Ultimo aggiornamento alle 7:00
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

rinascita scott

Un dato è certo: il tribunale composto da tre giovani magistrate non è frutto di sentenza annunciata

Nel maxiprocesso assolti diversi colletti bianchi, con la vistosa eccezione del principe del foro e parlamentare Giancarlo Pittelli

Pubblicato il: 20/11/2023 – 17:30
di Paride Leporace
Un dato è certo: il tribunale composto da tre giovani magistrate non è frutto di sentenza annunciata

Assolti diversi dei colletti bianchi nel maxiprocesso “Rinascita Scott” con la vistosa eccezione d’eccellenza del principe del Foro e parlamentare Giancarlo Pittelli condannato a 11 anni insieme a diversi rivelatori di segreti d’ufficio alle cosche; anche un altro avvocato, Francesco Stilo è stato condannato a 14 anni e riconosciuto colluso. Sono circa 207 i colpevoli assodati e più di 100 gli assolti in questo processo. Pur aspettando motivazioni e calcoli algoritmici il processo per due terzi tiene, ma secondo ritualità consolidate si porta dietro le sofferenze di carcere preventivo e processo mediatico nei confronti di assolti che hanno avuto la vita spezzata dalla legislazione speciale che in Italia, anche grazie a contrappesi garantisti che dilatano le decisioni, non offre quasi mai una lettura assoluta dei fatti messi sotto processo. Le certezze sostanziali riguardano i capi mafia del vibonese condannati con i loro clan che ingabbiano un’intera provincia della Calabria.
Per tornare alla matematica l’impianto accusatorio costruito da Nicola Gratteri ha retto per due terzi nel giudizio provvisorio di primo grado, una parte del processo riguarda degli innocenti. Gratteri è stato abile nel tentativo di costruire mediaticamente questo dibattimento come il processo del secolo alla ‘ndrangheta e ai suoi sostenitori equiparandolo al primo maxiprocesso a Cosa Nostra istruito da Falcone e Borsellino. Non lo era e non lo è diventato. Per portata storica e per dimensione mediatica. La Calabria e la sua criminalità interessano poco alla Nazione. Alla vicenda la stampa nazionale ha dedicato un buon approfondimento da parte di “Presa diretta” di Iacona, un documentario australiano, delle corrispondenze straniere. Giornaloni e tg nazionali hanno seguito poco e male con le agenzie di stampa il processo; per il resto è stata cronaca locale di un processo di provincia che ha acceso riflettori su una mafia che da pastorale è diventata imprenditrice in una porzione di Calabria. Del resto la decisione di vietare le riprese televisive del processo ha impedito a Rinascita Scott di diventare popolare e di massa come furono il processo del Circeo, il maxi di Palermo a Cosa Nostra, la tangente Enimont che fu una vera ghigliottina della Prima Repubblica.
L’aula bunker di Lamezia Terme non è diventato un luogo di giustizia spettacolo, a latere mi sembra giusto ricordare l’impegno del presidente della regione Calabria, Jole Santelli che si adoperò molto per consentire a Gratteri di non vedere il maxiprocesso trasferito fuori dai confini regionali per mancanza di luogo idoneo. Un dato è oggi certo. Il tribunale composto da tre giovani magistrate non è frutto di sentenza annunciata: c’è stata la piena osservanza del Diritto che i giustizialisti e gli agit prop mediatici della colpa preventiva vorrebbero spesso mettere da parte.
Considero l’assoluzione di Gianluca Callipo, uomo politico in ascesa del Pd come sindaco di Pizzo e dei suoi stretti collaboratori più importante delle condanne di altri. Ricordo a me stesso che il suo Comune è stato commissariato per mafia e questo induce a revisionare quel tipo di misura come tanti chiedono. Per cultura garantista ritengo importante anche l’assoluzione di Luigi Incarnato portato sul patibolo mediatico per aver chiesto dei voti ad un suo compagno di partito. E pure per Giamborino, che ha visto le sue accuse molto ridimensionate, credo che nel momento dell’istruttoria sia prevalso il pregiudizio di sangue (l’ex consigliere regionale è parente di mafiosi locali) elementi che la Corte ha inteso valutare con scrupolo e attenzione.
Si parlerà molto di Giancarlo Pittelli che il primo grado ha ritenuto essere il “consigliori” di uno dei più feroci clan del Vibonese. Un rumoroso silenzio notiamo provenire dai partiti di Forza Italia e Fratelli d’Italia che lo hanno avuto nelle loro file; così non è stato per l’avvocatura italiana che si è battuta al suo fianco ritenendolo vittima di pregiudizio e non di prove che questa sentenza ritiene schiaccianti. Dalle motivazioni della sentenza sicuramente troveremo ulteriori elementi di commento.
Si permetterà qui di osservare che lo strumento del maxiprocesso con largo uso del reato associativo continua a mettere in pericolo l’amministrare Giustizia.
A sentire questo chilometrico verdetto non trovo riscontro alla teoria di una massomafia che tutto vede, controlla, blocca. Esistono le responsabilità dei singoli da accertare fino al pronunciamento della Cassazione. La ‘ndrangheta calabrese è una confederazione di locali. Non è una Spectre. Ogni singola cosca calabrese ha la sua storia e geografia che nel tempo si proietta anche nel mondo. Se non si ha la coscienza di saper valutare ruolo e processo di ogni singolo imputato noi non siamo in grado, non ora ma anche davanti al giudizio di Cassazione, di poter dire se l’impianto accusatorio ha retto.
Queste mie considerazioni, che non hanno nessuna intenzione di scalfire la validità e la ricerca di Giustizia di Rinascita-Scott, siano affidate al tempo e alle carte necessarie per comprendere il tutto con la dovuta Ragione.   

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x