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Imprese culturali e creative, presto un nuovo quadro normativo

Incontro a Roma organizzato da Federculture. C’è una proposta di legge depositata da Mario Occhiuto

Pubblicato il: 07/07/2023 – 10:09
Imprese culturali e creative, presto un nuovo quadro normativo

ROMA Il 4 luglio scorso Federculture ha riunito a Roma esponenti di governo e rappresentanti del settore per prendere parte all’incontro “La legge per le imprese culturali e creative”. Lo scopo, come riportato dal Sole 24 ore, è quello di riprendere i lavori, dopo la pausa pandemica, sulla Legge per le Imprese Culturali e Creative. Il 26 settembre del 2017 la Camera dei Deputati aveva approvato la proposta di legge (a forma di Anna Ascani) “Disciplina e promozione delle imprese culturali e creative”. Un passaggio cruciale, questo, per il riconoscimento giuridico delle ICC. “Da lì a breve – evidenzia il Sole 24 ore – nella Legge di Bilancio 2018 (L.205/2017), l’istituto delle imprese culturali e creative è stato reintrodotto insieme a un importante incentivo fiscale: un credito d’imposta, ammesso nella misura del 30%, sui costi sostenuti per attività di sviluppo, produzione e promozione di prodotti e servizi culturali e creativi. Ma la procedura di riconoscimento, che da lì a 90 giorni avrebbe dovuto stilare una lista qualificante delle ICC per l’applicazione del tax credit, non e mai stata pubblicata». Oggi, però, dopo un lungo periodo di sospensione, la situazione sembra avvicinarsi verso una risoluzione positiva, che significa avere una normativa unica sulle specificità del sistema, delle sue imprese e dei lavoratori, «nonché – sottolinea Federculture – delle analisi e delle riflessioni raccolte nell’ultimo decennio». In Italia, secondo i dati Eurostat, le imprese culturali sono oltre 180 mila e producono circa 14,8 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 10% del valore aggiunto culturale europeo, e occupano 815mila persone, pari al 3,5% del totale. All’incontro del 4 luglio, hanno preso parte anche Francesca Velani (vicepresidente di Promo PA Fondazione), i deputati Matteo Orfini, Mario Occhiuto e Federico Mollicone (presidente VII Commissione alla Camera dei Deputati), oltre a Umberto Croppi e Andrea Cancellato, rispettivamente direttore e presidente di Federculture. Due le nuove proposte di legge depositate negli ultimi mesi alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica. La prima, a firma dell’onorevole Orfini, punta «ad armonizzare e coordinare le disposizioni vigenti in materia di agevolazioni fiscali e sostegno indiretto attraverso, innanzitutto, l’istituzione di un Registro delle Imprese Culturali e Creative (RICC) e l’istituzione di un Fondo di Garanzia, con una dotazione di 200 milioni di euro annui a decorrere dal 1° gennaio 2024, in sostituzione del Fondo per le piccole e medie imprese creative di cui al comma 109 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2020». La seconda proposta porta la firma del senatore Occhiuto è ha come obiettivo quello di definire un sistema normativo volto a promuovere nuova imprenditoria e la crescita del settore anche attraverso collaborazioni con altri sistemi produttivi, misure di accesso al credito, strumenti di concessione degli immobili pubblici e nuove forme speciali di partneariato pubblico-privato. La proposta di Occhiuto, inoltre, cita all’art. 6 l’allineamento con il ministero dell’impresa e de Made in Italy che, nel Disegno di Legge risalente a maggio 2023 e concernente “Disposizioni organiche per la valorizzazione, promozione e tutela del made in Italy” dedica svariati articoli al tema delle ICC. Insieme all’istituzione di un nuovo Albo delle Imprese cultuali e creative di interesse nazionale (Art.22) e di un Fondo per lo sviluppo delle attività culturali e creative (Art.23), il Disegno di Legge propone l’adozione di un Piano Strategico triennale (Art.24) volto a favorire la sinergia dei programmi formativi, delle politiche e degli strumenti finanziari destinati al settore. Un testo, quest’ultimo, che secondo il direttore di Federculture, Umberto Croppi, «anticipa e forse vincola l’attività del Parlamento, senza che nessuna associazione sia stata sentita né dal Ministero delle Imprese né da quello della Cultura».

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