CATANZARO Le aspettative dei lavoratori calabresi riguardo all’aumento dei salari per il prossimo anno sono salite in maniera decisa, come rivela il rapporto “People at Work 2023: A Global Workforce View” dell’ADP® Research Institute. Secondo l’indagine, infatti oltre la metà dei lavoratori calabresi (56,1%) prevede di ottenere un aumento di stipendio nei prossimi 12 mesi, con un incremento medio pari al 7,4%.
Questo nonostante lo scorso anno in Calabria il 35,1% dei dipendenti abbia ottenuto un incremento medio dello stipendio pari al 6,8%. Tuttavia, le aspettative per l’anno in corso traggono giustificazione dai dati Istat, secondo cui nel 2022 i prezzi al consumo sono cresciuti nel Sud Italia dell’8,2%, implicando quindi una riduzione dei salari reali.
A ciò si aggiunge il fatto che, secondo il 42,1% dei lavoratori calabresi, le aziende non hanno adottato nessuna iniziativa a sostegno dei dipendenti, per consentirgli di affrontare il complesso periodo economico.
Il report, condotto su oltre 32.000 lavoratori in 17 Paesi, circa 2000 in Italia, analizza la percezione che i dipendenti hanno dell’attuale mondo del lavoro e di ciò che si aspettano e sperano di ottenere dal proprio datore di lavoro in futuro.
Oltre a un aumento di stipendio, il 21,1% dei lavoratori calabresi prevede di ottenere un bonus e il 15,8% una promozione. In ogni caso, come riporta lo studio, il 56,1% dei lavoratori calabresi afferma che la retribuzione è il fattore più importante in ambito lavorativo, alla pari con l’avere piacere a lavorare nella propria azienda e seguito dalla stabilità (40,4%).
Un dato che potrebbe essere correlato sia al tasso di insoddisfazione (57,9%) concernente il salario ricevuto, sia al percepito sull’adeguatezza del proprio stipendio rispetto al lavoro svolto: il 42,1% dei calabresi pensa di essere pagato meno di quanto meriterebbe.
In Italia, circa la metà dei lavoratori italiani (44,3%) vuole ottenere un aumento di stipendio nei prossimi 12 mesi, sia dal loro attuale datore di lavoro sia cambiando lavoro. In media, si aspettano un aumento dell’6%. Questo nonostante lo scorso anno in Italia il 44% dei dipendenti abbia ottenuto un incremento medio dello stipendio pari al 5,5%. Oltre a un aumento di stipendio, il 28% dei lavoratori italiani prevede di ottenere un bonus e il 19% una promozione. Tuttavia, secondo il 44% dei lavoratori italiani, le aziende non hanno adottato nessuna iniziativa a sostegno dei dipendenti e il 45,6% pensa di essere sottopagato.
«Il riconoscimento di un aumento salariale è un tema di estrema rilevanza. Qualsiasi somma sia stata concessa ai lavoratori in passato, è improbabile che freni le nuove richieste di un aumento». Così Marcela Uribe, General Manager ADP Southern Europe, commenta i dati.
«Con l’impennata del costo della vita, i lavoratori delle fasce di reddito medio-basse – aggiunge – hanno riscontrato una forte riduzione del loro reddito disponibile, e anche alcuni lavoratori con redditi più elevati ne risentono. La spesa per i beni di prima necessità, e non solo per i beni di lusso, è stata fortemente compressa a causa dell’impennata delle bollette energetiche, dell’aumento degli affitti, dell’incremento dei tassi di interesse e dell’aumento delle spese alimentari».
«Anche se l’inflazione ha raggiunto il suo picco – afferma ancora – sembra che ci vorrà del tempo per tornare a livelli più sostenibili».
«I datori di lavoro hanno il difficile compito di soppesare le richieste di aumento di stipendio – sottolinea – con le sfide poste dall’aumento dei costi e dal restringimento dei margini di profitto. I lavoratori sono fiduciosi di ottenere un aumento di stipendio dalla loro attuale azienda, ma in caso contrario è forte la sensazione di potersi assicurare un aumento cambiando lavoro. Le implicazioni per l’acquisizione e la fidelizzazione dei talenti sono enormi. Come dimostra la recente ondata di scioperi in molti Paesi e in diversi settori industriali, molti lavoratori ritengono che non si stia facendo abbastanza e sono disposti ad adottare misure sempre più drastiche, organizzando scioperi per far valere le proprie ragioni e raggiungere un accordo adeguato. I datori di lavoro che non sono in grado di concedere aumenti di stipendio adeguati devono pensare in modo creativo a come soddisfare il personale in altri modi, ad esempio offrendo maggiore flessibilità o altri vantaggi», conclude Uribe.
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