MILANO Una ‘ndrina da ricostruire, colpita duramente dalle operazioni della Dda di Milano, decimata nei numeri e nella presenza sul territorio. Un compito difficile di cui si faranno carico su tutti i capi “pro tempore” rimasti in libertà, Massimo Rosi e Giacomo Cristello, entrambi arrestati nel corso dell’operazione “Hydra” della Dda di Milano. È a partire dal 2 aprile 2021 che gli inquirenti – grazie alle attività tecniche – iniziano ad acquisire numerosi elementi che lasciano intendere come Massimo Rosi avesse avviato contatti sempre più intensi con alcuni affiliati storici del locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo ed altri che, invece, aspiravano ad un’affiliazione.
Tutti soggetti, comunque, funzionali alla ricostituzione o a ristabilire un gruppo come “ai vecchi tempi”. Ci sono – come ricostruiscono gli inquirenti – i nomi di Raffaele Barletta, Pasquale Rienzi detto “Paki”, Giacomo Cristello, Armando Lerose e Francesco Bellusci, tutti soggetti già noti. Ci sono le intercettazioni a sostegno dell’accusa il cui contenuto, secondo gli inquirenti, «non necessita di alcuno sforzo interpretativo». Rosi ingaggia prima Barletta, Lerose e Rienzi in qualità esponenti storici del sodalizio e nel frattempo invia ‘mbasciate in Calabria a Vincenzo Rispoli in carcere al 41bis e, successivamente, organizza un pranzo nel terreno di Giacomo Cristello a Castano Primo, in provincia di Milano. Le intenzioni, secondo la ricostruzione accusatoria, era quella di «riunire tutti» e «attribuire ruoli, doti, cariche e nuove affiliazioni».
Ecco che, in questo quadro, entra in gioco anche “Alfonsino” Rispoli, figlio di Vincenzo, storico capo del locale di ‘ndrangheta di Lonate-Pozzolo. Quest’ultimo, infatti – come già anticipato – tramite il figlio, ha fatto recapitare a Massimo Rosi una missiva (QUI LA NOTIZIA) con la quale autorizza la ricostituzione del locale e, contestualmente, lo stesso Rosi ha avviato una sorta di estemporanea bacinella per pagare l’avvocato di Vincenzo Rispoli. Il pranzo promosso da Rosi viene rimandato, una prima volta, a causa dello stato di salute di Giacomo Cristello e, una seconda volta, «a causa dell’indecisione di Armando Lerose e Pasquale “Paki” Rienzi nell’assumere un ruolo chiave nello scenario criminale attuale». Nel frattempo, annotano gli inquirenti nella richiesta trasmessa dal pm al gip, il 24 aprile 2021, sempre nel terreno di proprietà di Cristello, si svolge comunque un pranzo «con la presenza di esponenti delle famiglie dei Nicastro e Ventura, nonché altri pregiudicati come Rosario Bonvissuto e Giovanni Soriano». Anche perché il piano di Massimo Rosi, a giudicare anche dalla spasmodica attività, è ambizioso e cerca di coinvolgere quanti più elementi possibili. «Enzo non lo vedono più pronto come una volta, lo vedono un po’ moscio» dice Rosi in una conversazione parlando di Rispoli. Poi, ribadendo il ruolo indiscusso dello stesso Rispoli, sottolinea la sua posizione verticistica in questo momento storico «(…) il locale lo gestite voi, però ricordatevi chi c’era prima. Enzo c’era sempre, questa è casa sua».
