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La «grande» autonomia di Mario Piromallo e la partecipazione a due summit di ‘ndrangheta

Il profilo dell’imputato nel processo “Reset”, oggi al 41 bis, tratteggiato durante la discussione in aula bunker a Catanzaro

Pubblicato il: 16/11/2023 – 16:50
di Fabio Benincasa
La «grande» autonomia di Mario Piromallo e la partecipazione a due summit di ‘ndrangheta

CATANZARO Procedono in parallelo, i processi scaturiti dall’inchiesta “Reset” coordinata dalla Dda di Catanzaro contro la “Confederazione” di ‘ndrangheta cosentina: la cui esistenza è stata certificata dalle motivazioni della sentenza del processo “Testa del Serpente”. Nell’aula bunker si sta celebrando il processo con rito ordinario, mentre a Catanzaro è entrato nel vivo quello che vede coinvolti gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Il pm della Dda di Catanzaro, Vito Valerio, ha concluso la propria discussione sulle posizioni di alcuni soggetti coinvolti nel procedimento.

La posizione di Mario Piromallo

Il pm tratteggia il profilo e delinea le presunte responsabilità di Mario Piromallo, oggi sottoposto al regime del 41 bis. «Un soggetto che non trascura l’esercizio di condotte violente per esprimere la forza di intimidazione tipica sul territorio, ma tende ad essere un profilo più alto, quindi un profilo più attento all’investimento di risorse finanziarie con attività di prestito, attività di intestazione fittizia, attività di intromissione in settori più ampi dell’economia, quale quello dei giochi e delle scommesse». Lo stesso Piromallo – sottolinea Valerio – non trascura «l’attività di spaccio, anche questo settore è di fiorente guadagno illecito e non trascura anche, sebbene in misura quantitativamente inferiore, l’esercizio di attività violente».
Sempre secondo Valerio, «Mario Piromallo è un soggetto molto scaltro dal punto di vista investigativo, un’intelligenza criminale se vogliamo, anche spiccata, laddove si concentra appunto nell’individuazione di settori di esercizio di attività illecite che diano il massimo risultato economico con il minimo sforzo e la minima esposizione criminale possibile alle investigazioni».

I due summit di ‘ndrangheta

Nell’udienza del 26 ottobre, il pubblico ministero continua a delineare il campo di azione di Piromallo, protagonista di due summit di ‘ndrangheta. Il primo è il summit a casa di Patitucci, «ed è un incontro importante laddove si rassicura la moglie di Gianfranco Bruni in ordine al sostentamento in carcere, alla corresponsione dello stipendio a Gianfranco Bruni nonostante le difficoltà di recupero dei crediti dalle varie attività illecite sul territorio. Ma non solo, oltre a questa indicazione ci sono poi le preoccupazioni di Patitucci, le rassicurazioni alla moglie sulla sorte del figlio di Gianfranco Bruni a trovargli un posto di lavoro, che sia nelle cooperative, che sia come magazziniere, sempre sotto lecita ovviamente dell’associazione e della confederazione». Il secondo summit di assoluto rilievo è quello del 16 luglio del 2019, «l’incontro a casa di Massimo D’Ambrosio». In quella occasione «si organizza la prosecuzione delle attività dell’associazione secondo nuovi assetti relazionari, una sorta di rinnovata asse tra Adolfo D’Ambrosio e Mario Piromallo detto Renato, in competizione, chiamiamola così, con l’asse che si era nel frattempo creato tra Di Puppo e Porcaro». In conclusione, secondo l’accusa, «Mario Piromallo dimostra di essere «un soggetto dotato di grande autonomia, autonomia ed eterogeneità nell’esercizio delle specifiche attività delittuose».

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