REGGIO CALABRIA «Se davvero quel video arrivasse dalle forze dell’ordine, ci sarebbero alcune domande da farsi. Perché si sono catalogate immagini di un giudice? Perché sono state diffuse? Chi ha dato l’autorizzazione?». Così al Fatto Quotidiano Stefano Musolino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria e segretario di Md. «Com’è spuntato fuori uno strumento così adatto ad attaccare la collega, a 5 anni di distanza dai fatti e in un tempo così ravvicinato dalla sua decisione?», sottolinea Musolino.
Se la fonte fossero le forze dell’ordine «per recuperarlo tanto in fretta è evidente che esistesse una catalogazione dedicata alla dottoressa Apostolico. Perché qualcuno ha pensato che fosse utile farla? Chi è andato a ripescare quel video? In base a quale provvedimento? Se fosse legale me ne sorprenderei. Cose del genere si fanno nei confronti di soggetti pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica. È un po’ contraddittorio che la collega sia ritenuta pericolosa e possa continuare a fare il giudice. Anche se fosse, poi, gli atti di questo tipo sono segreti e funzionali alle esigenze di prevenzione: diffonderli è un reato».
Rispetto alla definizione di “dossieraggio”, il magistrato afferma: «Si può chiamare come si vuole. Se le cose stanno come ipotizzato, si tratta di un archivio di informazioni su interessi e sensibilità politiche dei privati cittadini, che dovrebbero rimanere segrete a meno che non sussistano esigenze di sicurezza o di giustizia. Mi aspetto una smentita o un’assunzione di responsabilità del Viminale. Il ministro dell’Interno dovrebbe essere il primo a dire qualcosa».
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