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Nicola Irto a Fitto: «Stabilizzare i 2.800 “Tecnici per il Sud”»

Interrogazione del senatore calabrese del Pd al ministro degli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr

Pubblicato il: 23/02/2023 – 11:15
Nicola Irto a Fitto: «Stabilizzare i 2.800 “Tecnici per il Sud”»

ROMA Interrogazione del senatore calabrese del Pd Nicola Irto al ministro degli affari europei il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto sulla stabilizzazione dei 2.800 “Tecnici per il Sud”. Il bando di concorso, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 ottobre 2021, prevedeva un reclutamento di tecnici, a tempo determinato, per le regioni del Sud. «In relazione al citato concorso – rileva Irto – e a seguito del superamento dei concorsi indetti dall’Agenzia di coesione, comunemente intesi come “Coesione 1” e “Coesione 2”, veniva costituito un Comitato per la stabilizzazione dei tecnici nei comuni del Sud, con lo scopo di risolvere la delicatissima posizione delle lavoratrici e dei lavoratori assunti a tal fine dalla pubblica amministrazione, ma precari; tale categoria di lavoratori, anche se riconosciuta di primaria importanza per il rafforzamento delle competenze e della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni del sud Italia, oggi gravate di una nuova e straordinaria mole di lavoro per l’attuazione del Pnrr, cui non potrebbero far fronte con le già limitate risorse umane in organico impegnate con l’attività ordinaria degli uffici, sono, di fatto, i protagonisti invisibili e operosi dell’attuazione del Pnrr, gli artefici dei potenziali successi che stanno muovendo la complessa macchina burocratica; in una nota riportata in varie agenzie di stampa, il Comitato dichiarava “[…]Il delicato compito assegnato ai “Tecnici per il sud”, rischia di essere frustrato e con esso la stessa attuazione del Pnrr, occasione unica e immancabile per la realizzazione di importantissimi interventi che investono, capillarmente, l’intero sistema pubblico del nostro Paese dall’inquadramento previsto per i suddetti lavoratori, contrattualizzati a tempo determinato con scadenza a 36 mesi. Questa forma contrattuale precaria non risulta tale da garantire i lavoratori, la loro permanenza in servizio per l’intera durata contrattuale, in un periodo storico in cui la stabilità pare invece l’unico strumento adatto a offrire un’adeguata tutela per i lavoratori stessi. La precarietà opera invece da chiaro deterrente rispetto al pieno, efficace ed efficiente coinvolgimento, pratico quanto emotivo, dei lavoratori rispetto alle mansioni loro assegnate e alla loro integrazione nei rispettivi uffici. Prova ne sia la copiosa e costante “fuga” dalle posizioni lavorative in oggetto, tramite decine di dimissioni quotidiane, in favore di soluzioni magari meno desiderate o preferite, ma che gioco-forza prevalgono perché prevedono un contratto a tempo indeterminato, viste anche le varie opportunità occupazionali create dalla grande stagione di concorsi che sta interessando il nostro Paese […]”;
– pertanto, sempre da quanto appreso da notizie di stampa, il Comitato, rivolgendosi al Parlamento, lanciava un monito su tale gravosa situazione, al fine di incentivare e “blindare” prospetticamente le attività del personale. Considerato che, spiega Irto, l’articolo 35-bis del decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115 (cosiddetto Aiuti-bis), convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2022 n. 142, ha disposto che “Al fine di valorizzare la professionalità acquisita dal personale assunto con rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato […] le amministrazioni assegnatarie del suddetto personale possono procedere, con decorrenza non antecedente al 1° gennaio 2027, nei limiti dei posti disponibili della vigente dotazione organica, alla stabilizzazione nei propri ruoli del medesimo personale nella qualifica ricoperta alla scadenza del contratto a termine, previo colloquio e all’esito della valutazione positiva dell’attività lavorativa svolta”; tale favorevole previsione normativa, tuttavia, riguarda esclusivamente le 500 unità di personale reclutato ai sensi dell’articolo 7, comma 1, del decreto-legge 9 giugno 2021 n. 80, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2021, n.113, e assegnato al Ministero dell’economia e delle finanze e alle altre amministrazioni centrali titolari di interventi PNRR; in data 16 febbraio 2023, “il Sole 24 Ore” e altre autorevoli testate di stampa riportavano inoltre la notizia che, nella bozza del decreto-legge sul PNRR, sarebbe presente una disposizione che introdurrebbe la possibilità di trasformare i relativi contratti in contratti a tempo indeterminato addirittura dal 1° marzo 2023 per i lavoratori dell’amministrazione centrale, non prevedendo nulla di analogo con riferimento a chi lavora negli enti locali; tale disposizione, se è da un lato apprezzabile in virtù della stabilizzazione dei lavoratori, dall’altro crea un inaccettabile e inammissibile discrimen rispetto ad altri lavoratori assunti per il rafforzamento amministrativo della Pubblica Amministrazione. Considerato – continua Irto – che la norma in questione, se confermata nel testo definitivo del decreto-legge, dovrebbe rappresentare un apripista per ampliare il bacino di lavoratori interessati dalla stabilizzazione senza indebite e ingiustificate distinzioni; la continuità lavorativa dei tecnici per il Sud è una chance per l’Italia di migliorare e crescere grazie ai fondi del Pnrr e alle migliaia di interventi previsti nell’ambito dello stesso, al suo impatto e all’importante contributo alla mitigazione del calo demografico; la precarietà è infatti un ostacolo lavorativo da superare a 360 gradi ed in tutti gli ambiti, anche al fine di evitare lo svuotamento demografico soprattutto dei giovani della nostra Nazione, che inevitabilmente fuggono alla ricerca di situazioni migliori; le amministrazioni e gli enti locali sono in perenne carenza di organico, già messi a dura prova dalle attività ordinarie; è opportuno che si cristallizzi il notevole rafforzamento amministrativo apportato da queste risorse umane, che serve e servirà anche in futuro, e non solo in relazione al Pnrr, ma anche in ossequio al principio di buon andamento della Pubblica Amministrazione; lo stesso ministro in indirizzo, qualche tempo fa, dichiarava alla stampa, “Servono soluzioni straordinarie. Serve avere visione, programmazione, snellimento e impegni vincolanti […] per evitare che l’Italia faccia quello che non può permettersi di fare: sbattere contro un muro”; le attività che gli enti locali e le pubbliche amministrazioni sono chiamate a realizzare nell’ambito del Pnrr impongono di stabilizzare il personale e di farlo tempestivamente». Il senatore Nicola Irto ha chiesto al ministro «se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda intervenire con soluzioni strutturali e definitive volte a colmare con solerzia questo discrimen di trattamento tra lavoratori dell’amministrazione centrale, periferica e quindi degli enti locali, garantendo loro tutela e stabilità e se intenda provvedere, nell’ambito delle proprie competenze, al fine di garantire la stabilizzazione nei propri ruoli di tutti i 2.800 tecnici assunti ai sensi dell’articolo 1, comma 179, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, nella qualifica ricoperta alla scadenza del contratto a termine».

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