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Cesare Pasqua, “suocero d’oro” e manager dell’Asp «a disposizione delle cosche Mancuso e Fiarè»

Il padre dell’ex consigliere regionale Vincenzo avrebbe asservito la sanità pubblica alle esigenze dei clan. I favori per le mense ospedaliere in cambio di protezione e appoggi elettorali

Pubblicato il: 10/05/2023 – 19:58
Cesare Pasqua, “suocero d’oro” e manager dell’Asp «a disposizione delle cosche Mancuso e Fiarè»

VIBO VALENTIA Il “suocero d’oro” inguaiato da un affare di famiglia e dai presunti rapporti con le cosche del Vibonese. Cesare Pasqua, capo dipartimento di prevenzione dell’Asp di Vibo Valentia, è finito, suo malgrado, nelle cronache nazionali dopo un servizio de “Le Iene” che lo accusavano di aver usato il proprio ruolo nel sistema sanitario per aiutare sua nuora ad ottenere un contratto più remunerativo. Pasqua – padre dell’ex consigliere regionale Vincenzo, indagato anche per l’affaire del posto di lavoro ottenuto dalla nuora – non è «inserito stabilmente» in alcuna organizzazione criminale. Tuttavia, si sarebbe messo a disposizione dei clan «come pubblico ufficiale di riferimento dell’organizzazione criminale nell’Asp di Vibo Valentia». Si sarebbe messo a disposizione, secondo la Dda di Catanzaro, «delle locali di Limbadi e San Gregorio d’Ippona (…) e quindi rispettivamente delle cosche Mancuso e Fiarè». Avrebbe asservito «la struttura pubblica alle esigenze dell’organizzazione, consentendo alla criminalità organizzata vibonese di infiltrarsi negli affari di proprio interesse».

L’intervento del manager a favore delle cosche

Il manager sarebbe intervenuto «in occasione di pratiche burocratiche sorte nell’ambito di procedure amministrative di competenza dell’Asp». Si tratta di controlli e sequestri che hanno colpito «imprese di interesse delle cosche». Pasqua avrebbe agito per riconoscere il ruolo di Gregorio Coscarella nel settore «della gestione del ristoro ospedaliero per i nosocomi di Vibo Valentia-Tropea e Serra San Bruno» e si sarebbe adeguato «agli equilibri mafiosi garantiti» dallo stesso Coscarella. Il “suocero d’oro” avrebbe aiutato, in sostanza, Coscarella a realizzare un “sistema” spartitorio che vedeva alcuni “imprenditori amici” favoriti nell’affidamento del servizio di mensa ospedaliera. In un’occasione sarebbe stato favorito «illecitamente l’affidamento del servizio» all’azienda «dell’imprenditore Domenico Colloca, associato alla ‘ndrina di Paravati – secondo quanto riportato nel capo d’imputazione – e a disposizione del capo ‘ndrina Michele Galati», solo dopo un’interlocuzione con Costarella. In cambio, il medico avrebbe ottenuto «protezione mafiosa per la risoluzione di problemi e, in occasione di competizioni elettorali che vedevano candidato il figlio Vincenzo Pasqua (non indagato, ndr), l’appoggio elettorale delle cosche di ‘ndrangheta». (ppp)

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