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la tragedia dei migranti

L’ammiraglio Alessandro: «Salvare vite era il nostro vanto, poi la politica ha bloccato tutto»

L’intervista a “Repubblica” dell’ex portavoce del Comando generale delle Capitanerie di porto: «Avevamo la stima di un Paese intero»

Pubblicato il: 02/03/2023 – 12:35
L’ammiraglio Alessandro: «Salvare vite era il nostro vanto, poi la politica ha bloccato tutto»

ROMA «Salvavamo centinaia di migliaia di vite umane e nonostante il grandissimo lavoro e lo sforzo immane, per tutti noi era un vanto, un orgoglio portare a terra ogni persona. E soprattutto ti arrivava il riconoscimento, la stima di un Paese intero, persino l’invidia. Ed è stato per tutta Italia un grande arricchimento poter dire: se hai salvato una vita, hai salvato il mondo». Lo ha detto in un’intervista a “Repubblica” l’ammiraglio Vittorio Alessandro, ex portavoce del Comando generale delle Capitanerie di porto, ora in pensione, ricordando quel che era la Guardia costiera fino a qualche anno fa. «È cambiato che a un certo punto le nostre motovedette sono diventate i “taxi del mare”, i nostri uomini da eroi sono diventati la cinghia di trasmissione, le nostre navi, come la Diciotti e la Gregoretti, che avevano fatto niente più che il loro dovere salvando i migranti in pericolo, sono state lasciate fuori dai porti italiani». Con il Conte I, ministri Salvini e Di Maio, «è cambiato il clima politico, ma sono cambiate anche le regole d’ingaggio ed è cambiata l’immagine stessa del Corpo» e «improvvisamente, l’attività di salvataggio dei migranti è persino scomparsa dalle foto dei calendari del Corpo».

Vittorio Alessandro

«I limiti dell’azione della Guardia costiera sono sempre stati quelli della zona Sar, ma centinaia di volte ci siamo spinti fuori e nessuno si sognava di bacchettarci”. Poi ”diciamo che qualche decreto interministeriale ha in qualche modo imbrigliato l’attività. Tutto si muove su un piano non normativo e la Guardia costiera, che prima si spingeva molto al di là delle acque territoriali, è stata in qualche modo ritirata. Il Viminale ha assunto un ruolo strategico nell’assegnazione del porto di sbarco. E se è vero che il soccorso in sé non rientra nelle prerogative del ministero dell’Interno, è anche vero che, se l’asse si sposta indietro, c’è il rischio che non si veda l’esigenza del soccorso e resti in primo piano un’esigenza di polizia».

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