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il processo

La cimice, l’incontro al bar e la busta rosa. I dettagli della presunta “mazzetta” all’ex prefetto di Cosenza

Paola Galeone avrebbe indotto una imprenditrice alla corruzione. In aula, la ricostruzione dei giorni precedenti l’arresto

Pubblicato il: 05/05/2023 – 8:00
di Fabio Benincasa
La cimice, l’incontro al bar e la busta rosa. I dettagli della presunta “mazzetta” all’ex prefetto di Cosenza

COSENZA L’ex prefetta di Cosenza, Paola Galeone è presente in aula mentre dinanzi al Tribunale di Cosenza in composizione collegiale (giudice Branda) si tiene una nuova udienza del processo che la vede imputata. Difesa dagli avvocati Mario Antinucci e Carlo Di Casola, Galeone – secondo l’accusa – avrebbe indotto una imprenditrice, Cinzia Falcone presidente dell’associazione “Animed” alla corruzione. In particolare avrebbe chiesto una sorta di “mazzetta” attraverso l’emissione di una fattura falsa da 1.200 euro per garantirsi una somma del fondo di rappresentanza della Prefettura.
Chiamati a testimoniare, il giornalista Arcangelo Badolati e l’ispettore di polizia in servizio alla Squadra Mobile di Cosenza, Rocco Silvestri. E’ soprattutto sul secondo teste che si concentra l’esame del pm Visconti e il controesame della difesa.

La denuncia

«La notte tra il 23 e 24 dicembre 2019 vengo contattato dal dottore Catalano, dirigente dell’epoca, mi chiede di raggiungerlo in ufficio perché dovevo prendere una denuncia per dei fatti gravi». Esordisce così l’ispettore chiamato a raccontare, per quanto di sua competenza, l’attività di indagine svolta nei confronti dell’ex prefetta. La denuncia presentata dalla querelante Cinzia Falcone viene raccolta in Questura e come successiva attività di indagine viene espressamente richiesto dagli investigatori, in accordo con la procura, la possibilità (poi accordata) di intercettare i telefoni in uso a Paola Galeone (quello personale e quello di servizio) e concesso il via libera alla captazione ambientale per un incontro che l’allora prefetta avrebbe dovuto tenere proprio con Cinzia Falcone. L’ispettore Silvestri racconta: «La signora Falcone ha concordato con noi di mandare un messaggio a Cinzia Galeone per fare emettere una fattura da 1.200 euro e poi di mandare un messaggio con scritto “tutto ok”». Falcone manda un whatsapp sul numero privato di Galeone e dopo pochi minuti quest’ultima risponde: «Io ti stimo tanto e penso che faremo tanta strada insieme».

La cimice e l’incontro

All’incontro in un bar al centro di Cosenza e a pochi metri dalla prefettura, Cinzia Falcone si presenta con addosso una cimice. Il microfono nascosto ha il compito di captare il contenuto del colloquio tra Galeone e la querelante e l’eventuale cessione di contanti a suo favore. «Abbiamo organizzato un servizio di appostamento accanto alla prefettura – sostiene Silvestri – ed abbiamo fotocopiato le 14 banconote da 50 euro che Falcone avrebbe dovuto consegnare a Galeone». L’incontro avviene intorno alle ore 15 del 28 dicembre 2019. «Assistiamo all’arrivo della Galeone che si incontra con Falcone davanti al bar del Corso, poi vi accedono». Le due vengono intercettate e mentre discutono due operatori di polizia in Questura ascoltano il colloquio. Gli stessi che – secondo Silvestri – «avviseranno telefonicamente il dottore Catalano» prima dell’intervento degli agenti presenti sul posto. Le due donne escono dal bar, Falcone va via percorrendo corso Mazzini, mentre Galeone si dirige verso la prefettura dove ad attenderla c’è il dottore Catalano che la invita a seguirlo prima di raggiungere in macchina la questura. «Arrivati in Questura alla Galeone – dice il teste – viene chiesto di mostrare il contenuto della borsa e all’interno rinveniamo una busta di colore rosa contenente 850 euro». Gli altri danari erano sparsi nella borsa. Le banconote fotocopiate erano presenti nella borsa e successivamente procediamo al sequestro di tutto il materiale rinvenuto e dei telefoni in uso a Galeone». In Questura viene convocata anche Cinzia Falcone, alla quale vengono sequestrate «due banconote da 50 euro e il telefono cellulare».

Il controesame

L’avvocato Di Casola chiede lumi sulle attività di indagine ed a conclusione del suo esame, chiede al teste se nell’attività di indagine svolta sui conti di Paola Galeone siano mai stati riscontrati movimenti sospetto. «No», la risposta di Silvestri. E’ l’avvocato Antinucci a prendere la parola. «A quale distanza era dal Bar?» chiede e il teste risponde «circa 40 metri». Il legale insiste: «da quella distanza era possibile scorgere cosa accadesse dentro al bar?, «No» risponde Silvestri. L’avvocato continua l’esame e cita il contenuto del verbale di sequestro avvenuto in Questura ai danni di Galeone. «Qui c’è una indicazione di 17 reperti: le 14 banconote e i due cellulari più la busta rosa. Era chiusa?» chiede l’avvocato. «Era aperta», risponde il teste.

La comunicazione del presunto scambio di danaro

La chiosa l’avvocato Antinucci la dedica ad una annotazione di un verbale di pg che reca la firma anche dell’ispettore Silvestri e oltre che quella di Catalano e altri operatori di polizia. Documento che poi il legale chiede venga acquisito. L’avvocato cita il contenuto del documento. «Durante l’incontro monitorato da questo ufficio con intercettazione ambientale e attraverso il parallelo servizio di osservazione si accertava attraverso il che la dottoressa Galeone riceveva da Cinzia Falcone e occultava nella sua borsa una busta di carta».
Antinucci chiede: «Se lei non ha visto lo scambio al bar, come ha prima sostenuto, perché ha posto la firma sul verbale che invece cita un servizio di osservazione e con il quale si imputa al prefetto l’occultamento del denaro?». «Noi siamo stati avvisati da chi stava facendo l’ascolto e hanno comunicato lo scambio», risponde il teste.
L’avvocato della imputata, sottolinea al Collegio giudicante, la precisazione del teste che «non ha visto e sentito del fatto accaduto all’interno del bar e che viene a lui comunicato da altri pubblici ufficiali». Maggiori informazioni a tal proposito saranno sicuramente fornite dall’ex dirigente della Squadra Mobile di Cosenza, Fabio Catalano, chiamato a testimoniare nella prossima udienza.

(f.benincasa@corrierecal.it)

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