Lo chiamavo zio, perché era lo zio di Michele Sapia, all’epoca segretario provinciale di An. Renzo Caligiuri se ne è andato un anno dopo la sua amata moglie. E non è una morte qualsiasi.
Straordinario imprenditore agricolo insieme al fratello Agostino, presidente di Confagricoltura regionale, innovatore nato, dal latte ai pomodorini venduti in tutto il mondo. Era un moderato di destra, Renzo, dapprima elettore della Dc, da sempre leale avversario della sinistra che comunque rispettava.
L’unica figlia, Fulvia, senatrice per una legislatura con Forza Italia. Gli altri nipoti, i Morcavallo, Oreste, Ulpiano e Alessandra, apprezzati giuristi.
A lui tanti agricoltori calabresi devono molto. Le misure di sostegno statale ma anche la spinta a essere competitivi con il resto del Paese.
Un galantomismo autentico figlio di una tradizione nobile che spezzò una certa aristocrazia di settore. Dopo di lui un declino settoriale con la trasformazione delle associazioni in lobbies.
Lo scorso anno mi diceva che sognava una regione in cui si potessero vendere le tante eccellenze. Vent’anni fa l’altro sogno non realizzato dell’aeroporto di Sibari.
Vola in alto zio Renzo. Libero e fiero
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