATANZARO Il pubblico ministero della Dda di Catanzaro Andrea Bulzelli, applicato come sostituto procuratore generale, ha chiesto la conferma in appello delle 43 condanne già comminate in primo grado agli imputati coinvolti nel processo Malapianta-Infectio.
Il 24 maggio 2021, per la prima volta, la sentenza emessa dal gup Grabiella Logozzo ha riconosciuto l’esistenza delle cosche Mannolo e Zoffreo sul territorio di San Leonardo di Cutro.
Il pg ha invocato la condanna a 20 anni per Mario Mannolo, Pasquale Gentile e Fiore Zoffreo, esponenti di spicco della consorteria e la conferma della condanna a 19 anni e 10 mesi per Giuseppe Gentile e a 18 anni Leonardo Zoffreo. È stato richiesto che vengano condannati anche i rappresentanti della proiezione delle cosche cutresi a Perugia: Domenico Ribecco, 10 anni; Francesco Ribecco, 9 anni e 8 mesi; Natale Ribecco, 15 anni e 4 mesi.
L’accusa comprende, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, minaccia, violenza privata, traffico di stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, violenza privata, associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria strumentali alla realizzazione sistematica di frodi in danno al sistema bancario.

Le richieste di condanna

Il pg ha chiesto la condanna di:

ARAPI Sherif, 8 anni;
BARBARO Antonio, 14 anni;
BASILE Domenico, 4 anni e 8 mesi di reclusione;
BEVILACQUA Antonio, 10 anni;
CALI Ilirjan, un anno e 3000 euro di multa;
CAPUTO Alessandro, 3 anni e 6000 euro di multa;
CASTAGNINO Giacinto, 4 anni e 18mila euro di multa;
CONTI Fabrizio, 7 anni e 8 mesi;
COSTANTINO Antonio, un anno, 6 mesi e 4mila euro di multa;
COSTANTINO Giuseppe, 6 anni e 30mila euro di multa;
CUTRÌ Mario, 14 anni;
DE BONIS Mario, 7 anni, 4 mesi e 10.200 euro di multa;
FALCONE Mario, 4 anni e 4000 euro di multa;
FORIN Sandro, 3 anni, 4 mesi e 4mila euro di multa;
GERMINI Ambra, un anno, un mese, 10 giorni e 400 euro di multa;
GENTILE Pasquale, 20 anni;
MANETTA Cosimo, 11 anni e 8 mesi;
MANNOLO Daniela, 3 anni, 4 mesi;
MANNOLO Dante, classe ’68 (collaboratore di giustizia) 9 anni, 4 mesi e 6000 euro di multa;
MANNOLO Dante, classe ’79, 6 anni, 8 mesi e 6mila euro di multa;
MANNOLO Giuseppe, 19 anni e 10 mesi;
MANNOLO Fabio, 5 anni, 4 mesi e 4mila euro di multa;
MANNOLO Lucia, 10 mesi e 20 giorni;
MANNOLO Mario, 20 anni;
MANNOLO Pasquale, 10 mesi e 20 giorni di reclusione;
MAZZEO Vincenzo Antonio, 5 anni e 4 mesi;
MERCURIO Antonio, 3 anni, 6 mesi e 20 giorni;
NARDONI Valter, 4 anni, 2 mesi e 6mila euro di multa;
PASSALACQUA Elio, 11 anni e 4 mesi;
PASSALACQUA Francesco, 10 anni, 2 mesi e 20 giorni;
PASSALACQUA Leonardo, 11 e 8 mesi;
PIGNANELLI Luigi, 9 anni e 6 mesi;
PERINI Alessandro, 11 anni e 8 mesi;
PERRI Nicola, 11 anni e 6 mesi;
PROCOPIO Gregorio, 10 anni;
RASO Luigi, 12 anni;
REGNI Emiliano, 5 anni e 8 mesi;
RIBECCO Domenico, 10 anni;
RIBECCO Francesco, 9 anni e 8 mesi;
RIBECCO Natale, 15 anni e 4 mesi;
VALENTINI Francesco, 7 anni e 4 mesi;
ZOFFREO Fiore, 20 anni;
ZOFFREO Leonardo, 18 anni.

Cosche rapaci

Un comprensorio depredato per anni in maniera feroce dalle cosche “Mannolo-Trapasso-Zoffreo-Falcone” inserite nel più ampio contesto criminale capeggiato dalla famiglia Grande Aracri, questo racconta l’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Crotone, guidata dal colonnello Emilio Fiora. Il controllo delle attività economiche era appannaggio delle famiglie di mafia che hanno sfruttato per il proprio tornaconto la ricchezza turistica del territorio, in particolare insidiandosi nella gestione dei villaggi turistici. Tra gli imputati emerge la figura di Remo Mannolo, fratello di Dante, accusato di avere gestito le estorsioni nel settore turistico in qualità di promotore della consorteria.

La storia di Porto Kaleo

Esempio della rapacità delle cosche di San Leonardo è la storia di “Porto Kaleo”, villaggio turistico vessato dalla malavita come tutti quelli presenti tra Steccato di Cutro e Cropani. Manodopera imposta, come imposto era il caffè che il resort doveva comprare, e non solo. C’era anche da pagare per evitare ritorsioni. Dopo anni di vessazioni e 800mila euro estorti, l’imprenditore Giovanni Notarianni, proprietario di Porto Kaleo, ha denunciato ogni cosa e le sue parole sono diventate pietre nell’inchiesta “Malapianta”. Il testimone di giustizia – che oggi vive sotto scorta – ha dato un contributo di pregio alle indagini.

Le cosche a Perugia

 L’indagine “Infectio” approfondisce quanto emerso già lo scorso maggio nell’operazione Malapianta. E rivela che le cosche di San Leonardo di Cutro (Mannolo, Zoffreo e Trapasso), così come la loro proiezione in Umbria, fossero ancora operativi. In Umbria, attraverso stabili collegamenti con la casa madre, avevano impiantato un lucroso traffico di stupefacenti, anche con la complicità di trafficanti albanesi, minando – attraverso le estorsioni – la libera concorrenza nell’esecuzione di lavori edili e si erano attivate anche a favore di soggetti candidati alle elezioni amministrative locali. Il clan aveva inquinato il tessuto economico attraverso la predisposizione di società, spesso intestate a prestanome o soggetto inesistenti, in grado di offrire prodotti illeciti (come fatture per operazioni inesistenti) a favore di imprenditori compiacenti: business, quest’ultimo, che ha visto il coinvolgimento anche di soggetti vicini alla ‘ndrangheta vibonese e che ha consentito al sodalizio di lucrare cospicui guadagni attraverso sofisticate truffe in danno di diversi istituti di credito e complesse operazioni di riciclaggio del denaro sporco. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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