ROMA «La ‘ndrangheta si manifesta oggi come un’organizzazione unitaria fortemente caratterizzata su base territoriale e saldamente strutturata su vincoli di parentela, per questo più refrattaria rispetto ad altre organizzazioni criminali al fenomeno della collaborazione e del pentitismo, sebbene di recente meno che in passato». Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nel corso della sua audizione in Commissione parlamentare antimafia. «La forte vocazione imprenditoriale della ‘ndrangheta – ha proseguito Piantedosi – è favorita da ingenti risorse economiche di cui dispone grazie alle proprie diversificate attività illecite, che spaziano dal traffico degli stupefacenti alle infiltrazioni negli appalti pubblici, alle estorsioni all’usura, fino al settore dei giochi, i cui proventi vengono poi riciclati nel circuito dell’economia legale. La caratterizzazione verticistica della ‘ndrangheta, risalente nel tempo, oggi si esercita attraverso un coordinamento delle attività delle cosche ed è tuttora utilizzata per definire appartenenze e gerarchie interne nonché per rafforzare il senso di identità ma anche la riconoscibilità all’esterno. La propensione della ‘ndrangheta ad ampliare il proprio ambito di azione – ha rimarcato il ministro dell’Interno – è confermata dalle documentate infiltrazioni di alcune amministrazioni comunali anche del Nord Italia e dalle sue proiezioni internazionali,e la sua spiccata transnazionaltà le fa consentito infatti di realizzare sinergie con i più qualificati cartelli mondiali della droga nel cui ambito è il principale player».
«Dall’insediamento del governo a oggi – ha poi aggiunto Piantedosi – ci sono state 91 operazioni importanti di polizia giudiziaria nei confronti della criminalità organizzata che hanno portato 1.429 i soggetti arrestati». Gli arresti hanno riguardato soprattutto ‘ndrangheta (con 779 soggetti arrestati) e camorra (377). «Sono 25 attualmente i Comuni sciolti per mafia (8 in Calabria, 6 in Sicilia, 5 in Campania, 4 in Puglia e 2 nel Lazio); 10 dall’ottobre dello scorso anno a oggi», ha poi detto Piantedosi spiegando che quello dello scioglimento degli enti locali «è un istituto complicato, che incide sul rapporto tra eletti ed elettori ed è importante valutare bene quanto certi condizionamenti inquinino l’attività amministrativa. Alcuni enti sono stati sciolti più di una volta, e ciò ha alimentato le critiche di chi ritiene lo strumento non adeguato ma la circostanza sembra essere piuttosto espressione della difficoltà oggettiva di certi territori a reagire. Comunque – ha sostenuto poi il ministro dell’Interno – lo scioglimento è una estrema ratio, per questo stiamo predisponendo una modifica del Tuel che prevede una via di mezzo, a esempio misure di supporto e collaborazione a quelle amministrazioni che all’esito dell’accesso ispettivo mostrano magari non il presupposto dello scioglimento ma situazioni sintomatiche di condotte illecite gravi reiterate». (redazione@corrierecal.it)
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