«Per venerdì lo facciamo ok, ti arrangi così magari se… Se ti chiedono qualcosa digli di parlare con Giacomo». È ancora Rosi a parlare in una conversazione intercettata del 6 aprile 2021. Nel prosieguo della stessa conversazione, è ancora Rosi ad «esplicitare la necessità di mantenere il controllo della zona di Legnano» annotano gli inquirenti. Rosi, poi, riferisce di aver parlato con Cristello di una vicenda che coinvolge due fratelli, uno dei quali definito un “infame”. «Ho parlato con Giacomo di quei due là, il fratello di uno secondo me è infame» «Anche loro non è che possono venire a casa nostra a dire (…) vieni se ne parla, se c’è qualcosa da fare dice “guardate, mi serve qualcuno che a Legnano può fare questa cosa qua”. Ok e lì c’è la situazione che dicevo, dove puoi dare qualcosa…». Nell’ambito dei preparativi per la riorganizzazione del locale, a partire dal 12 aprile 2021 – come anticipato – entra in gioco la figura di Alfonsino Rispoli, figlio di Vincenzo attualmente detenuto sebbene Rosi, nel frattempo, abbia esternato un certo disappunto per la mediazione del giovane, ritenuto “spogliato” e quindi un non affiliato, e che quindi non dovrebbe neanche essere coinvolto nelle dinamiche interne del locale di ‘ndrangheta. «E quando l’ha scritta la lettera? Prima di farsi arrestare?» chiede Rosi «Alfonsino il figlio poi?». E ancora: «Abbiamo già mandato la ‘mbasciata agli anziani che c’erano prima, sabato ci troviamo perché Alfonso è spogliato, non fa niente. Chi l’ha fatto Alfonso? Primo. Seconda cosa: ricordatevi di rispettare il locale. Adesso vediamo subito. Sabato siamo lì. A che ore facciamo?».
«L’unica cosa che mi ha detto “Massimo, a Lonate nessuno!” ma figurati se vado a pigliare ‘sti quattro pisciaturi di merda che c’è il fascicolo ha detto che c’è di quelle cose». È il 16 aprile 2021, il giorno prima della data stabilita per l’incontro e Massimo Rosi spiega al suo interlocutore i piani. «Quando arrivo io li faccio tremare a tutti, quando vedono a me devono tremare tutti devono tremare» dice Giacomo Cristello a Rosi «(…) li faccio tremare a tutti mio compare, ormai ho preso quella strada fino alla morte, io l’ho presa fino alla morte, fino alla morte, come noi non ce n’è!». L’esaltazione di Cristello continua: «Spariamo, ammazziamo, maciniamo». Rosi, poco dopo, conversando in macchina con un altro indagato, spiega: «(…) infatti a lui domani non gli do nessuna carica. Gli do solamente la banda armata». «Giacomino si confonde, gli piace bere, io fascio bere (…) minchia mi ha tolto un peso, non sapevo cosa dargli se l’è chiamata da solo. Sì, a lui gli do’ proprio la banda armata…». «Per noi va bene, c’è un problema lo chiami vai là, basta, non li trovi più a quello lì». Proprio gli eccessi di Cristello costringeranno il gruppo a rinviare l’incontro al sabato successivo del 24 aprile 2021. «(…) mi deve far sapere bene che si è ubriacato. Era proprio, è andato tutto vomitato, tutto medicine e forse non c’è, rinviamo a sabato prossimo…».
Il clima, però, non è dei migliori e in molti dei soggetti individuati per la ricostruzione del locale di ‘ndrangheta Rosi non coglie lo stesso entusiasmo. «(…) perché dico porca puttana una volta uno, una volta quell’altro, qua stiamo andando avanti poi c’è gente che non ha niente, poi quando ci siamo che siamo pronti tutti quanti (…) già uno che dice “aspettiamo”, l’altro che dice “sai sono appena uscito”, se non sono pronti adesso non sono pronti neanche domani». Il pranzo e il contestuale rito di affiliazione saranno rinviati a settembre ma, il 23 aprile, il gruppo riesce comunque a riunirsi a pranzo nella proprietà di Cristello. Partecipano, oltre a Cristello e Rosi, anche Roberto Toscano e Francesco Bellusci, i fratelli Dario e Fabio Nicastro, i fratelli Anselmo e Mario Ventura, Rosario Bonvissuto e Giovanni Suriano. Massimo Rosi, dopo il brindisi, inizia un discorso sui debiti economici e sulle persone che chiedono il suo aiuto, così come ricostruito dagli inquirenti. Sul punto, in particolare, Rosi si «pronuncia anche sui rapporti tra calabresi e siciliani» ed invita i corregionali «ad essere collaborativi, pur rimarcando la circostanza che la zona è sotto il loro controllo». «(…) a quanto pare per anni hanno mangiato tutti e ora vengono qua e chiedono: “Mi aiuti?” (…) a me mi è piaciuto quel discorso là, calabresi o siciliani». E ancora: «Compa’, io ho parlato chiaro, se loro vengono qua, devono bussare e chiedere, perché non succeda più quello che è successo tempo fa, io vado a casa loro e busso». (g.curcio@corrierecal.it)
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