SIDERNO Le difficoltà delle tantissime persone maltrattate, disconosciute, allontanate dalle proprie famiglie per via dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, un fenomeno di cui si è discusso nel corso dell’incontro “Donne e omofobia”, organizzato dal centro antiviolenza “Angela Morabito”, in collaborazione con il Comune di Siderno e l’Assessorato alle Pari Opportunità. Il dibattito – al quale hanno preso parte la professoressa dell’Unical Giovanna Vingelli, Michela Calabrò per l’Arcigay di Reggio Calabria, Mirella Giuffrè per l’Agedo, l’avvocata Lucia Lipari e la responsabile del Cav e Casa Rifugio Francesca Mallamaci – fa parte del ciclo di incontri nell’ambito della rassegna cinematografica “Una, nessuna, centomila” con tematiche che vedono, appunto, protagoniste le donne. Fondamentale il lavoro di sensibilizzazione sul territorio su temi relativamente ai quali spesso si parla poco, soprattutto con i giovani. Sono tante le richieste di aiuto che pervengono ai centri specializzati, e il messaggio che deve arrivare a tutti – è stato sottolineato – è che uscire dalla spirale di discriminazione e violenza, chiedendo aiuto, si può.
«Al di là della teoria, che è assolutamente necessaria, dei dati che possiamo riportare, dobbiamo sempre ricordarci che dietro i dati e la teoria c’è la sofferenza di tante persone». Così ai microfoni del Corriere della Calabria la docente dell’Unical Giovanna Vingelli: «Sottolineo questo aspetto perché il problema della discriminazione è un problema purtroppo in peggioramento: ci aspettiamo che con il passare del tempo alcune cose vengano risolte e affrontate, invece ci rendiamo conto che negli ultimi anni le ricerche, sia europee che italiane, ci dicono che siamo sempre un Paese più omofobo. Le ultime classifiche fatte dalle organizzazioni, ma anche dal Parlamento europeo ci pongono agli ultimi posti della classifica all’interno dell’Unione Europea: siamo penultimi, siamo soltanto davanti alla Polonia. Questo significa che ci sono moltissimi pregiudizi ancora da parte della popolazione italiana nei confronti delle persone della comunità Lgbt e questo significa che i media, le istituzioni formative, la scuola, l’università, l’associazionismo devono continuare a discutere di queste cose in maniera adeguata e competente».
«Questa rassegna – ha spiegato la responsabile del centro antiviolenza “Angela Morabito” Francesca Mallamaci – è una delle tante azioni che portiamo avanti nell’ambito del progetto “Una, nessuna, centomila” che il nostro sportello sta promuovendo sul territorio della Locride e che fa parte di un’azione più ampia che ci vede in prima linea per cercare di sensibilizzare ad un cambiamento culturale necessario». Sensibilizzare rispetto al tema della discriminazione «è fondamentale – ha detto ancora Mallamaci – perché in questo territorio, purtroppo c’è un sommerso ancora più marcato rispetto agli altri territori. È come se ancora oggi parlare di violenza di genere, di discriminazione, di omofobia sia un tabù, un qualcosa di cui non bisogna discutere. C’è molta vergogna, noi questo lo costatiamo anche sul campo, sul lavoro che portiamo avanti con il centro con la sede di Reggio Calabria: spesso tante donne che arrivano dalla Locride, nonostante la presenza dello sportello di Ardore, chiedono di poter venire a Reggio Calabria esclusivamente per motivi legati alla vergogna». «Bisogna scardinare questa cultura», conclude Mallamaci che rimarca: «Bisogna scardinare questa difficoltà che ancora oggi è presente sui nostri territori. Solo attraverso un cambiamento culturale si può riuscire a mettere fine a questo triste e aberrante fenomeno». (redazione@corrierecal.it)
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