VIBO VALENTIA Sono 59 le richieste di condanna – per un totale di 540 anni di carcere – avanzate dalla Dda di Catanzaro rappresentata in aula dai pm Andrea Mancuso, Antonio De Bernardo e Andrea Buzzelli nella requisitoria davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, nel corso del processo “Petrolmafie” nato dall’inchiesta della Distrettuale antimafia di Catanzaro. Tra le richieste di condanna avanzate spiccano i 7 anni per l’ex presidente della Provincia di Vibo, attuale sindaco di Stefanaconi, Salvatore Solano, imputato di estorsione elettorale, corruzione e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa. E poi i trent’anni di reclusione richiesti per il boss della ‘ndrangheta vibonese Luigi Mancuso e l’imprenditore Giuseppe D’Amico, cugino proprio di Solano. Quest’ultimo, secondo l’accusa, avrebbe stretto un accordo con il cugino per affidare alla ditta dello stesso D’Amico appalti per la bitumazione delle strade in maniera illecita e con materiale scadente.
A gennaio 2019 carabinieri del Ros di Catanzaro hanno monitorato un pranzo a Vibo Valentia al quale parteciparono il boss Luigi Mancuso e i suoi gregari Pasquale Gallone e Gaetano Molino. Era un pranzo d’affari e la finalità era duplice: «Importare grossi quantitativi all’ingrosso di prodotti petroliferi in Italia, bypassando gli accordi di monopolio – che gli esportatori di quei Paesi avevano con i grandi produttori italiani, soprattutto Eni – tramite una società che sarebbe stata creata appositamente e sarebbe stata compartecipata da rappresentanti del socio rumeno Rompetrol e dai D’Amico e Porretta». L’inchiesta è considerata “figlia” della maxi indagine “Rinascita-Scott” e nasce in particolare dall’attività di monitoraggio di uno degli attuali imputati di Rinascita ovvero l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino.
L’inchiesta ha fatto emergere un’associazione per delinquere, con base a Vibo Valentia, finalizzata all’evasione dell’Iva e delle accise sui prodotti petroliferi. La frode, secondo l’accusa, consisteva nell’importazione dall’Est Europa di prodotti petroliferi artefatti (miscele), poi immessi in commercio come gasolio per autotrazione, con conseguenti cospicui guadagni dovuti al differente livello di imposizione fiscale. I prodotti venivano trasportati con documentazione falsa nei siti di stoccaggio di Maierato e Santa Venerina. Parti civili nel processo la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell’Interno, l’Agenzia delle dogane, l’Agenzia delle entrate, la Regione Calabria. La Dda ha invocato l’assoluzione nei confronti di Anna Buonfante e Carmine Coppola, di Napoli, mentre ha chiesto per Simone Micale il proscioglimento.
Sono costituite parte civile nel processo i comuni di Limbadi e Sant’Onofrio, la Provincia di Vibo Valentia, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, l’Agenzia delle entrate, la Regione Calabria. Tra i privati ha chiesto di costituirsi parte civile e la Cooper Po. Ro. Edile, vittima di estorsione. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Sergio Rotundo, Enzo Ioppoli, Vincenzo Cicino, Wanda Bitonte, Giovanni Russomanno, Mario Murone, Vincenzo Ioppoli, Gianfranco Giunta, Salvatore Staiano, Tiziano Saporito, Giuseppe Di Renzo, Giovanni Vecchio, Vincenzo Gennaro, Alessandra Canepa.
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