CATANZARO Dieci obiettivi, nove azioni di dettaglio e un finanziamento complessivo di oltre 14 milioni. Sono questi in sintesi gli aspetti salienti del Piano esecutivo annuale di promozione turistica 2023 varato dalla Giunta guidata dal presidente Roberto Occhiuto e approvato nella sua ultima seduta dalla sesta Commissione del Consiglio regionale. Il piano (scaricabile alla fine di questo articolo) rientra nel più complessivo Piano triennale di sviluppo turistico regionale e contiene «gli obiettivi operativi e le azioni strategiche da intraprendere per promuovere l’immagine della Calabria, valorizzarne le specificità identitarie e i suoi prodotti turistici, culturali e ambientali». Il documento parte da una “fotografia” del turismo in Calabria, dalle sue criticità – la Calabria è la quart’ultima regione italiana per arrivi (terzultima se si considerano quelli stranieri) e poi sconta nel complesso limiti come un forte sottodimensionamento rispetto anche a regioni del Sud come Puglia e Sicilia, la stagionalità, la predominanza del turismo balneare e domestico e un complessivo deficit della domanda – ma anche dalle sue (enormi) potenzialità.
Sulla base di queste promesse, per il 2023 il piano della Giunta regionale si pone una serie di obiettivi come quelli di «incrementare la qualità, l’innovazione e la diversificazione dell’offerta al fine di attrarre altri segmenti turistici, promuovere una maggiore diffusione degli strumenti digitali, favorire la digitalizzazione delle imprese, favorire la creazione di percorsi turistici integrati e valorizzare il legale tra il territorio e le sue tradizioni, promuovere l’inserimento e la commercializzazione dei prodotti turistici di eccellenza» puntando su identità culturale, sostenibilità e tipicità. E poi – prosegue il piano annuale della Giunta regionale – «rafforzare la presenza del sistema regionale a eventi, fiere e altre forme organizzative di commercializzazione a livello nazionale e internazionale, rafforzare la promozione dei mercati esteri, promuovere l’aggregazione tra le imprese e la creazione di partnership pubblico-private, qualificare e potenziare l’offerta ricettiva esistente, con particolare focalizzazione sulle strutture di categoria media (B&B, 3 stelle, 4 stelle) e delle seconde case, sostenere l’offerta di trasporto locale connettendo i principali attrattori, incentivare la progettazione e produzione dei contenuti creativi di natura “seriale” e di divulgazione e diffusione sui canali specializzati (esempio Rai e piattaforme dedicate)».
Tre le azioni specifiche viene poi evidenziata la implementazione del sito web www.calabriastraordinaria.it e dell’app Calabria Straordinaria collegata, mentre con riferimento alle iniziative cinematografiche e audiovisive il soggetto attuatore sarà ovviamente la Fondazione Calabria Film Commission, i cui compiti sono stati ampliati dalla legge regionale 1 del 2022 che le ha assegnato (anche) la promozione turistica del territorio. Il piano finanziario del programma annuale 2023 ha una dotazione complessiva di 14,2 milioni, con varie fonti di finanziamenti: Por 2014-202, Pac 2027-2013 e risorse del bilancio della Regione.
L’offerta turistica della Calabria «è caratterizzata dalla predominanza del turismo balneare e “domestico”. Secondo la survey realizzata da Unioncamere Calabria – sottolinea il Piano – il turismo balneare, in linea con le tendenze dell’intera penisola, è quello maggiormente diffuso, con un’incidenza pari al 18,2% in Calabria contro il 24,5% di media nazionale. Tuttavia, la regione evidenzia una minore valorizzazione e promozione di “turismi” alternativi (primi tra tutti quello enogastronomico, naturalistico e culturale) rispetto alla media nazionale, che andrebbero opportunamente potenziati». L’offerta ricettiva è «principalmente focalizzata su una tipologia di turismo medio spendente. Il numero di posti letto negli alberghi a 3 e 4 stelle corrisponde al 73% dell’intera offerta alberghiera regionale. Il turista medio spendente è anche il target delle strutture extra alberghiere, con campeggi e villaggi turistici contenenti la maggioranza dei posti letto (60,7mila)».
Dai dati sui flussi turistici, invece, emerge «la presenza di un forte sottodimensionamento della domanda turistica regionale rispetto ai territori limitrofi». Questo paragrafo del documento si sforza di «identificare il potenziale della Calabria in termini di attrazione turistica» immaginando di eliminare i gap con le regioni “simili” in termini di posizione geografica e vocazione turistica – Puglia e Sicilia – sui turisti nazionali e internazionali. Riguardo ai turisti internazionali, il divario è definito «importante» rispetto ai flussi turistici in arrivo da Germania, Francia, Svizzera e Liechtenstein, Paesi Bassi e Spagna. «Presi nella loro totalità, i vari gap registrati nel 2021 avrebbero implicato per la regione una perdita di domanda potenziale pari a 842mila presenze (il 14% del totale in quell’anno)». Lo scostamento rispetto alle regioni vicine riguarda anche il turismo nazionale. In questo caso la potenzialità, eliminando la distanza dalla Puglia, sarebbe enorme. E «in assenza dei gap esistenti (turisti stranieri e nazionali), si stima che la Calabrai avrebbe registrato 3,7 milioni di presenze aggiuntive ne 2021 (61% del totale dei turisti dell’anno)». Avvicinarsi agli standard di Sicilia e Puglia farebbe decollare il numero di presenze. Lo studio presenta dati ancora più importanti per il 2022: «Se si fossero colmati i gap ipotetici, durante il 2022 la Calabria avrebbe avuto 4,4 milioni di turisti italiani e 1,7 milioni di turisti stranieri in più». (redazione@corrierecal.it)
Qualità, accoglienza e costo degli alloggi sono apprezzati dai turisti. «Sarebbe opportuno – si legge nel documento – andare a potenziare adeguatamente i servizi connessi al settore che, sempre sulla base delle opinioni dei turisti, sono inadeguati in termini di informazioni turistiche, e di costo ed efficienza del trasporto pubblico locale, in particolar modo per i turisti stranieri. Anche le competenze linguistiche degli operatori sarebbero da potenziare. Da questo punto di vista, in Italia il 23% degli addetti turistici presenta bassi livelli di formazione (13 punti percentuali in più rispetto alla media Ue); l’incidenza risulta particolarmente elevata nei settori della ristorazione (37%, ovvero 7 punti percentuali in più della media Ue) e dell’hospitality (29%, sei punti in più della media europea)».
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