SIDERNO Due possibili soluzioni al vaglio di sindaci, comitati e cittadini presentate dal direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria Lucia Di Furia. L’obiettivo è quello di dare nuova vita, nel giro di un paio di anni, alla struttura dell’ex ospedale di Siderno riconvertendola in Casa della Salute-Casa di Comunità. La soluzione A porterebbe a una ristrutturazione della parte anteriore dell’edificio, mentre quella B alla parte posteriore con l’aggiunta di altre parti in muratura. Quest’ultima, a quanto pare, «è quella più auspicabile», ha spiegato il sindaco di Siderno Mariateresa Fragomeni, che ha voluto la partecipazione di cittadini e comitati, i quali hanno potuto confrontarsi direttamente con l’Asp e con i sindaci della Locride su una tematica, quella della sanità, in un territorio in cui le criticità sono diverse.
«Ho chiesto di condividere queste proposte con la comunità perché la Casa della Salute non è solo di Siderno», ha detto Fragomeni, che ha aggiunto: «Preferisco la soluzione B perché i lavori sarebbero più veloci e perché così si andrebbe a rivalorizzare l’intera struttura. Poi si potrà ragionare, con un eventuale futuro finanziamento, sul da farsi sul resto». «Il percorso è andato avanti, – ha spiegato Di Furia a margine dell’incontro – lo abbiamo riattivato, adesso andiamo a definire dentro la struttura se preferiamo un versante o l’altro. Si tratta di circa 7 milioni e mezzo che servono per la riorganizzazione della struttura e che ha preso lo stesso percorso del Pnrr».
«La nostra richiesta è quella di recuperare anche solo una parte della struttura e potenziare gli ambulatori e i servizi già esistenti. Questo è un territorio dove tanta gente sta rinunciando a curarsi», è la denuncia di Sasà Albanese, portavoce del Comitato “Casa della Salute”. «Dopo 13 anni – ha aggiunto – essere ancora qui a parlare di questo progetto è una cosa che dovrebbe farci vergognare tutti, in tutto questo l’assenza dei primi cittadini è stata pesante e dimostra disattenzione. Spero che da questo incontro ne venga fuori una nuova pagina che cominci a riscrivere i servizi sanitari della Locride cominciando a dare risposte immediate. Il diritto alla salute dovrebbe essere garantito, ma qui non vengono garantiti neanche i livelli minimi di assistenza. Chi cade malato in questo territorio, se non ha i soldi per andare a curarsi dai privati, se non ha i soldi per emigrare, rinuncia a curarsi e muore in silenzio», ha concluso Albanese.
All’esterno del Comune di Siderno il movimento dei “gilet gialli” ha inscenato una protesta per denunciare le criticità sanitarie nella Locride, con particolare riferimento alla situazione dell’ospedale di Locri. Criticità denunciate anche in una lettera che il portavoce del movimento Pino Mammoliti ha consegnato al dg Lucia Di Furia. «Abbiamo una struttura – ha spiegato Mammoliti – che va preservata e difesa. Dobbiamo avere le migliori energie che siano al servizio delle fasce sociali più deboli, perché chi non ha la possibilità di avere un consulto fuori dalla Locride o fuori Regione significa condannarlo a morte, questo non lo accetteremo mai». (redazione@corrierecal.it)
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