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Crisi climatica e coltivazioni a rischio nell’«anno nero dell’agricoltura»

Zucche, castagne, olio d’oliva, vino diventano un lusso nell’anno che ha registrato «il luglio più caldo della storia»

Pubblicato il: 02/11/2023 – 8:53
Crisi climatica e coltivazioni a rischio nell’«anno nero dell’agricoltura»

Un Halloween senza il simbolo più famoso: il clima non ha fatto sconti alla produzione delle zucche italiane che quest’anno registra un -20%, con picchi di oltre il -30% in regioni di grande resa, come la Puglia. Il dato e le conseguenze degli impatti della crisi climatica vengono riportate da Repubblica. Stessa sorte per le castagne, l’olio d’oliva e il vino nell’anno che ha registrato «il luglio più caldo della storia e in cui si sono alternati periodi estremamente siccitosi a grandi alluvioni, oppure temperature bollenti e possibili diffusioni di parassiti a improvvise gelate notturne».

I dati

«L’olio è forse l’esempio più chiaro di come il clima può impattare a seconda delle zone e delle micro aree climatiche: a livello mondiale per esempio, con crolli enormi soprattutto in Spagna, si hanno perdite medie del 30% tanto da far schizzare i prezzi anche a +40%. Se però si guarda all’Italia molto dipende dalle aree e da come hanno colpito prima siccità e poi ondate di calore. Così, in un contesto generale in cui tiene la qualità ma cala la quantità, si va da crolli nella raccolta del -70% in Liguria al -50% nelle Marche sino a risultati tutto sommato positivi in Calabria e Puglia. La produzione a livello nazionale cala del 26,8%, ma ogni territorio, come ha ricordato anche l’Uci, Unione coltivatori italiani, fa storia a sé. La Toscana colpita dalle piogge di maggio e poi da siccità e grandinate paga il 25% della produzione, in Sicilia – 20% della raccolta delle olive Moresca, in Liguria il calo del 70% è legato sia allo stress idrico sia a problemi fitosanitari. In Puglia i primi raccolti raccontano invece di un calo della quantità ma di un ottimo prodotto ottenuto.
Discorso simile anche per il vino dove i cambiamenti climatici impongono, laddove si riesce, a virare sempre di più sulla qualità e meno sulla quantità. In un generale contesto di calo della produzione, scesa rispetto all’anno scorso del 12%, l’Italia viene sorpassata dalla Francia per produzione.
Nubifragi pesanti e spesso avvenuti in finestre temporali dedicate ai trattamenti contro le fitopatie hanno marcato chiare differenze lungo lo Stivale, come testimoniano l’Osservatorio Assoenologi, Ismea e l’Unione Italiana Vini (Uiv): se reggono Lombardia (+15%) e Nord Est (+5% in Veneto), il Centro-Sud paga invece una vendemmia con cali che vanno da -30% in Calabria e Sicilia a danni enormi in Abruzzo».

Le preoccupazioni

«Questa annata, difficile e complicata, non sarà però un’eccezione» ricorda il Crea sottolineando che «occorre investire in ricerca e innovazione per trovare soluzioni ai cambiamenti climatici. Perché sono fenomeni non più occasionali».
Le preoccupazioni adesso sono per un autunno inverno che rischia di diventare letale per molte coltivazioni. Coldiretti – scrive Repubblica – ricorda che in questo autunno caldo segnato da una media di quattro eventi estremi al giorno, ci sono infatti poche certezze per le possibili rese. «Nei campi ci sono dalle melanzane ai peperoni, dalle zucchine ai cetrioli, mentre sono ancora in corso le raccolte del mais e del riso ed è appena iniziata quella delle olive con il Centro nord che ha già perso un terzo della produzione. Nei frutteti si teme per gli agrumi, dalle arance ai mandarini, per mele e pere che sono in piena fase di raccolta e per le produzioni di cachi e kiwi dove una grandinata può devastare il lavoro di un intero anno. Siamo di fronte a una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal caldo al maltempo con effetti devastanti» spiegano dall’associazione sottolineando come «il 2023 si classifica come l’anno nero dell’agricoltura italiana con danni che superano i 6 miliardi di euro».

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