La Statale 106 è un romanzo infinito, che la Route 66 le può soltanto lucidare le scarpe: sta al centro del mondo, perché è in un posto che è il centro del mondo da quando il mondo è nato. Sta al centro del mondo perché le storie le arrivano dai mondi in cui i calabresi sono andati, vanno; perché le sue storie si annidano nei bagagli della diaspora milionaria, calabrese. Ha raggiunto l’anno nuovo restando nel 153° di agosto che le ha mantenuto alta la temperatura dell’asfalto, giusta per corse mortali. Lei è un’amica infida, dichiaratamente bugiarda. Solo i fessi si fidano della 106. È nata per farti sbattere, per portarti fuori strada o tenerti sulla strada sbagliata. È incinta di una figlia bastarda, la chiamerà Variante, ha già deciso, ma ancora non si sa: quando nascerà, se nascerà o smorzerà la luce contro una 94 qualunque. Non fidatevi delle date e delle misure di wikipedia: è molto più lunga di quel che si dice. Il suo è l’eterno tempo degli anni ottanta, su di lei, dai suoi finestrini, vivranno per sempre i pozzetti dei gelati Gelca, le cassette di plastica delle Dreher, delle Peroni, delle Forst. Ci sarà sempre un rivenditore di bombole di gas, un mobilificio incendiato da poco, un alimentari con panini imbottiti, un furgone della Volkswagen. Un Barracuda aperto dal tramonto all’alba con una ballerina nuda sopra un tavolo. Da qualche basso poco distante giungeranno per sempre i rilanci a coprire il banco di vecchi arnesi della malavita che corrono a casa a prendere mazzi di banconote ormai fuori corso, per tenere il passo di ragazzini rampanti con pezzi stranuovi di euro. Gli uni e gli altri, utili fessi buoni a rovinare semenze di ruga; parafulmini in grado di concentrare su di loro l’attenzione di una Legge da sempre orba sulle tragedie del potere locale. La Statale 106 è un miracolo astronomico, un bucaniere che tiene sempre appesa una luna piena perché è in combutta con i ladri di bergamotti che approfittano della luce di Fengari per depredare gli allocchi che hanno abboccato al miracolo dell’oro verde, ma ci hanno creduto in così tanti che il miracolo lo stanno già soffocando. E la pera di Dio si mantiene un affare per i predoni che innalzano preghiere alla luna piena e si caricano sulle spalle bergamotti mannari che altri hanno coltivato, e dopo si affidano alla 106, per portare lontano il sudore non loro, sapendo che prima o poi la 106 gli armerà un tranello.
x
x