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La strage dei migranti

Scintille tra Meloni ed i giornalisti sulla ricostruzione della tragedia: «Illazioni che non accetto»

La premier ha respinto le accuse sui ritardi: «È grave se c’è qualcuno che sostiene che non si è intervenuti». E invita i familiari a Palazzo Chigi

Pubblicato il: 09/03/2023 – 21:04
di Gaetano Megna
Scintille tra Meloni ed i giornalisti sulla ricostruzione della tragedia: «Illazioni che non accetto»

CUTRO Sotto i colpi della contestazione dei giornalisti (soprattutto calabresi) è saltato lo schema, che era stato preparato per condurre la conferenza stampa, tenutasi questa sera a Cutro,  a conclusione della riunione del Consiglio dei ministri.
Il portavoce del premier, Mario Sechi, che ha coordinato la conferenza stampa, ha tentato più volte, senza successo, di ricondurre i lavori nel binario organizzato, che prevedeva le domande di solo cinque giornalisti, appartenenti alle testate nazionali, fatta eccezione per Luigi Abramo, della Gazzetta del Sud. Lo schema è saltato perché, soprattutto il premier, è stato incalzato da domande riguardanti le incongruenze riguardante il mancato intervento dei soccorsi per salvare la vita dei profughi, che erano stipati nel caicco affondato a soli 100 metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro. Meloni si è difesa accusando i giornalisti di «strumentalità nel tentativo di dimostrare che per forza  l’Italia non ha fatto qualcosa, che non poteva fare».
A dimostrazione della sua tesi ha ribadito la notizia data qualche minuto prima dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, riguardante 20 interventi, per salvare vite umane, che stavano avvenendo proprio mentre era in corso la conferenza stampa. Nel caso dei drammatici fatti consumatasi a Steccato di Cutro «la vicenda era particolare» e il governo «non ha potuto fare di più di quello che è stato fatto».
«Però signori – ha centellinato le parole – qualcuno pensa davvero che il Governo e le istituzioni italiane potevano fare qualcosa che non hanno voluto fare?».
«Se non lo pensate – ha chiesto Meloni – qualcuno deve correggere i suoi titoli (dei giornali, ndr), perché non è un bel messaggio, perché noi abbiamo sempre fatto quello che era possibile fare. Quello che accaduto a questa barca sono fattispecie molto particolari, perché noi parliamo di una nave che navigava da tre giorni e per tre giorni di navigazione non ha avuto segnalazioni».
Le segnalazioni sarebbero partite, secondo la ricostruzione del premier, «quando l’imbarcazione è arrivata davanti alle coste italiane».
Volendo dire che la vicenda è partita proprio quando il caicco era nelle nostre acque territoriali. «A  40 miglia dal suolo italiano hanno atteso, di notte, il momento più propizio per sbarcare per non essere intercettati dalle forze dell’ordine e dalle autorità preposte italiane, perché sono trafficanti e in quel frangente si incagliano, perché la barca su cui viaggiano è inadeguata per quel genere di viaggio e succede il peggio. La segnalazione che fa Frontex – ha continuato a dire – è di polizia e non di salvataggio, ti avverte che ci sono migranti che stanno sbarcando e non che c’è un problema legato alla navigazione della barca». «Questi sono i fatti».

Parte la contestazione

A questo punto è partita la prima contestazione da parte dei giornalisti, che ha messo in difficoltà il premier: «Quaranta miglia non sono acque territoriali italiane e viene fatto il giorno prima», si contesta. Davanti ad una contestazione precisa, Meloni è costretta a correggersi e a dire: «In prossimità delle acque italiane».
A questo punto Sechi fa il primo tentativo di riportare la discussione nell’alveo della conferenza stampa, come da programma. Non avrebbero, infatti, dovuto esserci domande di giornalisti che non erano inserite nel programma. Meloni non si è, comunque, voluta sottrarre al confronto ed ha riposto alle domande: «Voi credete che non abbiamo fatto qualcosa che potevamo fare?». La replica dei rappresentanti della stampa è stata corale: «No!». «E se dovesse verificarsi la stessa situazione ci saranno altri morti?», questa domanda arriva dal settore dei giornalisti che non erano in programma di parlare.
«Se qualcuno lascia intendere che c’è stata volontà e le istituzioni che si girano dall’altra parte,- replica – per me è molto grave, non per la credibilità del Governo, ma della nazione che io rappresento». Ha, poi, aggiunto: «Non accetto queste ricostruzioni». L’ennesimo tentativo di Sechi di riportare la conferenza stampa nell’alveo delle attività concordate è andato a vuoto.

Le domande scomode

Le domande scomode non si sono fermate e hanno sempre riguardato i punti ancora non chiari della vicenda. Gli animi si sono, poi, temporaneamente rasserenate e ci sono state le domande del rappresentante dell’Ansa e della Gazzetta del Sud. Quest’ultimo ha reintrodotto il tema del mancato salvataggio, ricordando i tanti interventi che, proprio la capitaneria di porto di Crotone, ha effettuato per anni, salvando la vita di miglia di persone. «Ci poniamo la domanda – ha detto Abramo – che cosa è successo la notte del 26 febbraio, perché sono morte 72 persone?». Meloni non ha escluso che bisogna porsi delle domande, «ma siccome sono state date delle risposte…».
Avrebbe voluto argomentare ancora, ma da diversi giornalisti è arrivato un «no» secco.
Il confronto è diventato di nuovo caotico, mentre Sechi chiedeva di parlare «una alla volta».
C’è stata un’altra fase convulsa che ha visto la premier andare in confusione per quanto riguarda i tempi e i fatti, che hanno preceduto il disastro.

Piantedosi: «La versione dei fatti è contenuta nella mia informativa»


 Altra fase di confusione, che ha registrato il tentativo del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, tentare di raccontare la sua versione dei fatti: «Quella rappresentata in Parlamento». L’ultima domanda programmata ha consentito di riprendere il confronto, ma la polemica è ripartita dopo la risposta della premier e Sechi ha dichiarata conclusa la conferenza stampa.
Con il governo in piedi e pronto a lasciare il palazzo comunale di Cutro, è stato chiesto a Meloni perché non ha programmato una visita alle bare ospitate al Palamilone e un incontro con i familiari delle vittime e perché non è stato invitato il sindaco di Crotone. Alla prima domanda ha risposto che era lì e che poteva andare. Alla seconda non ha risposto ed ha abbandonato la seduta, seguita dai rappresentanti del Governo.
Ed in serata, in risposta alle critiche per il mancato incontro con i familiari delle vittime è arrivata anche una nota: «la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – recita – inviterà nelle prossime ore i familiari delle vittime della tragedia di Curto a Palazzo Chigi» (redazione@corrierecal.it)

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