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Più vecchia e senza forza lavoro, la Calabria sempre più in emergenza

L’Istat: «Permane una situazione sfavorevole per l’occupazione femminile». Per i dati del 2021 è analfabeta il 6,4% della popolazione

Pubblicato il: 19/09/2023 – 15:32
Più vecchia e senza forza lavoro, la Calabria sempre più in emergenza

CATANZARO Più vecchia, sempre più spopolata e, di conseguenza, con una forza lavoro in diminuzione. La crisi demografica è ormai strutturale e da essa non si può più prescindere nell’analisi delle difficoltà e nella pianificazione dei progetti per risollevare la Calabria. C’è anche questo tra i dati evidenziati dall’Istat: in dieci anni le forze di lavoro in Calabria sono diminuite di 75 mila unità. Al 31 dicembre 2021 nella regione sono attive quasi 700mila unità, 75mila in meno rispetto al 2011 (-9,8%).
Il decremento delle persone attive sul mercato del lavoro è dovuto alla diminuzione delle persone in cerca di occupazione (55mila persone in meno, -37,1%), soprattutto fra le donne (-38,3%), e agli occupati (-3,2%), in particolare per la componente maschile (circa 14mila unità in meno, pari al -3,6%). Ci sono poi 348mila percettori di pensioni da lavoro o di redditi da capitali (-10,7% rispetto al 2011), mentre risultano 223mila persone dedite alla cura della casa (+8,2%) e 145mila studenti e studentesse (-9,0%). Gli indicatori relativi al mercato del lavoro per la Calabria presentano valori diversi rispetto a quelli nazionali. Nel 2021 il tasso di occupazione è del 36,8%, nove punti percentuali sotto il valore medio italiano, come più bassa risulta la percentuale di occupate donne (28,6% contro 37,9% dell’Italia) e degli occupati stranieri (37,7% contro 53,5% dell’Italia). I tassi di disoccupazione suddivisi per genere sono più bassi delle medie nazionali, sia per la popolazione totale, sia per la sola componente straniera.

Situazione sfavorevole all’occupazione femminile

In Calabria permane una situazione piuttosto sfavorevole all’occupazione femminile e uno squilibrio di genere, con valori superiori rispetto alla media nazionale. Nel 2021, il gap di genere del tasso di attività è di circa 18 punti (uomini 51,9%, donne 33,9%), la distanza tra il tasso di occupazione delle donne (28,6%) e quello degli uomini (45,6%) di 17 punti, il tasso di disoccupazione delle donne (15,6%) è più di 3 punti superiore a quello degli uomini (12,2%). Fra le province, i valori più alti del tasso di occupazione ci sono Catanzaro (37,4%) e Reggio (37,1%); quelli più bassi a Crotone (35,3%) e Vibo (35,8%), mentre gli squilibri di genere più ampi (circa 18 punti) si riscontrano a Catanzaro e Crotone, i più bassi (circa 15 punti) a Vibo Valentia e Reggio Calabria. Le incidenze maggiori del tasso di disoccupazione nel 2021 riguardano le province di Reggio, di Cosenza e di Crotone (rispettivamente 14,1%, 13,6% e 13,6%) mentre, all’opposto, Vibo Valentia e Catanzaro presentano i valori più bassi (12,9% e 13,0%). Il divario di genere è più marcato (quasi 4 punti) nei territori cosentino e catanzarese, minore (circa 2 punti) nel vibonese.

Il 6,4% della popolazione è analfabeta

Il 6,4% della popolazione calabrese residente, al 31 dicembre 2021, risulta analfabeta o alfabeta senza titolo di studio rispetto al 4,1% del dato nazionale. E’ quanto si ricava dai dati del Censimento permanente dell’Istat. Inoltre, il 15,9% possiede la licenza elementare, il 27,9% ha conseguito il diploma di licenza media, il 35,1% ha il diploma di scuola secondaria o di qualifica professionale e il 14,8% possiede un titolo accademico. Complessivamente l’incidenza del livello di istruzione più basso (da analfabeti a licenza media) è di poco superiore al valore nazionale e rappresenta poco più della metà della popolazione residente. «La scolarizzazione ed il conseguimento dei titoli più alti – evidenzia l’Istat – hanno condotto ad un progressivo innalzamento del livello di istruzione della popolazione calabrese, seppure con divari consistenti tra le province correlati all’invecchiamento della popolazione e alle caratteristiche del mercato del lavoro. L’incidenza del livello di istruzione terziaria risulta più elevata nei territori con sede di ateneo. Quella più alta si osserva a Catanzaro (15,5 %), Cosenza (15,2%) e Reggio Calabria (15,0%)».
Da quanto emerge dai dati «la componente femminile calabrese prevale fra le persone con titolo universitario (56,9% dei laureati o con titolo superiore), in particolare per le donne di età compresa tra i 25 e 64 anni, ma anche tra quelle prive di un titolo di studio (60,1%) e in possesso della sola licenza elementare (56,6%), soprattutto nella classe d’età 65 anni e oltre. A livello provinciale, i tassi di mancanza di istruzione presentano valori più alti per la componente femminile mentre i tassi di conseguimento dei titoli di studio più bassi (fino alla licenza media) presentano valori simili tra la popolazione maschile e quella femminile. All’estremo opposto, l’insieme dei titoli accademici è ovunque più elevato per le donne, per le quali si registra il valore massimo a Catanzaro (17,1%) contro il corrispondente 13,7% degli uomini. Una quota significativa di stranieri, 35 su 100, è in possesso della licenza media, con uno scarto di 7 punti percentuali rispetto agli italiani, mentre il 18,2% degli stranieri non possiede alcun titolo di studio, contro il 5,7% degli italiani: in queste due componenti per titolo di studio le percentuali degli stranieri prevalgono su quelle degli italiani. Si contano circa 27 stranieri su 100 residenti con diploma secondario di secondo grado (italiani: 35,6%) e 7 con titolo universitario». (Ansa)

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