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Inchiesta “Reset”

Controlli alle «macchine da gioco alterate». I timori di un gestore cosentino: «Se me li trovano mi fanno male!»

Il business del gaming garantisce danaro al clan, ma spaventa chi installa gli apparecchi manomessi. «Manda qualcuno che mi toglie tutto»

Pubblicato il: 26/12/2022 – 15:35
di Fabio Benincasa
Controlli alle «macchine da gioco alterate». I timori di un gestore cosentino: «Se me li trovano mi fanno male!»

COSENZA Il pentito Luciano Impieri, nel corso di uno degli interrogatori resi ai magistrati dopo aver deciso di contribuire fattivamente con la giustizia, espone con dovizia di particolari alcuni dettagli inerenti il settore del gaming. Slots, sale scommesse erano, di fatto, nelle mani della mala bruzia che addirittura poteva imporre ai gestori dei bar quali e quante macchinette da gioco detenere e da chi prenderle in gestione. C’è un episodio però che segna una frattura evidente in seno al clan Rango-Zingari che “sostituisce” Carlo Drago, estromesso dal business delle slot, per favorire Andrea Reda, indagato nell’inchiesta “Reset”.

«Le macchine da gioco alterate»

Le indagini svolte hanno permesso di rilevare l’utilizzo da parte di Andrea Reda «di macchine da gioco alterate». La circostanza assume valore quando lo stesso viene intercettato mentre parla con un soggetto preoccupato «per la presenza all’interno del suo bar di slots machine verosimilmente alterate o manomesse». L’uomo avvisa Reda che la mattina del 6 luglio 2017 il suo esercizio commerciale era stato oggetto di un controllo. «Cavaliè! oh…vedi che stamattina mi sono venuti a fare visita..Hai capito?...sono venuti, sono venuti gli amici. Che forse qualcuno me li ha mandati, sono andati al bar e mi ha chiamato…». E’ lo stesso titolare del bar sollecita l’intervento di Reda per liberare il locale da slot machine alterate o manomesse, che destavano preoccupazione ed apprensione. «…vedi come le devi..vedi come devi fare, mi devi mandare qualcuno che mi toglie tutto, adesso!….proprio ora urgentemente…». Andrea Reda però on pare per nulla preoccupato. «Il problema qual è?…siamo tutto a posto. Non hai capito, siamo tutto a posto…». Il gestore non si rasserena. «…vedi che se me li trovano mi fanno male!……vengono domani mattina, vengono solo per me… meno male che mi hanno trovato chiuso!…».

Le slot rotte

Nelle comunicazione di notizia di reato, gli agenti della Guardia di Finanza, Nucleo speciale polizia valutaria – Sezione investigativa Antiriciclaggio, annotano il malumore palesato da Andrea Reda «perché durante la procedura di cambio ed inserimento delle schede slot, verosimilmente alterate, le avevano danneggiate, non riuscendo a finalizzare l’operazione». Reda si rivolge ad una donna: «…statti zitta, che non cambiano, che ne abbiamo rotto due…statti zitta, ci, ci, ci..ne abbiamo cambiato una e se ne sono rotte due, si è rotta la nuova..si è rotta la nuova e si è rotta quella, non ne parliamo proprio, gli dice che non cambiano…». La discussione continua: «…si sono rotte le smart card, una non è partita proprio, eh, al capannone andava bene, l’ho portata qua e si è rotta, non sono partite, siamo usciti pazzi, fino a mò…». Il corretto posizionamento delle schede è fondamentale per garantire il funzionamento della macchina da gioco e per «meglio ottimizzare i possibili incassi». Reda lo sa bene e contatta un soggetto esperto. Intercettato, l’indagato riferisce al suo interlocutore di non dimenticarsi di lui «..ok, non ti di…non ti dimenticare di me…non ti dimentica…», specificando successivamente di fare lo «sviluppo». Per chi indaga si intende «alterare e/o contraffare schede slot». «Non ti dimenticare di me, non ti dimenticare di me, fammi fare un pò di sviluppo pure a me con le schede…» dice Reda subito tranquillizzato dal suo interlocutore.

I reggini «attivi nell’alterazione delle apparecchiature da gioco»

L’attività intercettiva prosegue ed emergono possibili elementi di collegamento tra Andrea Reda ed alcuni soggetti del reggino particolarmente attivi nell’attività di alterazione delle apparecchiature da gioco. In una captazione finite nell’inchiesta “Reset”, Reda parla con un interlocutore reggino e chiede lumi su costi e tempi di realizzazione di schede alterate. «Mi devi dire..mi devi dire quanto ci vuole per farmi queste tre..queste cin..cinque schede sono, se non sbaglio…Allora, io senza..se..se non ci mettiamo d’accordo, mi segui, che
farmeli a cinquemila……ok? Me li fai…che le piastre te li do io…ok, ci mettiamo d’accordo mi dici quanto ti devo dare, ok, nel senso che ci mettiamo d’accordo io e
te…». Reda propone un accordo proficuo per entrambi, previo corretto funzionamento delle schede slot. «Tu non ce l’hai cinque da prepararmi che io te ne do cinque?…tu me li trovi, ci troviamo a Villa io ti do queste cinque qua e tu mi dai quelle, però ci dobbiamo sempre mettere d’accordo per il prezzo, mi segui il discorso che ti voglio dire…io le devo fa..no io le devo far provà, dopo facciamo un bel discorso dopo, hai capito…». L’accordo viene rispettato dal suo interlocutore, convinto dell’opportunità offerta da Reda.
(f.benincasa@corrierecal.it)

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