«Atteso il ritiro delle firme dei consiglieri proponenti e alla luce della richiesta di audizione del presidente dell’Anci, si è deciso di rimandare alla prima commissione per audire il presidente dell’Anci o chi ne farà richiesta in questa settimana perché intendiamo riproporla obbligatoriamente entro la fine dell’anno». La formula sintetica e sbrigativa con la quale oggi il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso ha liquidato il dossier ludopatia è indicativa del clima che si registra nella maggioranza di governo.
La seduta del Consiglio regionale non ha riservato particolari sussulti ma l’esito della partita sulla legge relativa al gioco d’azzardo, con il dietrofront dei capigruppo che hanno ritirato la firma al provvedimento determinando di fatto il ritiro dell’interna normativa, non cancella il dato politico che conferma un quadro ormai evidente da alcune settimane: la compattezza della coalizione di governo oggi è un miraggio, almeno in confronto alle prove muscolari che il centrodestra a guida Roberto Occhiuto aveva fornito fino allo scorso 25 settembre, la data spartiacque. Prima la marcia indietro sulla figura del consigliere “supplente”, non gradito al governatore Occhiuto e non solo, ora la marcia indietro sulla legge sulla ludopatia, non gradita alla Chiesa, alle comunità di recupero, all’associazionismo calabrese e non ultimo a una consistente area della maggioranza – Lega e FdI oltre che – anche questa – non gradita a Occhiuto sono i segnali di un centrodestra che si è incartato e disunito, rivelando malumori su più livelli. Malumori che sarebbero emersi anche oggi nella riunione della maggioranza di preparazione alla seduta del Consiglio regionale, riunione che – riferiscono fonti accreditate di Palazzo Campanella – avrebbe avuto passaggi anche piuttosto tesi. Scollamento tra capigruppo e consiglieri, critiche più o meno velate nei confronti dello stesso Occhiuto, che – sarebbe la critica che circola a denti stretti in frange della maggioranza – sarebbe eccessivamente propenso a “bacchettare” più che a coinvolgere i consiglieri – e dello stesso Mancuso. Insomma, un bel po’ di nervosismo, nel centrodestra: oggettivamente non ci sono ancora i margini per parlare di una coalizione in crisi ma certo il suo stato di salute non è smagliante come qualche mese fa, per nulla smagliante. Un colosso d’argilla, oggi, il centrodestra.
Il tutto a fronte di un altro dato politico che, in modo speculare, invece si sta maturando nelle opposizioni, che hanno da qualche settimana avviato un percorso di dialogo e di avvicinamento per arrivare magari a una unica opposizione. A molti osservatori politici oggi non è sfuggito il significato della creazione, da parte del consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, di passare dal gruppo DeMa al gruppo Misto con la nuova componente “Liberamente progressisti”: uno step che può rappresentare un ponte verso la costruzione di un campo largo di centrosinistra che ricongiunga la coalizione guidata da Amalia Bruni alle Regionali 2021 con Pd e M5S e l’altra ala della minoranza, quella che faceva capo al movimento di De Magistris, che ora ha un solo frontman, Ferdinando Laghi. (a. cant.)
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