CATANZARO «Il mio pensiero è di esprimere due semplici domande sulla giustizia, provenienti da persone desiderose di vivere una “normale” cittadinanza». Così Don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità Progetto Sud, nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto di Catanzaro. Don Giacomo Panizza ha posto alcune domande che in realtà sono anche riflessioni e proposte.
«Una giustizia per il diritto di avere doveri, ha detto anzitutto Don Giacomo Panizza: «Penso – ha proseguito- alla sanità e all’assistenza sociale dove molti diritti sono mediati da interventi, professionisti, attrezzature, organizzazione e altro. Così le scuole di ogni ordine e grado. Penso alle dipendenze da varie droghe, all’azzardo scambiato per gioco ma compulsivo al punto da venirne coinvolti e sottomessi. Penso al disagio psichiatrico, specie a quando diventa ingestibile dalla persona stessa e dai familiari che si scoprono con pochi aiuti pur avendone diritto sulla carta. Penso a persone con disabilità o anziane non autosufficienti a vestirsi, lavarsi, passeggiare, e in solitudine crescente. Penso soprattutto ai diritti che la Regione Calabria non recepisce nelle sue leggi sociali, non finanzia e nemmeno prevede».
Un altro tema lanciato da Don Giacomo Panizza è quello di «una giustizia credibile. La seconda domanda, che come l’altra è anche proposta, viene da associazioni che esprimono la loro cittadinanza in Calabria utilizzando i beni confiscati alle organizzazioni mafiose per fini di solidarietà. In 134 comuni calabresi, i beni confiscati si traducono in 227 aziende operative mentre 326 sono ferme. Ci sono anche 3.119 beni immobili destinati e altri 1.931 fermi. L’ultima relazione al Parlamento della Dia ha valutato in 35 miliardi di Euro i 24.693 immobili in Italia che sono in attesa di destinazione. Che fare di tanti immobili così immobilizzati?». (redazione@corrierecal.it)
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