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Tridico all’Unical: «Il problema non sono le pensioni, ma il lavoro»

Il presidente Inps presenta il suo libro. «Qui tassi di occupazione femminile troppo bassi». Occhiuto: «Il lavoro non si crea con una delibera»

Pubblicato il: 14/04/2023 – 13:10
di Fabio Benincasa
Tridico all’Unical: «Il problema non sono le pensioni, ma il lavoro»

COSENZA Occupazione, lavoro, povertà, salario minimo, produttività, dinamiche demografiche, diseguaglianze sociali, pensioni, sostenibilità del sistema previdenziale. Sono gli argomenti al centro di un convegno ospitato nell’aula Caldora dell’Università della Calabria, in occasione della presentazione del libro “Il lavoro di oggi la pensione di domani” di Pasquale Tridico, presidente dell’Inps. «Lavoro e pensioni sono due facce della stessa medaglia», dice Tridico ai nostri microfoni, «la precarietà e i bassi salari determinano il futuro previdenziale dei giovani: un lavoro povero frutterà una pensione povera». «Per i giovani – aggiunge – il rischio concreto è di non avere un lavoro. Se non avranno un lavoro non avranno una pensione. Se hanno il lavoro, il sistema contributivo funziona benissimo». Il presidente Inps poi si sofferma sui contratti di lavoro. Tanti, troppi i lavoratori precari soprattutto in Calabria. «Facciamo troppi tavoli sulle pensioni quando invece dovremmo fare maggiori investimenti per garantire continuità salariale, continuità occupazionale e mi piace ricordarlo, in Calabria, i tassi di occupazione femminile sono troppo bassi, le donne lavorano troppo poco e queste donne non avranno almeno la pensione, che siano essi giovani o meno giovani». Altro tema toccato dal presidente Inps è quello della fuga dei cervelli, studenti e studentesse che dopo aver concluso gli studi decidono di abbandonare la Calabria. «I nostri giovani sono disposti a lavorare – sostiene Tridico – e infatti vanno all’estero e al nord. Dal Sud sono partiti un milione e mezzo di lavoratori negli ultimi 20 anni e hanno rimpinguato le capacità produttive di altre regioni».

Il dibattito all’Unical

«La base dei lavoratori calabresi è ristretta»

Uno scenario evidentemente poco rassicurante che preoccupa anche il governatore della Calabria Roberto Occhiuto presente all’evento. Le previsioni sulla previdenza futura peggiorano soprattutto per le generazioni di giovani che vivono nelle regioni più povere del paese, come la Calabria dove la rendita media per pensionato è di poco superiore a 11mila euro, mentre la spesa pensionistica è pari al 27,1% del Pil calabrese. «I dati ci dicono che più del 70% della popolazione, percepisce o pensioni o reddito di cittadinanza o altre forme di assistenza sociale, quindi significa che la base dei lavoratori è molto ristretta», dice Occhiuto. Che aggiunge: «Il modo per intervenire è quello di ragionare sullo sviluppo della regione. Il lavoro non si crea con una delibera di giunta, con un decreto ma si crea con politiche che favoriscano lo sviluppo del territorio e attraverso questo, la creazione dei posti di lavoro». Il presidente della Regione Calabria, rivendica l’impegno assunto per svuotare gradualmente il bacino di precari calabresi. «Ho raccolto una regione con tantissimi precari diventati tali per colpa di scelte politiche che hanno guardato forse più al consenso. Ho detto dal primo giorno che non avrei aumentato il numero di precari di una sola unità e infatti in un anno e mezzo non abbiamo assunto alcun lavoratore precario. Ho detto che avrei cercato di asciugare il bacino del precariato e così stiamo facendo prevedendo delle percentuali per i precari della regione nei concorsi che stiamo facendo».

Il dibattito

Questo scenario poco rassicurante è confermato anche dal Francesco Aiello, docente di Politica Economica dell’UniCal e presidente di OpenCalabria: «Se è vero, com’è vero», dichiara Aiello «che la rendita pensionistica dipende dalla retribuzione oraria, dai contratti di lavoro e dall’anzianità lavorativa, le previsioni sulla previdenza futura peggiorano soprattutto per le generazioni di giovani che vivono nelle regioni più povere del paese, come la Calabria». «Se non avremo una duratura e sostenuta crescita economica» continua Aiello, «nei prossimi anni assisteremo ad un’ulteriore emigrazione di calabresi in età lavorativa (giovani, in particolare), con il risultato che saremo sempre più dipendenti dai trasferimenti di reddito, tra cui pensioni e assistenza di variegata natura». Al tavolo hanno preso parte il professore Massimo Costabile, direttore del Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza “Giovanni Anania”, Aldo Ferrara presidente di
Unindustria Calabria, Valeria Pupo professoressa di Economia Industriale all’Unical e Angelo Sposato, segretario Generale Cgil Calabria.

I dati

Nella nostra regione le prestazioni pensionistiche sono circa 750 mila, ossia 40.1 pensioni ogni 100 abitanti (la media italiana è 37,64). La rendita media per pensionato è di poco superiore a 11mila euro, equivalente al 67% del PIL pro capite, ossia quasi 20 punti percentuali in più del dato nazionale (48,52%). La spesa pensionistica è pari al 27,1% del PIL calabrese, un valore maggiore di 8,5 punti percentuali della media nazionale (18,6%) e ben 11 punti percentuali in più del 16% che si registra nelle regioni settentrionali.

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