REGGIO CALABRIA Non si ferma, e anzi va avanti con l’organizzazione di nuovi sit-in, la protesta degli attivisti “No Ponte”. L’opera che, secondo il programma del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, unirà la costa calabrese e quella siciliana con l’avvio del cantiere a partire dall’estate 2024, non convince quanti invece etichettano la struttura come qualcosa di «inutile, dannoso e costoso». Duro lo scontro sull’opera che ha caratterizzato nelle scorse settimane la polemica tra Salvini e don Luigi Ciotti, con gli attacchi del ministro ai Trasporti al fondatore di Libera che durante un incontro pubblico nella Locride ha messo in guardia sui rischi di possibili infiltrazioni mafiose sull’opera che costerà 13 miliardi: «Non unirà solo due coste, ma certamente due cosche», aveva detto don Ciotti che aveva poi auspicato all’utilizzo delle risorse per aiutare i giovani: «La Calabria è una terra meravigliosa, ma ci vogliono le condizioni affinché i ragazzi tornino».
A spiegare, inoltre, l’opposizione al progetto anche gli ambientalisti secondo cui l’opera rappresenterebbe un danno: «Ci opponiamo perché avrebbe degli effetti talmente drastici per questi territori, devasterebbe in maniera irreparabile il territorio. Sui costi diciamo che paradossalmente di taglia su quello che andrebbe fatto e si pensa a quello che non serve», dice ai microfoni del Corriere della Calabria, Giuseppe Marra, attivista e uno dei promotori del movimento “No Ponte Calabria”.
«Insistere sul gommato quando si dovrebbe investire sui treni, va tutto in controtendenza rispetto a come va il mondo. Le contraddizioni di questo progetto crediamo siano presenti nella testa di tanti cittadini, ci aspettiamo perciò una grande presenza da parte della cittadinanza». L’appuntamento per gli attivisti che si oppongono al progetto è domani, sabato 12 agosto, nel cuore di Messina.
«Oltre al progetto ponte – spiega Marra – crediamo sia importante un ragionamento più generale sul futuro della Calabria, perché mentre ci stanno propinando quest’opera, insieme all’autonomia differenziata, quello che vediamo è che c’è tutta una serie di progetti, soprattutto legati alla produzione energetica, e la nostra paura è che alla fine di tutta questa partita, quello che rimarrà per la nostra terra sarà una servitù energetica, quindi produzione di energia, un hub per il gas, penso al progetto per il rigassificatore e una enorme discarica con i vari progetti del raddoppio dell’inceneritore che ci vogliono imporre. Quello al ponte – conclude l’attivista – non è solo un’opposizione a un’opera specifica, ma a un modello che non possiamo assolutamente accettare per questa terra». (redazione@corrierecal.it)
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