CATANZARO Dura la relazione del procuratore generale di Catanzaro, Giuseppe Lucantonio riguardo alle riforme e all’istituto dell’improcedibilità in particolare. «Un processo in cui non solo sono impegnati pubblici ministeri, avvocati, polizia giudiziaria, un collegio in primo grado, in appello non si fa, viene cancellato. E nessuno grida allo scandalo – ha detto il Pg nel corso del suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2023 –. La legge dice “se non lo fai in due anni si cancella”. Va bene, ma dammi i mezzi per farlo. Stiamo ancora aspettando. Dammi i giudici per farlo. Non si sa quando arrivano».
«La riforma della giustizia non si fa mettendo pezze a colori», ha detto il pg intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto catanzarese. «Siamo stati bravi, abbiamo prodotto – ha esordito Lucantonio – più di quanto potevamo e soprattutto abbiamo dato riprova che siamo capaci di arrangiarci anche in situazioni impossibili. L’unico appunto da fare è la rassegnazione a doversi arrangiare che è una cosa intollerabile». Il magistrato ricorda poi che «nel giro di 20 anni le norme processuali hanno avuto 196 modifiche, praticamente quasi una modifica ogni due mesi. Un minimo di organicità, sentiti non gli autorevoli scienziati ma quelli che ogni giorno vi lavorano, servirebbe. Bastava chiamare qualche giudice o qualche avvocato o qualche funzionario di cancelleria per sapere cosa serve. Noi non siamo in un posto in cui scaricando le colpe della giustizia si risolvono i problemi della democrazia».
«Chi ha frequentato le aule di giustizia e ha messo mano a queste riforme? Non lo so, io certo – ha rimarcato il procuratore generale di Catanzaro – non ci ho messo mano, qualche parolina l’ho detta e siamo riusciti a ottenere come procuratori generali un differimento delle norme transitorie, ma il problema è strutturale. Il problema è che la riforma della giustizia non si fa mettendo pezze a colori ogni volta, ma si fa cominciando a valutare le circoscrizioni giudiziarie in maniera seria». Rivolgendosi al governo, al ministero della Giustizia e al Csm Lucantonio ha poi aggiunto: «La cosa che ci uccide è la rassegnazione. Fateci sperare per questo anno che qualcosa possa cambiare e avere qualcosa che possa consentire di amministrare meglio la giustizia: sono piccole cose ma che aiutano molto, soprattutto aiutano a spezzare la rassegnazione e l’amarezza. Una speranza per poter rivendicare l’orgoglio di questa terra spesso diffamata ma nella quale la maggior parte delle persone ha grandi valori. Consentiteci di amministrare la giustizia con un minimo di decoro e dignità, è quello che chiediamo con forza: non chiediamo denaro ma un aiuto per lavorare con decoro e per non lavorare arrangiandosi. Senza giustizia non c’è democrazia, non c’è libertà e non c’è speranza. Per il 2023 – ha concluso il procuratore generale di Catanzaro – abbiamo bisogno di un po’ meno cerimonie e di un po’ più di sostanza».
«A parità di condizioni diverso trattamento?», si è chiesto poi il procuratore generale con riferimento alla recente soppressione della sede della Procura europea prevista inizialmente nel capoluogo calabrese. «In data 19 gennaio – ha confermato Lucantonio – il ministero ha comunicato, dopo aver acquisito il parere favorevole del Csm, su proposta del procuratore europeo delegato, la soppressione della sede Eppo (Procura europea, ndr) di Catanzaro, accorpandola a quella di Roma, tanto in considerazione dei vari tentativi di copertura dei posti di procuratore europeo delegato di Catanzaro e in ragione delle notevoli difficoltà logistiche che i magistrati assegnati in altre sedi (Napoli e Palermo) avrebbero per raggiungere le strutture di Catanzaro e Reggio. Dunque essendo rimasti scoperti i posti Eppo di Catanzaro, e questo in ben due concorsi, si è eliminata la sede. Simili valutazioni sulle difficoltà logistiche – ha rilevato il procuratore generale di Catanzaro – non risultano effettuate – nonostante da anni segnalate – per le altre sedi giudiziarie, dove le scoperture e il turn over sono il pane quotidiano. A parità di condizioni diverso trattamento?».
Lucantonio ha poi ulteriormente specificato: «Catanzaro è stata messa sotto l’egida di Roma perché forse a Roma è più facile arrivare perché si va in aereo. Ma se noi da anni evidenziamo questi problemi logistici e delle scoperture, allora – ha concluso il procuratore generale di Catanzaro – sono due le considerazioni: o questa Procura non serviva a niente oppure potranno essere soppresse – perché non ci sono domande – anche altre sedi giudiziarie perché ci sono poche domande di aspiranti legittimati». (redazione@corrierecal.it)
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